Fratelli d’Italia, la consegna del silenzio in Veneto: «Stile diverso dalla Lega, noi siamo il primo partito»

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di
Martina Zambon

Torna l’idea di un civico. Meloni: non cedere alle provocazioni. Si cerca una soluzione per Zaia

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Volare alto, restare leali («anche se ci hanno trattato a pesci in faccia e un vice presidente del consiglio regionale l’abbiamo strappato per grazia ricevuta solo qualche mese fa» sibilano i Fratelli), non farsi coinvolgere nel ping pong al vetriolo fra Carroccio e la Forza Italia a trazione tosiana, comportarsi «da primo partito della nazione e del Veneto» e, soprattutto, non cedere alle provocazioni della Lega. L’ordine di scuderia per i Fratelli veneti è chiarissimo, del resto è arrivato a reti unificate nel corso dell’ultima conferenza stampa della premier Giorgia Meloni: «Basta polemiche sui giornali».

La telefonata di De Carlo

Tanto che quando qualcosa «scivola», il coordinatore regionale Luca De Carlo alza il telefono e richiama all’ordine il malcapitato che si è lasciato trascinare dalla vis polemica. I più pacati osservano che «il problema ce l’hanno i leghisti a casa loro, dalle tensioni interne al Veneto a quelle sulla leadership di Matteo Salvini, passando per il nodo irrisolto del futuro di Luca Zaia». Per i pochi che sono vicini davvero a Meloni, il bandolo della matassa è proprio questo. Costantemente in arrivo o in partenza da un volo intercontinentale, Meloni non si starebbe curando in prima persona delle beghe venete, gli sherpa hanno già ampia delega. Tanto più che i contorcimenti degli alleati dovrebbero far spiccare, per contrasto, la compostezza delle sue truppe. L’unico aspetto di cui la premier ha intenzione di occuparsi per risolvere il rebus veneto è proprio Zaia. Perché, come nel domino, spostando la tessera iniziale, tutto il resto seguirà la coreografia desiderata. Fuor di metafora, ciò che la premier aspetta, si dice, è che Zaia formalizzi un desiderio preciso per ciò che accadrà alla fine, ormai imminente, del suo percorso in Regione (nessuno a Roma crede a un miracoloso ritorno del terzo mandato). Se Zaia chiederà un ministero, dicono i meloniani, lo otterrà. A quel punto, – questo il ragionamento – sgombrato il campo da Zaia, si sgonfierà come un palloncino la minaccia di «correre da soli» contro gli alleati. «Impossibile – si indignano preventivamente i leghisti – dopo ciò che ha detto, Zaia con che faccia ritirerebbe la sua lista in un’eventuale corsa solitaria»? Le dichiarazioni più recenti a VicenzaOro, però, sembrano più prudenti: «Mai parlato di corse in solitaria».




















































Gli altri nomi

La roulette veneta vede FdI rischiare di meno, causa corposo tesoretto di fiche elettorali. Molto di più azzarda la Lega che si gioca la sopravvivenza. I meloniani ostentano serenità mentre stanno alla finestra ma è una paciosità tutt’altro che rassicurante: «rimaniamo silenti ma i giornali li leggiamo».
E, nonostante la consegna del silenzio, nei giorni scorsi molti esponenti di FdI hanno postato ironici reel Instagram con la parola «famelici». Il riferimento è alle dichiarazioni attribuite dal Foglio a Mario Conte (che, però, ha chiesto formale rettifica smentendo di aver mai avuto contatti con giornalisti della testata, ndr) in cui i Fratelli venivano descritti come «famelici, impreparati, perdenti». Finendo sulla loro lista nera: «non succederà ma, se mai si arrivasse a un candidato della Lega, per noi non sarà Conte, mai». Con buona pace della smentita. Allo strappo leghista FdI non crede ma ragiona, pragmaticamente, di un «nome d’area» sul modello del Lazio: un non tesserato FdI che consenta a tutti gli alleati di uscirne dignitosamente. In declino Matteo Zoppas: con la San Benedetto di proprietà della famiglia e le concessioni idriche di competenza regionale si troverebbe per le mani un conflitto d’interessi gigantesco. Ma ancora non ci sono alternative. Che, poi, molti civici, Francesco Rucco a Vicenza, Alberto Teso a San Donà e Federico Sboarina a Verona, si son poi tesserati a stretto giro. Un civico, comunque sia, per superare il bipolarismo da guerra fredda Elena Donazzan-Luca De Carlo. Infine, c’è chi scommette su Raffaele Speranzon, maestro di equidistanza fra le correnti interne ma vicino davvero a Meloni. La campagna d’autunno è appena iniziata. 

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19 gennaio 2025 ( modifica il 19 gennaio 2025 | 14:28)

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