Quando Lauda indisse uno sciopero a Kyalami ’82


Il Gran Premio del Sudafrica 1982 è passato alla storia come l’ultima gara della storia della F1 disputata il mese di gennaio. Ma Kyalami 1982 fu anche il weekend in cui Lauda fece aderire tutti e 29 i piloti ad uno sciopero senza precedenti, alla vigilia del GP.

Al rientro in F1 dopo aver lasciato le gare per due anni, Lauda si diresse in Sud Africa per l’appuntamento iniziale del mondiale ’82. Una personalità scrupolosa come quella del pilota austriaco, però, non poteva lasciare nulla al caso e, nel viaggio d’andata, si dedicò alla lettura del modulo di domanda per la super licenza che avrebbe dovuto firmare.

Su quell’aereo per Kyalami, Lauda decise che i piloti avrebbero dovuto far fronte comune ed organizzò uno sciopero che rischiò di compromettere il GP.

La clausola della discordia

Nel documento che aveva letto Lauda si affermava: “Mi impegno nei confronti del team di cui sopra a guidare esclusivamente per loro nel Campionato Mondiale di Formula 1 FIA fino al [data] e che non farò nulla che possa danneggiare gli interessi morali o materiali o l’immagine dell’International Motorsport o del Campionato Mondiale di Formula 1 FIA“.

In breve, la prima clausola significava che, una volta firmato, il contratto avrebbe vincolato un pilota al team sopra menzionato fino alla data in questione. Neanche ipotizzabile, quindi, un trasferimento in autonomia del pilota in un altro team.

Per Lauda tutto ciò era inaccettabile e subito, riportò i propri dubbi al presidente della Grand Prix Drivers’ Association, Didier Pironi della Ferrari. I due, però, scoprirono presto che Jean-Marie Balestre della FISA (pensate all’attuale presidente della FIA) e Bernie Ecclestone della FOCA – solitamente nemici giurati – erano in realtà complici. La risposta di Balestre e Ecclestone fu di stringere i denti, firmare sulla linea tratteggiata, tenere la bocca chiusa e pensare a correre.

Niki Lauda fu il vero promotore dello sciopero piloti che si tenen a Kyalami nell’82 (Foto d’archivio)

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Niki Lauda fu il vero promotore dello sciopero piloti che si tenen a Kyalami nell’82 (Foto d’archivio)

Poiché la gara a Kyalami avrebbe avuto luogo il sabato, i due piloti dovettero agire già il giovedì mattina. E così, mentre Pironi rimase al tavolo delle trattative, Lauda organizzò un pullman per i suoi colleghi diretto al Sunnyside Park di Johannesburg.

L’obiettivo dello sciopero di Kyalami ’82 indetto da Lauda era uno: creare solidarietà tra i piloti e dimostrare di poter fare fronte comune. Niki, però, era convinto che se i piloti fossero andati in stanze separate, la solidarietà che stava cercando di radunare sarebbe crollata. E così, per ordine dell’austriaco, i 29 piloti si ritrovarono confinati nella hall.

Le trattative si prolungarono, facendo saltare anche la prima sessione di qualifiche del giovedì pomeriggio. La FISA provò quindi ad usare il pugno duro, sospendendo le licenze di tutti i piloti. Balestre annunciò che il GP del Sudafrica si sarebbe corso in ogni caso la settimana successiva, anche se questo avesse dovuto significare farlo con trentuno debuttanti!

Concerti e stand up comedy: la sera dei piloti al Sunnyside Park

Nel frattempo, nella hall dell’hotel, i piloti si attrezzarono per allietare la serata degli ospiti. Villeneuve e De Angelis decisero di suonare qualcosa al piano, Slim Borgudd, pilota ma anche batterista degli ABBA, iniziò a suona la batteria, mentre Niki Lauda e Bruno Giacomelli improvvisarono dei pezzi di stand up comedy.

Arrivata la sera, tra musica e stand up, i piloti si divisero i materassi predisposti da Lauda. Ma, a quanto pare, i materassi erano pochi e Villeneuve e Prost dovettero condividere un unico materasso, scatenando l’ironia di Patrick Tambay che affermò che se da quell’unione fosse nato un bambino, e questo si fosse rivelato un pilota, gli altri avrebbero potuto anche rinunciare alla propria carriera.

Kyalami '82 piloti
I piloti si accamparono nella hall dell’hotel, su materassi procurati da Lauda

A quel punto fu il turno dei Team Principal delle squadre che, a turno, provarono a convincere i propri piloti. Ecclestone e Mosley, a capo di Brabham e March, minacciarono di licenziare i rispettivi piloti, mentre Piccinini, DS Ferrari, tentò con la moderazione. Molto più duro fu invece il team principal delle Arrows: Jackie Oliver. Nel cuore della notte, insieme a due agenti di polizia, cercò di sfondare la porta dell’hotel, con i piloti che ricorsero al pianoforte per barricarsi.

I piloti rimasero quasi completamente compatti. Gli unici a mollare la presa furono Mass e, soprattutto, Teo Fabi. L’italiano, ai tempi pilota della Toleman, scappò dalla finestra del bagno durante la notte, attirando le accuse di tradimento da parte dei colleghi.

Su tutti, Keke Rosberg (che quell’anno poi vinse il mondiale) non le mandò a dire. «È scappato come un pollo e ha perso il nostro rispetto per sempre – spiegò Rosberg – ma non tanto per essersene andato, ma perché è corso da Mosley e Ecclestone spiattellando ciò di cui stavamo discutendo».

La mattina, però, portò buone notizie. Pironi informò i piloti che avevano vinto e che gli organizzatori e i dirigenti avrebbero eliminato le clausole che avevano tanto offeso Lauda e gli altri.

Ancora oggi, nelle super licenze rilasciate, grazie allo sciopero indetto da Lauda a Kyalami nell’82, non esiste una clausola del genere che i piloti debbano accettare.


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