UNIMPRESA * USA: “I DAZI DI TRUMP MINACCIANO 60 MLD DI EXPORT ITALIANO”

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14.42 – domenica 19 gennaio 2025

Le politiche di deregulation previste dalla nuova amministrazione statunitense, che parte domani con l’insediamento del presidente eletto Donald Trump alla Casa bianca, potrebbero rappresentare un volano per l’economia a stelle e strisce nel breve termine. Tuttavia, l’incertezza legata alle minacce di dazi commerciali pone interrogativi significativi per gli scambi internazionali, inclusi quelli tra l’Italia e gli Stati Uniti che nel 2024 hanno superato i 60 miliardi di euro.

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È quanto emerge da un paper del Centro studi di Unimpresa, secondo cui l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA), che consente al Presidente Usa di adottare misure straordinarie per fronteggiare minacce esterne, potrebbe essere utilizzato per introdurre restrizioni economiche, anche se l’imposizione di dazi universali tramite questo strumento sarebbe un atto senza precedenti e facilmente contestabile.

Più verosimilmente, le minacce di tariffe potrebbero servire come leva negoziale per ottenere concessioni da parte dei partner commerciali. «Le politiche economiche della nuova amministrazione statunitense, sebbene possano offrire benefici a breve termine per l’economia interna, pongono rischi concreti per le pmi italiane che operano sul mercato americano. Un approccio prudente, accompagnato da misure di diversificazione e innovazione, sarà essenziale per affrontare le sfide che si prospettano, garantendo la resilienza e la competitività del sistema produttivo italiano.

Il governo italiano guidato da Giorgia Meloni rappresenta una garanzia e la annunciata strategia del dialogo oltre che della collaborazione tra Roma e Washington è importanissima» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.

Secondo il Centro studi di Unimpresa, gli Stati Uniti rappresentano uno dei principali mercati di sbocco per le esportazioni italiane, con un valore complessivo che nel 2024 è possibile stimare abbia superato i 60 miliardi di euro, registrando una crescita rispetto agli anni precedenti. Tra i settori trainanti figurano la moda, l’agroalimentare, la meccanica di precisione e l’industria farmaceutica.

Ad esempio, il settore dell’agroalimentare italiano ha esportato negli Stati Uniti prodotti per un valore di circa 6 miliardi, mentre il comparto della meccanica ha raggiunto quota 10 miliardi di euro.

Dal 2000 al 2024, l’export italiano verso gli Stati Uniti ha mostrato una crescita costante, salvo alcune flessioni in corrispondenza di periodi di crisi economica globale. Nel 2000, il valore delle esportazioni si è attestato a 20,5 miliardi di euro, un punto di partenza significativo per il commercio bilaterale. Nel 2001, si è registrato un lieve incremento a 21,1 miliardi di euro, seguito da una crescita più marcata nel 2002, quando il valore ha raggiunto i 22 miliardi.

L’espansione è continuata anche nel 2003 e nel 2004, con rispettivamente 23,5 e 24,8 miliardi di euro, segnando un trend positivo sostenuto dalla crescente domanda di prodotti italiani. Gli anni successivi hanno visto un ulteriore aumento: nel 2005 l’export è salito a 26,4 miliardi di euro, mentre nel 2006 ha toccato i 27,9 miliardi e nel 2007 è arrivato a 29,3 miliardi.

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Nel 2008, le esportazioni hanno superato per la prima volta i 30 miliardi di euro, ma l’anno successivo, con la crisi finanziaria globale, si è verificata una contrazione che ha riportato il valore a 28,7 miliardi nel 2009. Nel 2010, il commercio è tornato a crescere, raggiungendo i 29 miliardi di euro, inaugurando un nuovo decennio di espansione.

Nel 2011, l’export italiano verso gli Stati Uniti si è attestato a 31,2 miliardi di euro, un dato che è salito ulteriormente a 33,5 miliardi nel 2012. Gli anni successivi hanno consolidato questa tendenza: nel 2013 si è raggiunto i 34,7 miliardi, mentre nel 2014 e nel 2015 si sono registrati rispettivamente 36 e 37,8 miliardi di euro.

Il 2016 ha segnato un traguardo importante, con l’export che ha superato i 40 miliardi di euro, confermando il crescente interesse per i prodotti italiani negli Stati Uniti. Nel 2017, il valore delle esportazioni è salito a 42,5 miliardi di euro, seguito da 44 miliardi nel 2018 e 45,8 miliardi nel 2019. Nonostante l’impatto della pandemia di COVID-19, nel 2020 l’export ha continuato a crescere, raggiungendo i 47,5 miliardi di euro. Nel 2021 e nel 2022, i dati si sono attestati rispettivamente a 49 e 50,7 miliardi di euro, seguiti da un ulteriore incremento a 52,3 miliardi nel 2023. Infine, nel 2024, l’export italiano verso gli Stati Uniti ha raggiunto un valore storico di 60 miliardi di euro, segnando un picco senza precedenti.

Confrontando il dato del 2024 con quello del 2000, si evidenzia una crescita assoluta di 39,5 miliardi di euro, passando da 20,5 a 60 miliardi, corrispondente a un incremento percentuale del 192,7%. Rispetto al 2010, il valore delle esportazioni è aumentato di 31 miliardi, passando da 29 a 60 miliardi, con una crescita percentuale del 106,9%. Infine, rispetto al 2020, l’export è cresciuto di 10 miliardi, passando da 50 a 60 miliardi, con un incremento percentuale del 20%.

Tali dati mostrano una crescita costante e significativa nel corso degli anni, confermando il ruolo cruciale degli Stati Uniti come partner commerciale per l’Italia e la capacità delle imprese italiane di rispondere alle sfide globali con resilienza e competitività.

«Le piccole e medie imprese italiane, che costituiscono l’ossatura del sistema economico nazionale, potrebbero subire gravi ripercussioni in caso di inasprimento delle politiche commerciali statunitensi. Tra i principali rischi si evidenziano: l’aumento dei costi di accesso al mercato americano, perché eventuali dazi o tariffe doganali rappresenterebbero un onere aggiuntivo per le pmi, riducendo la loro competitività rispetto ai concorrenti locali o di altri paesi; i ritardi nella catena di approvvigionamento, considerando che la maggiore regolamentazione o controlli doganali più stringenti potrebbero provocare ritardi significativi, incidendo negativamente sulla puntualità delle consegne e sulla fiducia dei partner commerciali; la volatilità del tasso di cambio: l’incertezza politica e commerciale potrebbe generare instabilità nei mercati valutari, penalizzando ulteriormente le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti; riduzione della domanda: in uno scenario di politiche protezionistiche aggressive, la diminuzione della domanda statunitense per prodotti importati potrebbe avere un impatto diretto sulle pmi italiane, soprattutto nei settori più dipendenti dall’export» spiega il Centro studi di Unimpresa.

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