Care lettrici, cari lettori
questa è stata una settimana di chiaro-scuri per il governo. Iniziata negativamente con l’ennesima fumata nera per eleggere i 4 giudici mancanti della Consulta (si voterà ancora il 23 gennaio), è finita invece con il primo storico sì alla Camera sulla riforma costituzionale della separazione delle carriere.
Sulla riforma tutti i gruppi della magistratura si sono espressi in forte contrarietà, comprese le toghe conservatrici di Magistratura indipendente. Le ragioni mi sono state spiegate dal segretario di Mi, Claudio Galoppi, in una intervista.
Sul fronte dei commenti, invece, l’avvocato penalista Nicola Canestrini spiega perché le ragioni addotte dal ministero della Giustizia per la liberazione per l’iraniano Mohammad Abedini siano scorrette dal punto di vista giuridico.
Infine l’avvocato Matteo Bonetti spiega cosa prevede la Carta dei Valori sull’uso dell’intelligenza artificiale in ambito forense redatta dalle Camere penali.
L’inaugurazione dell’anno giudiziario
Dopo il primo sì alla riforma della separazione delle carriere, l’Anm sta ragionando di forme di proteste e sensibilizzazione da mettere in atto in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario che si svolgerà il 24 gennaio in Cassazione e il 25 gennaio in tutte le Corti d’Appello.
In discussione ci sono le modalità e circolano diverse proposte: la possibilità di leggere in tutte le sedi un intervento comune, oppure la possibilità di partecipare alla cerimonia indossando la toga. La decisione finale verrà presa domani, 18 gennaio, durante il comitato direttivo centrale.
Candidature all’Anm
La concomitanza del primo sì alla separazione delle carriere con il voto del 26-27-28 per eleggere l’Anm certamente offre materiale di dibattito.
Hanno presentato liste i gruppi di Area Dg; Magistratura democratica; Unità per la Costituzione, Magistratura indipendente e Articolo 101. A questo link trovate tutti i nomi.
Ancora problemi per il ppt
L’applicativo del processo penale telematico è ancora soggetto a molti malfunzionamenti che ne precludono l’utilizzo in molti tribunali. Su questo trovate qui un approfondimento e anche il segretario dell’Anm, Salvatore Casciaro è intervenuto: «Sull’applicativo del processo penale telematico il quadro è desolante. Questa App è inadeguata, ma il ministero ha deciso di partire nonostante i numerosi problemi che erano stati segnalati. L’aspetto più scoraggiante è che tutte le modifiche che sono state suggerite dal Csm e dai tecnici della struttura operativa del Csm non sono state raccolte perché purtroppo questo applicativo è – così come progettato – non modificabile e inadeguato all’utilizzo negli uffici giudiziari. Il problema qual è poi? Che si è deciso di di partire senza neanche fare una sperimentazione efficace negli uffici giudiziari preventiva che sarebbe stata un’accortezza minima. Chi ha progettato App evidentemente non conosce le norme del processo penale e i meccanismi di funzionamento degli uffici giudiziari», ha detto a Radio24.
In audizione, il procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri ha aggiunto che «La colpa la dividiamo a metà, il governo dei migliori e questo governo. Questo governo a dicembre 2024 pensa di imporre a magistrati e avvocati Tiap 2. Io ho detto alla procura antimafia, alla presenza di componenti importanti del ministero della Giustizia, che non funziona e non è stata fatta sperimentazione» e «Non sono stati formati i cancellieri e Tiap 2 è stato imposto contro la volontà di avvocati e magistrati perché pensate che mancano anche i computer nelle aule di udienza».
I consigli giudiziari
Un emendamento al dl Giustizia che ha ottenuto il via libera del Senato per la conversione in legge ha introdotto maggiori poteri agli avvocati nei consigli giudiziari.
Anche la componente laica dei Consigli giudiziari, ossia avvocati e professori universitari, d’ora in avanti hanno la facoltà di partecipare alle discussioni, e dunque di verbalizzare le loro opinioni, non solo sui pareri relativi alle incompatibilità tra coloro che lavorano nello stesso Tribunale ma anche quando si tratta di conferire ai magistrati incarichi direttivi e semidirettivi come le posizioni di presidente di tribunali e corti e di procuratore e procuratore generale e di presidente di sezione e di procuratore aggiunto.
Promosso dall’Osservatorio dei laici nell’ordinamento giudiziario, l’emendamento «si pone in linea con lo spirito della riforma Cartabia e ne persegue una sua omogena applicazione, consentendo agli avvocati di assumere il ruolo primario che spetta loro nell’ambito della giurisdizione» si legge nel loro comunicato stampa.
Fino ad oggi per gli avvocati e i professori universitari è stato in vigore il cosiddetto diritto di tribuna che, nei consigli giudiziari, in particolare nei distretti del Nord Italia, ha consentito loro di partecipare e assistere, per una questione di trasparenza, alle discussioni e decisioni relative ai pareri per le valutazioni di professionalità.
Vittime in Costituzione
Il Senato ha dato il primo via libera al disegno di legge costituzionale che inserisce la tutela delle vittime di reati in Costituzione: «All’articolo 24 della Costituzione, dopo il secondo comma, è inserito il seguente: “La Repubblica tutela le vittime di reato”».
Cassazione sulle pec
La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità di un ricorso affermando che lo stesso sarebbe stato inviato ad una casella di PEC sbagliata, supponendo erroneamente l’esistenza di un provvedimento in cui il DGSIA avrebbe specificato la destinazione di ogni singola casella di “depositoattipenali” attribuita agli uffici.
