le cause profonde del conflitto restano senza risposta

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito personale

Delibera veloce

 


Se non accadrà nulla di imprevisto, una tregua è attesa per domenica prossima. Non si tratta, tuttavia, di un accordo di pace, ma di un semplice cessate il fuoco temporaneo. Ed è proprio questo il nodo cruciale: la tregua non affronta le cause profonde del conflitto né offre alcuna prospettiva concreta di una soluzione stabile e duratura. Nel frattempo, i bombardamenti continuano senza sosta, il numero delle vittime cresce inesorabilmente e Gaza appare sempre più devastata, piegata al limite delle sue possibilità.

Eppure, nonostante questa desolazione, la leadership di Hamas non rinuncia a proclamare una “vittoria”, amplificata dai movimenti islamisti e da alcune frange della sinistra araba che celebrano la resistenza contro Israele. Ma cosa rimane davvero di questa proclamata “vittoria”? Soltanto macerie, migliaia di sfollati, decine di migliaia di morti e una popolazione intrappolata in una crisi umanitaria senza fine. Dichiarare un trionfo in condizioni tanto drammatiche appare più come un esercizio di propaganda che una rappresentazione onesta della realtà.

Hamas, inoltre, sembra incapace o forse volutamente restio a riconoscere i profondi cambiamenti che hanno trasformato il panorama geopolitico della regione negli ultimi quindici mesi. Hezbollah, un tempo al centro delle dinamiche di potere, ha visto indebolirsi la propria influenza; l’Iran, a lungo protagonista, ha subito sconfitte decisive che ne hanno ridimensionato il ruolo nella regione. Nel frattempo, il regime di Bashar al-Assad è crollato, aprendo la strada a un nuovo governo impegnato a riconquistare il controllo sulla Siria. In Libano, un nuovo presidente cerca di ristabilire l’autorità dello Stato, lavorando per ricondurre le milizie di Hezbollah sotto il comando centrale, un passaggio che sta ridisegnando i fragili equilibri interni ed esterni del Paese.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Parallelamente, Hamas sembra ignorare il ruolo crescente della Turchia di Erdogan, che si sta affermando come uno dei principali vincitori di questi sconvolgimenti regionali. Con una strategia chiara e ambiziosa, Erdogan sta capitalizzando sui vuoti di potere lasciati dall’Iran, espandendo la propria influenza economica, politica e militare. Dal Mediterraneo orientale alla Libia, passando per il Medio Oriente, la Turchia si posiziona come una potenza regionale, richiamando l’eredità e l’ambizione dell’antico Impero Ottomano. Questo dinamismo turco si intreccia con la debolezza degli attori tradizionali, rendendo Ankara un interlocutore chiave nel nuovo assetto geopolitico.

Paradossalmente, le azioni di Hamas hanno fornito anche una via d’uscita politica a Benjamin Netanyahu. Prima del 7 ottobre, il primo ministro israeliano affrontava una crisi politica interna senza precedenti, aggravata dalle proteste contro le sue riforme giudiziarie e dal crescente malcontento nei suoi confronti. Tuttavia, il conflitto con Gaza gli ha permesso di ridefinire la sua immagine, trasformandolo in un difensore degli interessi nazionali. Oggi Netanyahu si presenta come una figura quasi eroica, sostenuta da un’opinione pubblica unita nel percepire il conflitto come una questione esistenziale.

Riconoscere le responsabilità di Hamas, tuttavia, non significa ignorare quelle di Israele nella situazione attuale. Il conflitto in Medio Oriente non è iniziato il 7 ottobre, ma affonda le sue radici in decenni di tensioni, errori e incomprensioni. Senza una piena consapevolezza dei fattori storici e politici che hanno condotto a questa realtà, Israele rischia di ripetere gli stessi errori. La forza militare da sola non è sufficiente: servono visione, strategia e comprensione delle dinamiche regionali. Solo così sarà possibile non solo vincere, ma costruire un futuro sostenibile. Questo approccio potrebbe rappresentare un elemento cruciale per qualunque reale prospettiva di pace.

Questi sviluppi, che avrebbero dovuto stimolare una revisione strategica da parte di Hamas, sono invece stati ignorati. Il movimento appare ancorato a una visione politica e strategica superata, incapace di adattarsi alla velocità con cui il Medio Oriente evolve. Questa cecità politica non solo isola ulteriormente Gaza, ma condanna la sua popolazione a restare prigioniera di un’ideologia distante dalla realtà e dalle necessità più urgenti, fino alla prossima guerra e alla futura tregua.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Source link