Il Libano ha un nuovo presidente

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L’elezione del generale Joseph Aoun alla massima carica del paese colma un vuoto istituzionale che da oltre due anni pesava anche sulla crisi economica e sociale

Roberto Paglialonga – Città del Vaticano

Il Parlamento del Libano ha eletto oggi il comandante dell’esercito, Joseph Aoun, 14esimo presidente della Repubblica, dopo più di due anni di “vuoto di potere”. Sul suo nome sono confluiti, nel corso della seconda sessione di votazioni parlamentari, 99 voti su 128, dopo che nella prima il candidato non era riuscito a raggiungere la soglia delle 86 preferenze necessarie. La carica, che per l’ordinamento del Paese, spetta a un cristiano maronita, era rimasta vacante dopo la fine del mandato di Michel Aoun, il 31 ottobre 2022, a causa di divergenze tra le forze politiche nel trovare un accordo per il successore, e in particolare per i veti dei partiti sciiti Amal ed Hezbollah, contribuendo ad aggravare una crisi economica e sociale scoppiata già nel 2019.

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Il nuovo contesto geopolitico

I più recenti sviluppi geopolitici – come la guerra di Israele contro i miliziani di Hezbollah, interrotta dalla tregua cui si è giunti il 27 novembre 2024 e annunciata in contemporanea dal presidente Usa, Joe Biden, e dal premier israeliano, Benjamin Netanyahu; il ridisegno delle alleanze in tutto il Medio Oriente, a cominciare dalla Siria, verso la quale hanno iniziato a rientrare migliaia di profughi che proprio in Libano avevano trovato rifugio per sfuggire alle atrocità del potere di Bashar al-Assad e alla guerra civile durata 13 anni; l’imminente ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, vittorioso alle elezioni dello scorso 5 novembre e pronto a insediarsi nuovamente nello Studio ovale dal 20 gennaio – hanno probabilmente contribuito a rimescolare le carte e spingere i partiti politici al risultato odierno.

Il ruolo dell’Arabia Saudita

Un ruolo fondamentale nello sbloccare la situazione viene attribuito da diversi analisti al pressing di Riad. Secondo quanto riferito dal sito di notizie “Lebanon 24”, il presidente del parlamento libanese e leader del partito sciita Amal, Nabih Berri, ha dato il via libera all’elezione dopo i contatti avuti non soltanto con rappresentanti della comunità internazionale e del Libano, ma anche dell’Arabia Saudita. Ieri, 8 gennaio, il principe saudita, Yazid bin Farhan, si è recato in Libano per la sua seconda visita in cinque giorni, dove ha tenuto colloqui con i leader del Paese dei cedri allo scopo di facilitare il processo di elezione. E il re Salman bin Abdulaziz Al Saud è stato oggi tra i primi a congratularsi con il nuovo presidente.

Alla ricerca di stabilità e sicurezza

Si procederà adesso alle consultazioni per la formazione del nuovo governo, la cui responsabilità è stata dal 2021 ad oggi in capo a Najib Miqati. Il Paese è chiamato ad avviare riforme strutturali e a trovare la strada della stabilità e della sicurezza, dopo episodi internazionali e interni – non ultima l’esplosione al porto di Beirut il 4 agosto 2020, a causa della quale morirono 218 persone – che hanno contribuito a metterne in ginocchio l’economia, decimando il valore della moneta e azzerando i risparmi. Il primo a rendersene conto è proprio il neo-presidente, che in una prima dichiarazione dopo aver prestato giuramento ha detto: “Ora inizia una nuova era”. Nominato capo dell’esercito nel marzo 2017, Aoun era considerato il candidato preferito dagli Stati Uniti e dall’Arabia Saudita, della cui assistenza il Libano avrà ora bisogno per la ricostruzione post-conflitto. Sarebbe dovuto andare in pensione a gennaio del 2024, ma il suo mandato è stato prorogato due volte durante il conflitto fra Israele ed Hezbollah. Proprio all’attuazione dell’accordo di cessate-il-fuoco tra le due parti ha fatto implicitamente riferimento Aoun affermando che “le autorità avranno il monopolio sulle armi”, e che “lo Stato deve investire nel proprio esercito per poter proteggere i propri confini, lottare contro il contrabbando e il terrorismo”, ma anche “prevenire l’aggressione israeliana sul territorio”.

Le reazioni della comunità internazionale

L’elezione è “un primo passo atteso da tempo verso il superamento del vuoto politico e istituzionale, e per fornire al popolo libanese le istituzioni statali funzionanti che merita”, ha affermato in una nota ufficiale la coordinatrice speciale delle Nazioni Unite per il Libano, Jeanine Hennis-Plasschaert. Adesso “ci aspettiamo che venga rapidamente formato un governo in grado di portare avanti un programma orientato alle riforme”, ha scritto su X l’Alta rappresentante dell’Ue perla Politica estera, Kaja Kallas. Congratulazioni anche da parte del ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, e dagli Usa che, con un post dell’ambasciata di Washington nella capitale libanese, hanno ribadito il “valore di una partnership di lunga data”. L’elezione è stata poi salutata con favore da parte dell’Iran, che sul Libano esercita una grande influenza attraverso il partito Hezbollah.
 



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