Le scelte sostenibili del Santarcangelo festival

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Per pianificare eventi culturali sostenibili ci vogliono buone idee, risorse e tempo. Così, anche se può sembrare fuori stagione, parliamo di festival. In Italia già esistono realtà che esplorano da tempo soluzioni di riuso, acquisti consapevoli e condivisi, criteri di sostenibilità. La loro testimonianza può aiutarci a capire come favorire una spinta al cambiamento anche in questo settore. 

Un buon esempio nostrano è senza dubbio Santarcangelo festival, il più longevo appuntamento italiano dedicato alle arti performative, noto e apprezzato anche a livello internazionale. Si tratta di un evento diffuso in più comuni della Romagna, con un vasto programma nell’ambito del teatro e della danza, articolato in dieci giorni di spettacoli, nel mese di luglio. Abbiamo discusso di questa esperienza con Marta Lovato, responsabile dal 2021 del progetto Presente Sostenibile dell’associazione Santarcangelo  dei Teatri.

Marta Lovato Foto: Pietro Bertora
La prima domanda è più una curiosità. Qual è l’unicità di questo festival e la sua storia?

Santarcangelo nasce nel 1971, come festival del teatro in piazza, con una forte partecipazione e coinvolgimento della cittadinanza locale. Da allora ha subito una notevole trasformazione fino a rappresentare oggi un punto di riferimento per il teatro contemporaneo di ricerca a livello internazionale, seguito molto dagli addetti ai lavori. Oggi nel comune di Sant’Arcangelo arrivano direttori e curatori dal Canada, dall’Australia, ma il festival non ha perso il suo legame con il territorio. Credo sia unico e interessante il suo impatto sociale, perché sicuramente ha plasmato anche l’identità di un paese di 22.000 abitanti, che da cinquant’anni è abituato a ospitare performer e pubblico da tutto il mondo.

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Come nasce, invece, l’attenzione di Sant’Arcangelo per il suo impatto ambientale e da quando il festival si è dotato della figura del responsabile di sostenibilità?

Tutto è nato grazie a un bando regionale del 2013 dedicato alle mense sostenibili. Grazie a quel finanziamento il festival ha reso eco-friendly la mensa e il ristorante temporaneo, dotandosi di stoviglie riutilizzabili.

Da allora, oltre a istituire la figura del responsabile di sostenibilità, Santarcangelo ha sviluppato altre iniziative, che cerca di migliorare ogni anno nell’ambito di quattro aspetti fondamentali: mobilità sostenibile, energia, riduzione degli sprechi e riuso, acquisti consapevoli.

Partiamo dalla mobilità.

L’iniziativa più visibile è la nostra flotta di ri-ciclette: 40 bici donate e rimesse a nuovo che durante il festival sono utilizzate da staff e artistə per gli spostamenti in città. Grazie alla collaborazione con lo street-artist Eron e con un altro partner che ha studiato una vernice ad acqua molto resistente, le bici sono riconoscibili e intonate cromaticamente con la città. Abbiamo poi una collaborazione con le aziende di trasporto pubblico locale e offriamo una riduzione sui biglietti degli spettacoli (in genere intorno al 20%) per chi arriva in autobus o in treno. Inoltre, abbiamo promosso, a dire il vero con qualche difficoltà, anche sistemi di sharing attraverso strumenti come una app e un canale Telegram.

Il secondo punto è l’energia. Riuscite ad alimentare il festival con le rinnovabili?

Purtroppo, il festival non è totalmente alimentato con energia rinnovabile, mentre lo è tutto quello che Sant’Arcangelo dei Teatri gestisce direttamente. I nostri uffici, la foresteria, il teatro Lavatoio e, adesso, anche il Supercinema utilizzano fonti pulite al 100%. Spesso l’allestimento di un festival diffuso come il nostro, però, ogni anno cambia luoghi anche in base ai progetti, o prevede palchi in spazi non convenzionali, perciò, in questi casi è più difficile controllare la provenienza dell’energia.

Quali sono le principali iniziative di riuso, riduzione degli sprechi e acquisti consapevoli?

