L’abbraccio, lo specchietto, il finto carabiniere: tutte le tipologie di truffa (e come difendersi)

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La telefonata è per un “sondaggio”, nessuna proposta commerciale, niente fornitori alternativi nel mercato libero dell’energia. Alle domande sulle preferenze d’acquisto – poche, in realtà – segue un ringraziamento spassionato: «Visto che è stata tanto gentile da concederci il suo tempo vorremmo ricompensarla con un buono sconto. Sa, lavoriamo per conto di un gruppo di produttori italiani, la prossima volta che deve comprare qualcosa può farle comodo».

Per rilasciare la tessera che dà diritto al 20% arriva un incaricato a domicilio, fa firmare una carta di avvenuta consegna. E poi servono altri 15 giorni per scoprire cosa fosse in realtà quel foglio: la chiamata arriva all’indomani della scadenza dei termini per l’annullamento, la voce dall’altro capo della cornetta stavolta è impositiva: «Avete firmato un impegno di spesa, almeno 3. 900 euro in due anni». Ma si può arrivare anche a sette, persino novemila euro. La seconda visita in casa ha i toni della riscossione per morosità: l’incaricato sventola il contratto, ricorda che la firma in calce c’è; e poi, se proprio la vittima si dispera, propone una mediazione, magari 1.500 euro subito, invece di 4.000, così la chiudiamo qui.

In gergo si chiama “truffa del catalogo”, perché fino a qualche anno fa la tessera sconto arrivava con un campionario stampato di elettrodomestici, materassi, cuscini. Oggi, che ha ripreso piede in Veneto, gli imbonitori si risparmiano anche la fatica di distribuire il dépliant, ma lo schema è lo stesso. E tanti finiscono per pagare, perché in effetti quel contratto avrebbe valore legale. Lo può smontare un avvocato, però: non è difficile, basta dimostrare che la firma è stata estorta con l’imbroglio.

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L’Associazione difesa consumatori ci riesce praticamente ogni volta: «Con il nostro ufficio legale abbiamo assistito alcune centinaia di persone, soprattutto dal 2019, risolvendo il 99 per cento dei casi», ricorda il presidente Adico Carlo Garofolini, «Siamo riusciti a ridare serenità a persone disperate, soprattutto anziane, che si sono presentate da noi con le lacrime agli occhi, sentendosi degradate e umiliate oltre che derubate».

Nel 2022, quando la truffa imperversava nel Padovano, era collegata ad almeno 70 società; prima ancora i venditori colpivano la Marca. Oggi aggrediscono soprattutto i veneziani, facendo base a Roma. Il consiglio è sempre lo stesso: non firmare nulla senza leggere tutto. E poi, in caso, denunciare, senza senso di colpa o vergogna

La divisa è un imbroglio

«Suo nipote ha causato un incidente, per farlo uscire su cauzione deve pagare»

Anche la truffa “del finto carabiniere” spesso parte da una telefonata, ma non è raro che gli imbroglioni suonino direttamente al campanello. La vittima si vede parare davanti quello che sembra un militare in divisa, racconta di un grave incidente causato da un parente del bersaglio, dice che la persona – un figlio, un nipote – ora è trattenuta in caserma e che, per rilasciarla, c’è bisogno del pagamento di una cauzione.

E, se i soldi non bastano, si accettano anche gioielli: come se fossimo in un telefilm americano, come se il tribunale fosse un banco dei pegni.

A fare il gioco del truffatore non è solo la falsa uniforme ma anche lo studio preciso della famiglia presa di mira: conosce nomi, età, impieghi, tutto lascia intendere che ogni dettaglio arrivi dai documenti, da un fermo di polizia. Ma per la legge italiana la libertà su cauzione non esiste e per smascherare l’imbroglio conviene prendere la palla e chiamare il 112.

