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di Vittorio Galigani
Sogni. Illusioni. E il duro raffronto con la realtà. Quale? Quella di un campionato, la Lega Pro, sempre più povero. Non solo di risorse economiche, ma principalmente d’idee
La Befana ci ha portato i doni “dell’altro” campionato, quello dello “sperpero”, dei presidenti spendaccioni. Quello di coloro che pensano, ancora, che i campionati si vincono all’insegna di chi più spende.
Era la “politica” che, negli anni ’60,il mitico Helenio Herrera fece adottare a Angelo Moratti senior, presidente di quella Inter che vinceva tutto, anche a livello internazionale. Il tecnico di origini argentine, trapiantato in Europa, usava, fuori dal campo, una tattica singolare. Aveva già una ottima rosa con i vari Suarez, Mazzola, Corso, Picchi, Jair, ecc. Poi, per “indebolire” gli avversari, andava a prendersi i pezzi migliori degli altri. Convincendo il suo presidente. A costi quel che costi. Senza badare alla spesa. Herrera voleva anche Gigi Riva. Che era corteggiatissimo dalla Juventus. Girò a quei tempi una “favola” metropolitana. Si disse che Angelo Moratti, che in Sardegna estraeva il petrolio, pagava “rombo di tuono”, su consiglio di Herrera, perché rimanesse a giocare nell’isola. Per non rinforzare i bianconeri.
Un esempio calzante, giustamente con i dovuti paragoni. Con l’atteggiamento di qualche attuale presidente, nel girone C della Lega Pro, che vorrebbe fare asso piglia tutto. Magari spinto da chi vuol fargli credere che i campionati si vincono, appunto, con le “figurine” più pubblicizzate.
Una azione di disturbo deleteria. In una categoria di per se già in grande difficoltà economica. Dove i più oculati contengono a fatica, in limiti decenti, le perdite di esercizio.
Ecco perché si parla di “inizio” di un nuovo campionato. Capita a qualche presidente, scontento dei risultati ottenuti, per correggere gli errori iniziali. Bussa in casa d’altri. Allenta il cordone della mia borsa. A chi prende 50 offre il doppio. Come importo e come durata di contratto, senza badare a spese. Il calciatore logicamente è tentato. Chi può, di altra società, è obbligato ad adeguarsi ai maggiori costi. Per non “smontare” l’armonia di un meccanismo quasi perfetto. Altri mollano. Si “arrendono” all’evidenza del denaro o, per trattenere il tesserato, si indebitano. Saltano così tutti gli equilibri di mercato e di gestione.
Nel tempo, esempi di presidenti che hanno seguito questa “ideologia”, assurda, ce ne sono in quantità industriale. Si sono tutti svenati inutilmente. Per ambizione smodata e per aver seguito i consigli di qualche “eclettico” collaboratore. Ma non è non servito a nulla. Alla lunga hanno abbandonato disgustati da questa esperienza calcistica.
In questa categoria di “fenomeni” capaci di ribaltare le classifiche non ce ne sono. Tutt’al più qualche pedina di qualità, ma quelli che fanno la differenza giocano il altre categorie.
Non a caso la classifica la guida il Benevento. Vigorito subisce ancora, a livello economico, gli insuccessi del recente passato. Ma ha cambiato rotta in ottica futura adeguandola alla categoria ed al campionato. Un saggio miscuglio di giovani di valore e calciatori esperti, validi per la Lega Pro. Guidati da un tecnico ad hoc per esperienza e qualità, capace di gestire il minutaggio di tutti. La conferma, su questo aspetto, viene anche dall’utilizzo ponderato degli atleti a disposizione. Anche di Acampora e Lanini. Con quest’ultimo che non necessita dei 90 minuti per “vedere”, con successo, la porta avversaria. La vittoria in rimonta, sul Catania, certifica la bontà del percorso dei giallorossi.
Catania, dal progetto milionario, che non riesce a imboccare la via della continuità. Che dimostra una impressionante fragilità del gruppo. Una rosa partita con i favori del pronostico che troppo presto si è smarrita nell’anonimato del centro classifica. Per prestazioni mediocri e disavventure di diversa natura. Non ultimi gli infortuni occorsi a più di un tesserato. I rossoazzurri soffrono anche l’assenza forzata di Daniele Faggiano, al quale vanno i nostri auspici per la rapida, migliore ripresa. Il Catania ha bisogno di lui. Coraggio Daniele.