Dunque, partiamo dalla riduzione, che comunque non è una novità per le organizzazioni culturali. Cerchiamo di comprare di meno e riutilizzare il più possibile. La nostra squadra tecnica ha sempre lavorato moltissimo in questa direzione. Per esempio, il legno è il materiale privilegiato per gli allestimenti, proprio nell’ottica di quella che oggi chiamiamo Design for Disassembly (progettare per disassemblare, ossia per riparare, aggiornare e riciclare, ndr) che qui si faceva anche prima che avesse un nome specifico. Anche per altri elementi, come banner e pannelli, stampiamo le grafiche in modo da poterle riutilizzare. Prevediamo, per esempio, degli sticker per le informazioni specifiche di ogni edizione. Molto del materiale tecnico, invece, viene noleggiato. Infine, abbiamo avviato tre anni fa un progetto sul merchandising. Grazie a diverse collaborazioni abbiamo valorizzato scarti e invenduti e oggi, in partnership con una nota azienda di Rimini, riceviamo le rimanenze di magazzino di borse e magliette, su cui è stampato il claim del festival.

santarcangelo festival merch
Santarcangelo festival Foto: Pietro Bertora
Quanto sono importanti le partnership per far funzionare la macchina del festival in modo più sostenibile?

La partnership è fondamentale. Se non avessimo l’appoggio costante anche delle istituzioni locali faremmo molta più fatica a mettere in campo le nostre scelte sostenibili. Devo sottolineare che il nostro festival vive in una regione che è da sempre attenta alla cultura, in cui gravitano una serie di realtà con cui abbiamo un dialogo costante. Per esempio, il nostro main partner è Hera – l’ente regionale che si occupa di rifiuti e acqua – con cui da anni facciamo un grande lavoro sulla differenziata, attraverso i punti di raccolta ma anche con la loro app “rifiutologo”. Facciamo anche sensibilizzazione sul tema dell’acqua. Ogni anno Hera fornisce una sorgente urbana in sponsorizzazione nella piazza principale dove tutti possono riempire gratuitamente le proprie borracce. Anche sul cibo facciamo molta attenzione. La mensa per lo staff e il punto ristoro, per esempio, servono frutta e verdura di stagione fornite da un’azienda agricola locale. 

E che mi dici della collaborazione con altre associazioni culturali?

Stiamo lavorando e vogliamo lavorare sempre di più anche su questo. Al momento già collaboriamo con il festival “Artisti in piazza” di Pennabilli (in provincia di Rimini) e con loro abbiamo acquistato un tendone da circo e un mezzo di trasporto per attrezzature in co-proprietà. Proprio a partire da questa esperienza siamo promotori di un progetto finanziato dai fondi Next Generation EU che si chiama Circolare e che è volto proprio alla costruzione di una piattaforma per lo scambio, l’acquisto condiviso e la ricerca di fornitori selezionati per l’acquisto di beni e attrezzature più sostenibili.

Leggi anche: Speciale Cultura sostenibile

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Quale credi possa essere un buon consiglio, un elemento da cui partire, per festival più piccoli rispetto a Santarcangelo o con meno esperienza su questi temi?

La prima cosa da cui partirei – un aspetto a cui tengo particolarmente e che neanche noi in realtà abbiamo raggiunto completamente – è un dialogo interno attivo e costante per condividere consapevolezza e attenzione sui temi della sostenibilità da parte di tutti i comparti all’interno dell’organizzazione.

Avere un responsabile di sostenibilità è importante ma non basta. Le scelte necessarie per diventare davvero sostenibili hanno a che fare con tutti gli ambiti di cui si compone un evento complesso come un festival. È chiaro che una sola persona non potrà essere esperta in ogni singolo aspetto, da quello tecnico alla comunicazione. Dunque, condivisione e dialogo sono decisivi.

*La rubrica è realizzata nell’ambito di ECO-Ecologicamente Culturali, un progetto di Fondazione Ecosistemi, Promo PA Fondazione, 4Form e A Sud co-finanziato dall’Unione Europea – Next Generation EU nell’ambito del PNRR. Il progetto fa parte di Cultura Sostenibile, un programma di A Sud, EconomiaCircolare.com e CDCA in collaborazione con Melting Pro

Leggi anche: Il difficile incontro tra cultura, risorse e sostenibilità. Intervista a Silvano Falocco

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