Il litigio a bordo strada

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«Mi hai danneggiato l’automobile. Meglio risolvere senza assicurazione»

Grande classico, messo in scena in tutta Italia, la “truffa dello specchietto” non sembra tramontare mai. Colpisce gli automobilisti, che si vedono improvvisamente tallonati da un’altra vettura che segnala di accostare a colpi di fanali.

Una volta fermi a bordo strada il truffatore indica lo specchietto mancante sulla sua quattro ruote, sostiene che sia stato strappato da una manovra azzardata della vittima, che forse non si sarà accorta di niente ma ha causato comunque un bel danno (ma c’è pure chi lancia qualcosa contro l’altra fiancata, per far sentire il colpo e lasciare un segno) .

A volte il pezzo di carrozzeria scardinato è pure stato recuperato, a ulteriore prova dell’incidente. Anche qui la proposta è quella di una soluzione di comune accordo, una cifra in contanti per la riparazione, senza scomodare le assicurazioni. Meglio evitare del tutto di fermarsi, in questi casi.

Il parente acquisito trovato per strada

«Ma come, non ti ricordi di me?». Così spariscono collana e orologio

A metà strada tra l’imbroglio e il furto con destrezza, la “truffa dell’abbraccio” combina una buona parlantina con dita leggerissime. La vittima è quasi sempre un anziano, perché è più semplice fare leva su ricordi falsati: l’affabulatore lo avvicina per strada, lo saluta come un famigliare che non vede da tempo e, in effetti, si presenta come un lontano nipote (o un parente acquisito: una nuora, un genero, il figlio di un nipote); parte la rievocazione di episodi tanto generici da risultare veri per forza – o comunque verosimili – tutto per arrivare al fatidico abbraccio, che è la scusa per sganciare velocemente una collana, a volte persino un orologio.

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Poi il prezioso sparisce nella manica e il parente ritrovato, invece, dietro l’angolo. Come proteggersi? Evitando ogni confidenza e, molto spesso, fidandosi del primo istinto, quello diffidente.

La compravendita online

«Sono interessato al prodotto. Ma prima serve un versamento»

Nell’epoca degli scambi online, della merce usata messa in vendita nei vari portali internet dedicati, era inevitabile che anche i truffatori si lanciassero nel mondo digitale. Gli annunci fasulli, d’altronde, sono di fatto indistinguibili da quelli reali, persino quando si tratta di case vacanze in affitto, ad esempio, per cui l’imbroglio sfrutta sempre foto di posti effettivamente esistenti; se questi ultimi sono però più facilmente smascherabili con un paio di controlli incrociati, lo stesso non si può dire di singoli oggetti di seconda mano pubblicati su un sito di rivendita.

Qui è il meccanismo che si rende rivelatore: il truffatore chiede il pagamento su un circuito prepagato e non fornisce un’identità chiara. Ancora peggio: a volte l’imbroglione si qualifica come compratore, chiede un versamento per poi rispondere con un altro bonifico, che però non arriverà mai.

Il messaggio della banca

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«C’è un problema sul conto corrente. Ci fornisca tutte le sue credenziali»

Il messaggio arriva dalla banca, il numero corrisponde, a volte è proprio la stessa chat già usata in passato. Parla di un tentativo di accesso al conto, chiede le credenziali di verifica per poter bloccare ogni operazione sospetta. Dall’altra parte, però, c’è un truffatore, che aspetta tutti i dati per poter svuotare il conto in questione.

La fregatura sta tutta nella credibilità del numero di telefono utilizzato dagli imbroglioni, in realtà copiato dalla rubrica tramite un sistema automatico, che riesce a inserirsi nella linea già aperta. Non è neppure l’unico tipo di truffa che arriva via Sms (o via whattsapp, più di recente): intramontabile la richiesta di soldi da parte del figlio o del nipote che scrive «da un altro numero perché si è rotto il telefono». Entrambi i sistemi hanno vita breve, basta un semplice accorgimento: telefonare alla propria filiale e, nel caso di un ipotetico parente, proprio al suo numero “originale”.



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