CONSIGLIO PAT * LAVORI AULA POMERIGGIO: «RISORSA IDRICA, SI VA VERSO UNA COMMISSIONE D’INDAGINE / IUS SCHOLAE, RESPINTA LA MOZIONE COPPOLA»

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19.19 – mercoledì 15 gennaio 2025

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Approvata la mozione di Walter Kaswalder, emendata con Alessio Manica. Risorsa idrica, si va verso una Commissione d’indagine. ​​​La partita dell’idroelettrico, della compagine azionaria di Hydro Dolomiti Energia Srl, l’ipotesi di gestirla attraverso un azionariato diffuso e territoriale è stata al centro della seduta del Consiglio provinciale di oggi.

L’aula ha lavorato sulla proposta di mozione di Walter Kaswalder (Patt), che punta a istituire una commissione d’indagine per acquisire informazioni relative alla nascita della società Hydro Dolomiti Energia (Hde) e relative all’operazione di cessione di quote, che hanno portato all’ingresso di soggetti privati nel capitale di Hde. La mozione è stata emendata su proposta di Alessio Manica (Pd) e approvata con 1 astenuto e 29 voti favorevoli. Il testo finale impegna il presidente del Consiglio provinciale, Claudio Soini, a “dare avvio al percorso per l’istituzione di una Commissione consiliare”. Il raggio d’azione dell’organismo si allargherà “all’analisi di scenari possibili per lo sviluppo della governance del settore e le modalità di rinnovo delle concessioni”.

 

Il dibattito in aula.

Walter Kaswalder (Patt): Una commissione per ricostruire l’istituzione della società di gestione delle grandi derivazioni idroelettriche

Il consigliere del Patt in mattinata ha introdotto il tema spiegando che l’obiettivo è approfondire e ricostruire come si arrivò all’istituzione della società che gestisce le concessioni di grandi derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico nonché ai mutamenti di compagine azionaria nel tempo, con particolare riguardo alle motivazioni dal punto di vista economico, finanziario ed istituzionale che hanno portato all’ingresso di soggetti privati nel capitale di Hydro Dolomiti Energia Srl. Kaswalder ha spiegato che c’è anche un emendamento proposto da Alessio Manica per il Pd, che chiede alla istituenda commissione di svolgere anche un lavoro propositivo sulla gestione della risorsa.

Nel 2008, ha detto l’esponente del Patt, è stata fatta una scelta che non si vuole mettere in discussione, ma che vede il 23% in mano privata che giustamente vuole portare a casa i dividendi. Ha ricordato che da sindaco di Vigolo Vattaro riuscì a entrare con una quota piccolissima in Primiero Energia Kaswalder: si sono investiti 10.000 euro e portati a casa l’anno successivo 10.000 euro. Un esempio per far capire l’entità della ricaduta della risorsa, ha proseguito. Si è detto dispiaciuto perché c’era la possibilità di aderire per tutti i Comuni trentini. Ha quindi ricordato il bonus di 100 euro riconosciuto ai 128.000 clienti di Alperia in Alto Adige: un passaggio che in Trentino non si può fare, vista la presenza di privati che giustamente vogliono portare a casa i loro investimenti. Il problema energetico è importantissimo e il ragionamento va fatto sempre più, anche perché il costo dell’energia determina poi gli utili delle industrie, dell’artigianato, del commercio e del turismo, ha affermato il consigliere, se si riesce a creare una ricaduta pubblica sul territorio si riusciranno a far calare i costi della produzione.

Alessio Manica ha parlato della sua proposta emendativa, che cerca di ampliare e completare l’obiettivo della mozione: si tratta di uno dei temi centrali del governo del territorio, si è passata l’intera scorsa legislatura a lavorare su tre interventi normativi sullo sfruttamento idroelettrico tutti coscienti dell’estrema delicatezza di ciò a cui si stava arrivando e che ora è rinviato di 5 anni. Sulle grandi concessioni: producono reddito, hanno impatto sui territori, connessioni con gli altri usi dell’acqua, che è bene pubblico per eccellenza che non è solo per uso idroelettrico, ma anche risorsa potabile agricola industriale, si sanno essere un bene su cui si sommano diversi possibili conflitti.