Le Camere penali sono intervenute parlando di «incredulità» rispetto alla sentenza, perchè «in verità, il provvedimento istitutivo del 9/11/2020 con l’allegato n° 1 (da ultimo modificato il 16/6/2021 con la sola aggiunta di una casella per il deposito presso la Corte di Cassazione), si limita ad attribuire ad ogni ufficio giudiziario una o più caselle, senza in alcun modo attribuire alle stesse una determinata funzione in relazione al tipo di atto da inviare. Sono stati i capi degli uffici ad adottare provvedimenti organizzativi interni, evidentemente sprovvisti di forza normativa, con i quali si è inteso destinare le singole caselle a differenti attività o uffici interni, la cui inosservanza non può dunque rappresentare una violazione di Legge e non può dare luogo ad una conseguenza tanto grave quale è quella della declaratoria di inammissibilità di un’impugnazione. Con una decisione all’evidenza errata nei presupposti in fatto ed in diritto si nega all’imputato l’accesso ad un intero grado di giudizio, compromettendone irreversibilmente il diritto di difesa. Sconcerta, in proposito, il confronto con altre decisioni, anche provenienti dalla medesima sezione, nelle quali si è correttamente considerato valido l’invio verso casella destinata all’ufficio dal provvedimento del DGSIA o è stata respinta la doglianza di un difensore che censurava il deposito di una impugnazione da parte di un PM che era stata addirittura inoltrata ad una casella non presente nel richiamato provvedimento ministeriale».
Lo scudo penale e il registro degli indagati
Il ministero della Giustizia è al lavoro su una bozza di disegno di legge che dovrebbe introdurre una sorta di scudo penale per le forze dell’ordine, così che la loro iscrizione nel registro degli indagati in caso di indagini su fatti avvenuti nel corso del loro servizio venga ritardata, oppure per l’istituzione di un registro separato.
L’iniziativa ha subito sollevato polemiche e, dal punto di vista tecnico, le Camere penali hanno scritto in una nota del presidente Francesco Petrelli che «preoccupano le intenzioni del governo di inserire nel ddl sicurezza norme relative al cosiddetto scudo penale. Uno Stato di diritto è tale non solo se ha il monopolio esclusivo della forza ma anche se pone dei limiti insuperabili al suo utilizzo» e «laddove questi limiti vengano superati, proprio la disponibilità a processare sé stesso senza interporre ostacoli e privilegi caratterizza uno Stato di diritto».
Interessante, però, è quanto sostenuto da Nordio in audizione, perchè ha sostenuto che il registro degli indagati è un «istituto fallito». «Viviamo in una distonia vecchia che io spesso ho denunciato: l’istituzione del registro degli indagati e delle informazioni di garanzia è un istituto linguistico fallito, perché è nato come garanzia nei confronti di chi é destinatario dell’atto di informazione di garanzia ma si è trasformato in una condanna anticipata, in una sorta di gogna mediatica, talvolta anche di compromissione di cariche in corso o addirittura di cariche elettive».
Il convegno di Ocf sulla giustizia civile
L’Organismo congressuale forense ha organizzato un convegno di confronto tra avvocatura e politica sulle questioni della giustizia civile, dal contributo unificato alle nuove funzioni attribuite ai giudici di pace.
Il convegno, che è possibile rivedere a questo link, ha visto la partecipazione del viceministro Francesco Paolo Sisto, che nel suo intervento ha anticipato anche le intenzioni del ministero in materia di geografia giudiziaria di prossimità.
Loggia Ungheria, condannata l’ex segretaria di Davigo
Il gup di Roma ha condannato a un anno, pena sospesa, Marcella Contrafatto, ex segretaria di Piercamillo Davigo al Csm, per il reato di rivelazione del segreto d’ufficio in relazione ai verbali degli interrogatori resi da Piero Amara ai magistrati milanesi nei quali si faceva riferimento alla presunta ”Loggia Ungheria”. «Rispettiamo la sentenza che francamente ci ha sorpreso ed aspetteremo di leggere le motivazioni. Naturalmente non la condividiamo: nel fascicolo delle indagini sono presenti plurimi ed inconfutabili elementi di segno contrario al giudizio di responsabilità», ha affermato l’avvocata di difesa Alessia Angelini.
Anche l’ex consigliere Piercamillo Davigo è stato condannato a un anno e tre mesi per rivelazione di segreto d’ufficio, mentre il pm milanese Paolo Storari è stato assolto per ignoranza di norma extrapenale, ma è stato condannato disciplinarmente.
Nomine al Csm
Uffici direttivi:
Presidente tribunale Cosenza: nominata Loredana De Franco, attualmente presidente sezione corte appello Catanzaro
Presidente tribunale Agrigento: nominato Giuseppe Melisenda Giambertoni, attualmente presidente sezione corte appello Caltanissetta
Presidente tribunale Lanciano: nominata Angela Di Girolamo, attualmente presidente sezione tribunale Teramo
Procuratore Belluno: nominato Massimo De Bortoli, attualmente sostituto procuratore Treviso
Procuratore generale aggiunto Procura generale Cassazione: nominato, a seguito di riesame, Giulio Romano, attualmente sostituto procuratore generale corte di cassazione
Uffici semidirettivi:
Presidente sezione corte appello Palermo: nominata Gabriella Di Marco, attualmente presidente sezione tribunale Palermo
Presidente sezione corte appello Lecce: nominata Anna Rita Pasca, attualmente presidente sezione tribunale Lecce
Presidente sezione tribunale Civitavecchia: nominata Roberta Nardone, attualmente giudice tribunale Roma
Presidente sezione tribunale Patti: nominata Monica Marino, attualmente giudice tribunale Messina
Avvocato generale Napoli: nominata Simona Di Monte, attualmente procuratore aggiunto Napoli
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