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Da quali Paesi importa il gas l’Italia? La domanda torna di attualità nel contesto di un’Europa che si scopre nuovamente vulnerabile sul fronte della sicurezza energetica.
Dopo che l’accordo sul transito del carburante dalla Russia all’Ucraina – e quindi nei Paesi europei – non è stato rinnovato, alcuni Stati membri UE come Austria e Slovacchia hanno suonato l’allarme perché lo stop dell’ingresso della materia prima russa rischia di impattare pesantemente sulle forniture nazionali.
L’Italia è in pericolo? Dove compra il gas il nostro Paese? La prima risposta è rassicurante: la dipendenza da Mosca si è molto indebolita negli ultimi 2 anni e attualmente lo Stato italiano può contare su altre vie di transito e su un rete di fornitori non comprendente Mosca che si è rafforzata.
Su questo aspetto, è proprio la geopolitica che ha avvantaggiato l’Italia: l’affaccio al Mar Mediterraneo, con le conseguenti vicinanze a Tunisia e Algeria, la presenza di coste per la rigassificazione di Gnl, la possibilità di facili collegamenti all’Azerbaijan tramite gasdotti e l’agevole ingresso del carburante del Nord Europa nell’Italia settentrionale hanno consentito al nostro Paese di avere continuità nell’approvvigionamento.
Il 2025 potrebbe comunque riservare sgradite sorprese sulla sicurezza energetica, anche per l’Italia. In un’Europa poco solida nel mix di fonti energetiche, infatti, i prezzi possono aumentare di colpo e impattare sui consumi anche degli italiani.
In questa cornice, quindi, è importante sapere dove compra il gas l’Italia. Ecco i Paesi esportatori chiave per la fornitura energetica del nostro Paese.
L’Italia compra il gas da questi Paesi
L’Italia è un noto Paese importatore di gas poiché non può contare su una produzione nazionale sufficiente per coprire il fabbisogno energetico. Anzi, la sua dipendenza da Stati fornitori è quasi totale.
Dai dati sul commercio estero nazionale di Istat, Confartigianato ha elaborato un’analisi aggiornata sul gas fornito all’Italia da ogni Paese esportatore nei primi 9 mesi del 2024. Ecco dove ha acquistato principalmente il carburante la nostra nazione nel periodo preso in esame (quota percentuale):
- Algeria: 44,3%;
- Russia: 9%;
- Norvegia: 8,4%;
- Libia: 2,3%;
- Qatar: 43,5%
- Stati Uniti: 33,9%
- Azerbaijan: 16% (dato del 2023)
Da dove entra questo gas nel nostro territorio? La mappa di Snam aggiornata a gennaio 2025 ci offre una fotografia dei punti di ingresso del carburante in Italia:
Da evidenziare che i gasdotti di Tarvisio e Gorizia segnano ormai entrate nulle, visto che da qui arrivava soprattutto il gas dalla Russia. Passo Gries è il punto di entrata del carburante da Norvegia e Paesi Bassi attraverso il Transitgas.
A Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, arriva il gas delle condutture che collegano l’Italia all’Algeria (TransMed). A Gela termina il Greenstream, che trasporta il gas della Libia. La cittadina di Melendugno, in provincia di Lecce, è il punto di approdo del corridoio meridionale del gas formato da tre gasdotti costruiti per portare in UE il gas estratto in Azerbaijan.
Come si può notare dalla cartina, l’Italia può inoltre contare su importanti snodi per il GNL, i porti con rigassificatori. Il gas naturale liquefatto dall’Algeria approda a Panipaglia (La Spezia), così come in quello di Livorno, dove arriva GNL da Usa, Egitto, Nigeria, Trinidad, Camerun, Guinea, Norvegia.
Il terminal di Rovigo è cruciale per il GNL dal Qatar, ma anche da Egitto, Trinidad e Tobago, Guinea Equatoriale, Norvegia, Nigeria, Usa e Angola. Al punto di ingresso di Piombino giunge gas egiziano.
Ad aprile 2025 dovrebbe infine diventare operativa la nave per rigassificazione sulle coste di Ravenna.
Italia: come’è cambiata la rete di fornitori di gas?
Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, con l’invasione della nazione da parte dell’esercito di Mosca, la politica energetica italiana – ed europea in primis – ha vissuto una vera e propria rivoluzione.
Nel tentativo di isolare Putin e bloccare le sue entrate generate dal ricco mercato del gas, i Paesi UE hanno dovuto stravolgere la loro strategia di approvvigionamento. Anche l’Italia ha costruito una rete di partner nuova, puntando molto sul GNL del Qatar e degli Usa. Due grafici elaborati da Ispi raccontano nel dettaglio questa rivoluzione energetica italiana:
Nel mostrare come il Paese ha risposto al fabbisogno di gas nel corso degli anni è evidente lo slittamento dagli acquisti in Russia (a livelli elevati dal 2017 al 2021) a quelli di GNL, dall’Algeria e di gas proveniente dal TAP (gasdotto che porta carburante zero). Queste tre fonti sono cresciute molto dal 2022 in poi e oggi coprono una quota importante per la domanda di gas italiana.
In questo grafico, invece, spicca l’impennata nell’acquisto di GNL da Qatar e Stati Uniti. La quota statunitense è quella che ha fatto il balzo più evidente.
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