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Dall’altra, ha affermato Manica, ci sono le piccole concessioni molto cresciute negli ultimi 20 anni che comunque sono risorse importanti per gli enti locali e le realtà sul territorio. Un tema centrale, ha dichiarato e ricordato la delibera della Giunta che transita il termine per le grandi concessioni recuperando un fiato che non c’era più: pare che proprio l’aver recuperato tempo può dare al Consiglio la possibilità di approfondire con calma e serietà cosa fare sul tema dello sfruttamento idroelettrico. Che significa ragionare sia sull’eventuale evoluzione della società che governa il tema (il tema più volte dibattuto è che non sia arrivato il tempo di renderla maggiormente pubblica), ha precisato Manica, sia sondare le possibilità applicative dell’idea che gira da 20 anni dell’azionariato diffuso. Terzo tema, ha continuato Manica, è il rinnovo delle concessioni: passati cinque anni ci si troverà davanti a diverse possibilità di rinnovo non scontate e piacerebbe che la comunità si presentasse pronta perché al bando pronti non si era.

La mozione di Kaswalder chiede di analizzare le scelte negli ultimi 20 anni che hanno portato a costituire una società con forte presenza privata, ha dichiarato ancora il capogruppo del Pd, contestualizzandole perché le situazioni erano diverse, i bilanci erano diversi e il contesto non vedeva l’energia così centrale come lo è diventata negli ultimi 2-3 anni, è giusto analizzare il periodo per capirne le logiche e per capire dove si vuole andare pro futuro. Rientrano per il consigliere del Pd in gioco i paragoni con l’Alto Adige che ha scelto un assetto diverso che sta dando frutti diversi. Ci possono essere le condizioni perché gli utili della società ricadano anche sul territorio, ha aggiunto il consigliere. Infine sull’emendamento proposto: la volontà è quella di far diventare una commissione con un duplice ruolo, di indagine sul passato e di studio rivolto verso il futuro.

Kaswalder si è detto d’accordo con l’integrazione proposta da Manica e ha chiesto sospensione per fare un ragionamento in questo senso. Nel pomeriggio si sono susseguiti altri interventi oratori.

Francesco Valduga (Campobase) – Favorevole alla formula “in house”, avrei preferito questa soluzione anche per A22

“Auspico che Dolomiti Energia sia sempre più una società provinciale ed extra provinciale in una logica di alleanze – ha detto il consigliere di Campobase – E trovo positivo che si analizzi il perché si sia arrivati a una società mista, se il rapporto del privato sia stato effettivamente dentro a quella dimensione che si era immaginata, ovvero reperire risorse per avere un grande progetto di comunità”. Valduga si è detto favorevole alla formula “in house”, sottolineando che avrebbe preferito questa soluzione anche per A22. “Bene che ci sia un controllo pubblico incisivo – ha aggiunto – Oggi parliamo dell’idroelettrico, ma in Dolomiti Energia c’è tutto il tema dei rifiuti e di altri servizi. Bene anche che siano stati inseriti degli elementi nuovi al testo: all’elemento retrospettivo è stato aggiunto l’elemento di prospettiva per vedere come muoverci in futuro”.

Mirko Bisesti (Lega) – L’acquisizione delle quote di Hydro riportate in mano pubblica dalla Pat lo scorso anno

Il consigliere ha evidenziato l’acquisizione delle quote di Hydro “riportate a casa, in mano pubblica, dalla Pat lo scorso anno. Oggi, anche grazie al contributo del consigliere Manica, vediamo lo sforzo che sta portando avanti la Provincia”. Bisesti si è soffermato sul tema dell’energia: “abbiamo investito tropo poco a livello nazionale. Se vogliamo avere un Paese più forte e dare un contributo maggiore alle nostre imprese, ai cittadini, dobbiamo riflettere e investire non solo sulle risorse rinnovabili. Dobbiamo mettere in moto azioni concrete. E stato un passo importante l’acquisizione delle quote di Hydro”.

