Teleriscaldamento, in Trentino oltre 30 impianti

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 


Il teleriscaldamento generato dalle biomasse, ovvero a partire dal patrimonio forestale delle montagne, è molto più di una semplice opzione nella transizione verso fonti energetiche rinnovabili. È uno strumento strategico che può garantire alle terre alte un futuro di autonomia e di autogoverno, che rappresenta l’unico modo di dare un futuro desiderabile alle terre alte. Questo è il quadro emerso dal convegno Energia e autogoverno, organizzato da Fiper (Federazione italiana produttori di energia di fonti rinnovabili) e dall’associazione Tev (Trentino energia verde) che si è tenuto ieri mattina al Muse.

Il convegno

I relatori – tra cui il dirigente generale del dipartimento di urbanistica ed energia della Provincia Giovanni Gardelli e Paride Gianmoena, presidente del Consorzio dei comuni trentini – hanno ribadito quanto questa fonte di energia, per quanto ancora marginale in termini assoluti, abbia ripercussioni su diversi aspetti della vita nelle valli, dalla cura del territorio allo sviluppo di professioni specializzate nella filiera del legno. Per farlo, però, è necessario unire gli sforzi, mentre il governo potrebbe  fare di più.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Teleriscaldamento a biomasse

Il teleriscaldamento da biomasse è un sistema che fornisce calore a case e edifici utilizzando energia prodotta da materiali naturali, come legno e scarti vegetali. Il calore viene generato in una centrale e poi distribuito attraverso tubi, offrendo un modo ecologico per riscaldare gli ambienti. Questo sistema rappresenta la variabile più sostenibile del teleriscaldamento da fonti fossili (a gas, che in Trentino nel 2016 produce 105 GWh di energia elettrica) ed è al centro della vicenda del discusso inceneritore di Trento che – se verrà realizzato – vedrà molto probabilmente la realizzazione di un impianto che produrrà calore a partire dalla combustione dei rifiuti.

Mille chilometri

A livello regionali le reti di teleriscaldamento si sviluppano per poco più di 1000 km (terzo dato nazionale) e hanno sviluppato oltre 1000 Gigawattora di energia termica, ma sono sviluppate soprattutto in Alto Adige e per buona parte derivano da fonti fossili. In Trentino,  ben il 24% dell’energia utilizzata per il riscaldamento degli ambienti proviene da legno e biomasse. Di queste, però (dati del 2016), la stragrande maggioranza viene da sistemi domestici, meno efficienti e più inquinanti, e solo il 3% dal teleriscaldamento. Lo sviluppo di questa tecnologia è considerato strategico nei piani provinciali ed è in effetti in aumento, soprattutto all’indomani della tempesta Vaia che ha abbattuto un numero enorme di alberi. Il cammino resta però lungo: quattro anni fa gli impianti da rinnovabili sono poco più di 30, con una lunghezza complessiva di 125 chilometri e una potenza (nel 2020) di 130 mila kilowatt.La maggior parte degli impianti si concentra nelle valli di Non e Sole che hanno insieme 14 impianti, seguiti dalla val di Fiemme con quattro e la Valsugana con quattro. Quattro centrali di teleriscaldamento a biomasse (Cavalese, Predazzo, San Martino di Castrozza e Fondo) sono cogenerative, cioè producono anche energia elettrica, ma il loro contributo, per quanto valido a livello locale, è trascurabile a scala provinciale.

«Volano per la comunità»

«La montagna non può essere vista con i driver delle grandi città. È inevitabile che qui i numeri siano contenuti, ma se ragionassimo in termini di economie di scala non saremmo mai arrivati a un percorso straordinario che intorno all’autonomia energetica e alla filiera del legno ha rappresenta un’occasione di crescita della nostra comunità», ha commentato Andrea Ventura, presidente di Tev, che rappresenta in trentino i produttori di energia rinnovabile dagli scarti del legno. «Il teleriscaldamento a biomassa è un volano per le comunità locali, che porta alla creazione di nuove figure professionali», ha aggiunto Michele Colli di Fiper. Che non si è risparmiato una stoccata al governo: «Le biomasse – ha spiegato –  sono state escluse dai benefici del Piano di Transizione  5.0, eppure sono utili per gli obiettivi europei di decarbonizzazione». A livello nazionale ed europeo, però, qualcosa si muove: «La strategia forestale nazionale – ha commentato Alessandra Stefani, presidente del Cluster nazionale Italia Foresta Legno – ha un ampio respiro. Però – ha aggiunto – è necessario superare la frammentazione delle proprietà forestali, che nel nostro paese si assestano in media ad appena 7 mila metri quadri, per sviluppare piani comuni».

Una spinta per l’autogoverno

A dare respiro storico e culturale all’incontro sono stati il sociologo Aldo Bonomi e l’antropologo Annibale Salsa. «Viviamo nelle turbolenze dell’ipermodernità – ha spiegato Bonomi – con vecchi modelli ormai in crisi». Per orientarsi bisogna capire i flussi globali, anche energetici, e capire che questi ultimi sono fondamentali per le comunità locali. Le comunità energetiche rinnovabili come sono concepite finora però – ha ammonito – da sole non possono nulla: «Bisogna occuparsi delle economie fondamentali, servono risorse, comunità e finanziamenti. Solo così si fa geocomunità». Salsa, invece, ha inquadrato la questione energetica nella prospettiva della tradizione delle terre alte. «L’autogoverno, l’autonomia, nelle montagne non sono un’invenzione della Costituzione del 1948, ma hanno una storia lunga 1.000 anni, messa in crisi dalla modernità». Che sarebbe essenziale recuperare e rafforzare «con esperienza pragmatica e con la pratica».

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link