Agricoltura sostenibile e agroecologia, le posizioni della ricerca

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Agricoltura sostenibile e agroecologia hanno un obiettivo comune, arrivare a un’agricoltura sana con minore impatto ambientale. Tuttavia, i modi per giungere al risultato sono diversi e gli stessi scienziati sono su posizioni diverse. Sarebbe invece importante migliorare il dialogo per giungere a una sintesi comune

Foto di Francesco Gallarotti su Unsplash

In cerca di una sintesi tra agricoltura sostenibile e agroecologia

L’agricoltura sostenibile e l’agroecologia sono al centro di valutazioni e dibattiti basati su posizioni diverse. Evidentemente non esiste una sola strada per raggiungere il medesimo obiettivo.

Tuttavia, quello che conta è rendere più sostenibile l’agricoltura, considerando che le crescenti necessità alimentari della popolazione mondiale rendono indispensabile produrre di più con un minore impatto ambientale.

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Esiste un dialogo interdisciplinare sull’agricoltura sostenibile

Il nocciolo della riflessione è capire se esiste realmente un dialogo interdisciplinare tra gli scienziati e se la eventuale mancanza di questo non sia un ostacolo al progresso scientifico.

Un gruppo di ricercatori dell’Università di Uppsala (Svezia) ha svolto uno studio sull’agricoltura sostenibile basandosi sulla bibliometria e sull’analisi dei dibattiti. Per far questo i ricercatori hanno esaminato una serie di articoli tra i più citati sui temi dell’agroecologia e sul miglioramento della sostenibilità.

Posizioni diverse

Dalla ricerca Progress towards sustainable agriculture hampered by siloed scientific discourses pubblicata in “Nature sustainability” emergono due posizioni diverse.

Per l’agroecologia è più importante il mantenimento della diversità mentre la produttività è secondaria; l’agricoltura sostenibile ha come punti qualificanti l’aumento della produzione agricola e la contemporanea diminuzione dell’impatto ambientale.

I sostenitori di entrambe le posizioni ritengono di essere nel giusto e di avere la soluzione per la sostenibilità agricola, e quindi non prendono in considerazione l’altro punto di vista.

I ricercatori, inoltre, rilevano l’assenza quasi totale degli animali nel dibattito, nonostante siano spesso ritenuti essenziali per chiudere il ciclo dei nutrienti in agricoltura riducendo la necessità di input esterni.

Le differenze tra agroecologia e agricoltura sostenibile

  • L’agroecologia ha come modello di agricoltore il piccolo proprietario terriero legato alla comunitĂ  agricola locale che produce per la sussistenza, e in parte per la vendita a livello locale.
  • Si producono colture diverse con un’alta intensitĂ  di manodopera e un uso minimo di input esterni.
  • I semi delle colture sono generalmente prodotti nell’azienda agricola o nella comunitĂ  locale e, in misura minima, l’agricoltore dipende da grandi fornitori di input o supermercati.
  • L’agricoltura sostenibile produce una resa delle colture vicina al massimo teorico con semi moderni e un uso preciso degli input. Il telerilevamento e i big data facilitano la precisione e consentono di massimizzare le rese senza avere un impatto ambientale pesante.
  • La biodiversitĂ  si mantiene al di fuori del campo coltivato, ad esempio, con strisce di fiori. Inoltre, massimizzare la produzione sul campo coltivato permette di risparmiare altri terreni per la conservazione.

Manca una riflessione sulla governance dei sistemi agricoli

Tuttavia, sia l’agroecologia che l’agricoltura sostenibile avranno un impatto limitato se non si ragiona in modo più ampio sulla governance dei sistemi agricoli.

In sostanza, se le multinazionali continueranno a dominare il mercato delle sementi o a produrre sementi non adatte al contesto dei piccoli agricoltori.

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Mai come in questo caso – ovvero la ricerca della sostenibilità – sarebbe auspicabile un dialogo interdisciplinare basato su una riflessione trasparente e autocritica sui risultati della ricerca.

Le sfide attuali sono complesse e richiedono un approccio globale in cui interagiscano le competenze di diverse discipline accademiche.

La super specializzazione rende difficile la comunicazione tra scienziati

Il fatto che la scienza sia sempre piĂą specializzata rende piĂą difficile la comunicazione tra discipline e il controllo tra pari sulla validitĂ  delle tesi esposte.

Inoltre, gli scienziati sono spesso portati a sopravvalutare la rilevanza dei risultati della loro ricerca, spinti anche dai loro finanziatori.

Gli studiosi di Uppsala suggeriscono che sarebbe importante accrescere la consapevolezza e la trasparenza in merito alle ipotesi formulate e ai risultati della ricerca.

Le posizioni contrastanti sono molto frequenti quando si parla di agricoltura, perché ha un valore fondamentale per la sicurezza alimentare ma è anche chiamata in causa come corresponsabile del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità.

L’agricoltura deve cambiare, ma come?

Gli scienziati sono complessivamente concordi sul fatto che l’agricoltura debba cambiare, ma non sono concordi sul come: sono in discussione le priorità e l’entità delle sfide da affrontare per arrivare a una maggiore sostenibilità.

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La ricerca fa anche un’interessante analisi delle parole chiave. Ad esempio, quelle che ormai sono diventate di uso comune come resa del raccolto, diversità, colture, intensificazione sostenibile, sicurezza alimentare, sovranità alimentare in ogni ricerca sono utilizzate in modo diverso.

Dialogo interdisciplinare e autovalutazione

I giovani ricercatori e gli ambienti scientifici piĂą innovativi sono spesso importanti motori del cambiamento. Ma la responsabilitĂ  di facilitare il cambiamento spetta anche a chi finanzia la ricerca.

Come sottolineano i ricercatori di Uppsala, «il pluralismo è una pietra angolare della scienza».

Pertanto, impegnarsi a dialogare e ad autovalutare il proprio lavoro sarebbe sicuramente utile a un dibattito più sereno sull’agricoltura.



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