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Filippo Degasperi (Onda) – Fra 50 anni ci chiederemo come mai sono entrati i privati in A22

“Apprezzo la posizione del centrodestra sulla commissione d’indagine – ha detto Degasperi – In passato non è stato cosi (vedi la proposta di commissione che era stata fatta sul tema del porfido)” . Poi il consigliere si è soffermato sulla considerazione che “quelli che hanno agito in passato (e che quindi hanno governato) oggi chiedono una commissione di indagine. Mi sarei aspettato delle spiegazioni più che delle verifiche”. Del Gruppo Dolimiti Energia, Degasperi ha rilevato che “fa business al meglio per i soci, poi con il meccanismo dei dividenti una parte torna sul territorio. Altre azioni non ne abbiamo viste. Alperia, in Alto Adige, ai tempi del caro bollette ha ridato al territorio, qua non se ne è parlato. Oggi ci chiediamo come mai in Hde sono stati fatti entrare i privati, fra 50 anni ci chiederemo come mai sono entrati i privati in A22. L’operazione è la stessa e ho delle perplessità”.

Carlo Daldoss (Fdi) – L’acqua è identità del nostro territorio e va salvaguardata e valorizzata

Il consigliere ha detto di appoggiare la mozione Kaswalder-Manica. “Bene guardare al passato ma con spirito costruttivo per intravedere anche nuove soluzioni. Oggi – ha detto Daldoss – Dolomiti Energia è di fatto controllata dal Comune di Trento, Rovereto e dalla Provincia. Quindi il controllo è in mano pubblica, anche con la partecipazione dei privati”. Quanto all’azionariato diffuso, il consigliere ha evidenziato che c’è chi può farlo e chi no. “L’acqua è un bene pubblico, ervono ricadute che siano il più generali possibili. L’acqua è identità del nostro territorio e va salvaguardata e valorizzata”.

Paola Demagri (Casa autonomista) – Non darò la mia disponibilità nella commissione incaricata

Nella commissione ci dovrà essere la disponibilità di ogni partito, ma non darò la mia a farne parte. Ho sempre tenuto le distanze dalle commissioni”. Positivo comunque il giudizio sulla mozione.

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Dichiarazioni di voto

Alessio Manica nell’apprezzare la disponibilità collaborativa di Kaswalder, ha anticipato che tornerà sul tema delle concessioni. “Il gruppo di lavoro ci darà orizzonti di opportunità e riflessioni di ragionamento anche sulle difficoltà. Anche gli utili possono ricadere meglio sul territorio magari si potranno coinvolgere i Comuni. E’ una società che non è sentita su tutto il territorio. Possiamo lavorare sull’azionariato diffuso”.

Molto soddisfatto dopo il voto finale, Kaswakder ha voluto sottolineare che questo passaggio consiliare avviene in piena sintonia con quello che fu lo spirito autenticamente autonomista dell’epoca A.s.a.r.

 

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Intendeva comunicare alle camere il sì alla proposta di legge nazionale. Ius scholae, respinta la mozione Coppola.

​L’impegno contenuto nella mozione – ha spiegato la consigliera Lucia Coppola nel presentare la mozione – sarebbe stato quello di comunicare ai presidenti della Camera e del Senato il parere favorevole del Consiglio provinciale di Trento alla proposta di legge di riforma della cittadinanza che introduce il principio dello Ius Scholae (cittadinanza allo straniero dopo la frequenza di 5 anni della scuola italiana).

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“Siamo già alla terza generazione di bambini inseriti nelle scuole trentine – ha osservato Coppola – e ciò che più mi ha colpito nelle classi che ho seguito negli anni sono state la velocità che i bambini hanno nell’apprendere la lingua; l’educazione; la determinazione con cui si sforzavano di imparare. A commuovermi, invece, lo sforzo di comunicazione nei confronti delle mamme che spesso non sapevano, o sapevano poco, la lingua”.

Michele Malfer (Campobase) – C’è una riforma che non può più essere rimandata

Anche il consigliere di Campobase ha portato la sua esperienza in ambito scolastico. “La scuola è centro di integrazione sociale e culturale – ha osservato Malfer – L’approvazione dello Ius Scholae avvicinerebbe maggiormente la scuola italiana alle scuole europee, ridurrebbe le differenze. C’è una necessità di rivedere una legge che coinvolge oltre 500 mila studenti. I numeri sono la prima valutazione, ma non raccontano il perché di una riforma che non può più essere rimandata. Vanno ascoltate le storie, ci si deve immedesimare in quei ragazzi che si sentono italiani e che non possono esserlo”. Malfer ha invitato l’Aula a un esercizio di empatia.