Il Monopoli sugli scudi. Rossiello, Colombo e Chiricallo non si pongono limiti. Hanno il vantaggio dell’umiltà e della consapevolezza. Hanno saputo “costruire” il gruppo. Hanno lavorato sull’armonia. Hanno saputo allontanare le “sirene” tentatrici che cantavano alle orecchie di Miceli e C. Qualche infortunio di troppo potrebbe suggerire l’innesto di una “ciliegina”. Più un giocatore di qualità che di potenza. Dalla trequarti in avanti. Il calciomercato, ancora in fase di avvio, potrebbe fornire suggerimenti interessanti.
Fiducia anche in casa Cerignola. Un club in crescita costante. Con una solidità ed un equilibrio finanziario invidiabile. Con il rammarico di qualche punto di troppo perso nel girone di andata. Anche per gli ofantini vale l’obbiettivo della posizione migliore. Senza trascurare le eventuali altre opportunità, che la parte finale del campionato dovesse offrire. Occhi aperti sulla campagna trasferimenti. In attesa di avere certezze sui reali tempi di recupero dell’infortunato Cuppone.
Avellino tra color che stan sospesi. Rimarrà nella storia del campionato per le sue incertezze. Il “pitone” Biancolino ha solo dato la sensazione di un possibile recupero miracoloso. Null’altro. Alla lunga la distanza dalla vetta rimane notevole. Avellino che perde in casa punti determinanti (sconfitta anche dal Taranto) e che viene spesso recuperato nel finale. Non è questa la giusta mentalità per una squadra che nutre ambizioni di primato. Si dice da più parti che quello attuale è una campionato scarso. Se Avellino non si scrolla di dosso l’apatia che lo contraddistingue merita la mediocrità che lo circonda. Rifletta allora D’Agostino negli investimenti di calciomercato. Prima di ripetere l’amara esperienza dei play off della scorsa stagione.
Trapani è l’emblema di questa mediocrità. Un Presidente ambizioso che vuole vincere, che non si pone limiti. Una squadra costruita, in estate, a suon di colpi di mercato. E di denaro. Smontata nei giorni scorsi. Rifatta con l’arrivo del nuovo tecnico. Sempre con notevoli investimenti finanziari. Diversi i nuovi calciatori. Comunque con poco minutaggio sulle gambe. Imbrigliata, nel gioco, dagli avversari. Il Trapani, dopo aver pareggiato in casa con il Foggia, non vince neppure a Picerno. Pur in superiorità numerica per più di un’ora. Capuano, per abitudine, gioca sull’avversario. Punta più sulle situazioni a gioco fermo che sul movimento tattico della propria squadra. Lescano trascurato ed orfano in area avversaria. Toscano tocca tanti palloni, ma in orizzontale. Piovanello una nuvola evanescente. A intuito, fossi in Carriero mi cercherei squadra. Fatto sta che il Trapani è a 14 punti dalla vetta. Ai margini della zona play off. Deve sperare nella Coppa Italia per entrare negli spareggi promozione in una posizione migliore. Rifletta allora Antonini su quanto accade intorno a lui. Prima di abbonarsi a una serie di risultati ad occhiali.
Nell’ultima gara dello spezzatino della Befana, Altamura passa a Foggia e lo scavalca in classifica. Rossoneri in avanti per lunghi tratti della gara, ma con una manovra farraginosa. Magari sfortunati in qualche conclusione a rete. Ma Altamura merita la vittoria e si porta in una tranquilla posizione di centro classifica.
Turris al cospetto del Potenza dimostra di avere carattere. Di non meritare l’attuale posizione di classifica. Brambilla “cacciato” da Foggia si sta riscattando, a suon di risultati, con la giovane Juventus. Il Taranto, abbandonato a se stesso e rabberciato, colleziona l’ennesima sconfitta. A margine continuano le “chiacchiere” su improbabili closing. Alimentate da “assurdi” pretendenti.
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