Musk fa già litigare la Ue: la destra cancella il suo nome da un dibattito sulla democrazia, i socialisti attaccano von der Leyen

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Ppe e destre si alleano per cambiare il titolo del dibattito in programma la prossima settimana. Si parlerà di democrazia e social ma scompare il riferimento al proprietario di X

Il nuovo protagonismo di Elon Musk e la virata a destra delle piattaforme social finiscono nel mirino del Parlamento europeo. Durante la sessione plenaria della prossima settimana si svolgerà a Strasburgo un dibattito sulla necessità di «proteggere la democrazia sulle piattaforme di social media». Un appuntamento, previsto per il 21 gennaio, che nel titolo conteneva una menzione esplicita proprio a Elon Musk, fedelissimo di Donald Trump e figura a dir poco controversa del mondo dell’imprenditoria. Il riferimento al patron di Tesla e X non è piaciuto però ai gruppi politici di destra e centrodestra dell’Eurocamera, che hanno deciso di fare fronte comune per rimettere mano al titolo.

Il dibattito in aula a Strasburgo

L’agenda definitiva della prossima sessione plenaria del Parlamento europeo è ancora in via di definizione, ma il dibattito – a quanto si apprende – si farà. La versione finale del titolo, salvo ulteriori sorprese, dovrebbe essere la seguente: «Dibattito sulla necessità di far rispettare il Digital Services Act per proteggere la democrazia sulle piattaforme dei social media, anche contro le interferenze straniere e gli algoritmi distorti». L’oggetto della discussione, insomma, resta invariato. L’unica differenza sta nella decisione di togliere ogni riferimento esplicito a Elon Musk, come richiesto dal centrodestra del Ppe e dalla destra dei Patrioti e di Ecr.

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L’accusa dei Socialisti europei a von der Leyen

Gli screzi sull’agenda della prossima sessione plenaria del Parlamento europeo hanno fatto emergere ancora una volta le diverse angolazioni da cui le forze politiche guardano al protagonismo di Elon Musk e alle sue incursioni nei dibattiti pubblici di alcuni Paesi europei. «Siamo preoccupati dalle dichiarazioni di Zuckerberg e Musk sulla loro volontà di aggirare le regole europee. Dopo tutto il lavoro che abbiamo fatto sul Dsa, perderemo la faccia se finiamo in una situazione in cui non saremo più in grado farlo rispettare», ha avvertito Agius Saliba, vicepresidente del gruppo dei Socialisti e democratici europei. «Il silenzio di von der Leyen – ha aggiunto Saliba – finora è stato inaccettabile, Biden nel suo ultimo discorso è stato più severo dell’Ue, le sue parole siano prese come una sveglia dalla Commissione per capire che è il momento di reagire».

Sono soprattutto due gli elementi che hanno innescato le polemiche. Il primo ha a che fare con le lacunose politiche di moderazione dei contenuti abbracciate da X negli ultimi anni e introdotte proprio per volontà di Elon Musk. Una direzione che ora sembra intenzionata a seguire anche Meta, con il ceo Mark Zuckerberg che si è piegato alle richieste della nuova amministrazione americana e ha annunciato – tra le altre cose – lo stop alle attività di fact-checking a partire dagli Stati Uniti. Queste novità, secondo molti esperti, sono in aperta contraddizione con il Digital Services Act (Dsa), il regolamento europeo entrato in vigore nel 2023 che prevede obblighi precisi per i colossi del web nella lotta alla disinformazione e la tutela degli utenti. Nei mesi scorsi, la Commissione europea ha avviato alcune indagini su presunte violazioni del Dsa da parte di X e Meta, ma al momento i risultati non sono ancora stati divulgati.

Lo scontro politico sulle incursioni di Elon Musk

C’è poi un secondo fattore che ha portato allo scontro politico tra conservatori e progressisti e ha a che fare con le controverse uscite di Elon Musk. Il fondatore di Tesla e SpaceX interviene sempre più spesso sui social per commentare ciò che accade in alcuni Paesi europei, quasi sempre prendendo le parti delle formazioni politiche più a destra dello spettro politico. In Italia, per esempio, Musk ha attaccato i magistrati incaricati di indagare Matteo Salvini per il processo Open Arms. In Germania, ha appoggiato pubblicamente l’ultradestra di Alternative für Deutschland, arrivando a organizzare una diretta su X con la leader del partito, Alice Weidel.

L’imprenditore sudafricano ha poi attaccato a più riprese il governo spagnolo di Pedro Sánchez, il premier inglese Keir Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron. Secondo buona parte dei politici di destra e centrodestra, queste incursioni di Elon Musk non sono altro che un modo per esprimere la sua opinione su ciò che accade nel mondo, come ribadito – tra gli altri – anche dalla premier Giorgia Meloni. Da sinistra, invece, si guarda alla questione da ben altra prospettiva. Secondo i principali partiti progressisti, le uscite di Elon Musk sono a tutti gli effetti interferenze negli affari europei. Un fatto giudicato «pericoloso», se non altro perché si sta parlando dell’uomo più ricco del pianeta, proprietario di una piattaforma social e per giunta stretto alleato del prossimo presidente americano.

In copertina: un fotomontaggio di Elon Musk al Parlamento europeo (ANSA)



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