Luca Guglielmi (Fassa) – Interventi romantici di narrazione

“Presentare una mozione di questo tenore porta a una divisione di idee in quest’aula”, ha rilevato Guglielmi, secondo cui gli interventi di Coppola e Malfer sono stati troppo romantici. “Credo che alla base ci siano visioni più politiche, che di reale percezione della vita di questi ragazzi. Dopo 10 anni di residenza, avendone i requisiti, possono chiedere la cittadinanza. Per altro – ha aggiunto – prima di chiedere il parere dell’Aula, sarebbe il caso che il centrosinistra si compattasse su questo tema a livello nazionale”.

Mirko Bisesti (Lega) – L’Italia è il Paese con più riconoscimenti di cittadinanza

Per il consigliere della Lega se si deve fare gioco di empatia va fatto con lo Stato. “Guardando ai numeri, negli ultimi 5 anni nei 27 paesi membri europei l’Italia è risultato essere il Paese con più riconoscimenti di cittadinanze. Quindi la battaglia è politica non trova fondamento nei dati e anche nella premessa di Coppola”. L’educazione arriva dalla famiglia in primis, e da lì, secondo Bisesti, bisogna partire. “Il nostro territorio si deve impegnare su principi e valori diversi non su una battaglia di parte”.

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Paolo Zanella (Pd) – La parità dei diritti per la maggioranza non è un tema

“I bambini e le bambine straniere ci sono e la mozione chiede allo Stato di prenderne atto. Ci sono 2,5 milioni e mezzo di persone in Italia prive di cittadinanza, di cui 1 milione sono ragazzi e ragazze – ricorda Zanella – Ma, la parità dei diritti per la maggioranza non è un tema. Dieci anni di residenza regolare per avere la cittadinanza è un termine restrittivo, si chiede per altro di ridurlo a 5. I cittadini in questo Paese non sono tutti uguali, la cittadinanza dovrebbe essere concessa in tempi ragionevoli”.

Christian Girardi (Fdi) – Nessun diritto viene meno per questi ragazzi

La questione è politica come hanno rilevato Bisesti e Guglielmi. La narrazione romantica di Coppola e Malfer è condivisibile, ma sui disagi non possiamo trovarci d’accordo. Siamo ai vertici per il rilascio in Europa della cittadinanza a chi ne ha i requisito. C’è un percorso da fare. Lo isu schole è superato, oggi moltissimi bambini ricevono la cittadinanza italiana quando i genitori la ricevono.

Nulla di male quindi nell’abbinare la cittadinanza all’identità di un popolo, un paese una comunità. Il diritto di voto arriva al 18esimo anno di età e nessun diritto viene meno per quei ragazzi.

Paola Demagri – Bambini in fila come al supermercato in attesa per la cittadinanza

Per la consigliera i bambini in attesa di cittadinanza “sono bambini messi in fila come al supermercato in attesa del loro turno per avere la cittadinanza”. Non vero che i diritti sono gli stessi, solo quelli di base. Si bloccano opportunità.

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Dalla vicepresidente della Provincia, Francesca Gerosa è arrivato il parere negativo della Giunta. Gerosa ricorda che la competenza sulla materia è esclusiva dello Stato. Quanto “allure di romanticismo sollevata e rilevata”, per la consigliera Coppola sono state raccontate e spiegate situazioni reali e “la questione è sicuramente politica. Sapevo che non avrei avuto pareri positivi dalla maggioranza, ma ho voluto farmi carico di garantire diritti ricordando che ciò non significa toglierli ad altri”.

Nelle dichiarazioni di voto, Filippo Degasperi è intervenuto ricordando che l‘italianità sollevata dalla maggioranza richiama piuttosto una “romanità storica costruita sulle diverse cittadinanze riconosciute”. Paolo Zanella ha ribadito i paradossi della legge nazionale. Claudio Cia evidenzia che i percorsi non vanno demonizzati, ma vanno finalizzati all’obiettivo. “Anche se servono 5, 10, 15 anni – ha evidenziato il consigliere – L’obiettivo è riconoscersi nei valori della Costituzione e non vuol dire discriminare”.

Per Daniele Biada sono temi posti dagli adulti più che dai bambini. “Servono percorsi di convivenza e integrazione che non derivano dall’avere subito o prima la cittadinanza italiana. Guardiamo invece al rispetto dei tempi, per evitare ritardi sull’applicazione delle disposizioni”. Roberto Paccher ha voluto ricordare che le regole e le norme che ci sono in Italia valgono anche negli altri Paesi.

 



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