Come fa la scienza ad attribuire gli eventi estremi ai cambiamenti climatici?

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Il 2024 è stato un anno di eventi meteo estremi. In Italia e nel mondo, sono stati centinaia i casi di situazioni meteorologiche che hanno causato danni a cose e persone. Nel 2024 secondo i dati dell’European Severe Weather Database (Eswd) solo in Italia vi sono state 682 grandinate di grosse dimensioni, 312 tornado, 945 downburst e casi di venti dannosi, 127 fulmini con danni materiali o a persone.

L’Emilia Romagna in particolare è stata colpita da ben tre alluvioni, dopo le altre due del maggio 2023. Il 13 novembre scorso in Sicilia, ancora in emergenza idrica per un evento estremo siccitoso, a Giarre si è sfiorato il record di pioggia nazionale. I pluviometri delle reti di Protezione civile e agrometeorologica della Sicilia hanno registrato 293 mm in 3 ore, oltre 420 mm in poco meno di 6 ore, 510 mm in 8 ore. E il valore tropicale di 1.063 mm in 8 giorni.

Il lavoro del World Weather Attribution (Wwa)

C’è chi è entrato nel dettaglio di questa catena di eventi estremi. Il World Weather Attribution (Wwa), un’iniziativa nata nel 2014 per dare ai media e all’opinione pubblica una risposta rapida sul ruolo dei cambiamenti climatici negli eventi meteorologici estremi. Il team è formato da ricercatori di prestigiose istituzioni, come il Grantham Institute dell’Imperial College di Londra e il Royal Netherlands Meteorological Institute, e collabora con esperti locali per fornire risposte scientifiche in tempi rapidi.

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Spesso pochi giorni dopo l’evento pubblica una analisi preliminare, non ancora sottoposta al processo peer review, ma che segue le regole e i metodi della scienza. Per poi sottoporre i lavori in articoli scientifici che però richiedono lunghi tempi, non compatibili con la frenesia mediatica moderna.

© World Weather Attribution studies in 2024

Il 27 dicembre il Wwa ha pubblicato in collaborazione col sito Climate Central una analisi riepilogativa degli eventi estremi del 2024. Anticipiamo già il sorprendente risultato: a livello globale, quasi tutti gli eventi estremi dell’anno appena concluso sono attribuibili ai cambiamenti climatici.

Quando i rischi diventano realtà: gli eventi meteo estremi del 2024

Fra gli eventi presi in considerazione la tempesta associata alla Dana che ha devastato Valencia. Il ciclone Chido a Mayotte e gli uragani Milton ed Helene negli Stati Uniti. Le inondazioni in Cina, Brasile e Germania, il tifone Yagi nell’Asia sud-occidentale e la siccità in Amazzonia. Nei messaggi chiave viene ricordato che il 2024 secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (Wmo) si avviava a chiudersi come anno più caldo di sempre e con emissioni e concentrazioni di gas serra a livelli altrettanto da record.

La notizia è ora confermata. E il Copernicus Climate Change Service ha anche aggiunto l’altra brutta notizia che era nelle attese. Con una anomalia di +1.6° gradi sul periodo preindustriale, il 2024 ha infranto per la prima volta la soglia +1.5 gradi stabilita alla Cop21 con l’Accordo di Parigi sul clima. Ogni decimo di grado di aumento di temperatura evitato è un vantaggio in termini di minori eventi estremi. Ma quelli osservati nel 2024 sono comunque già molti, troppi e molti di essi appunto attribuiti ai cambiamenti climatici.

Su 29 eventi estremi, 26 sono amplificati dai cambiamenti climatici

Nel dettaglio, il World Weather Attribution ha affermato che su 29 eventi estremi del 2024, ben 26 sono stati amplificati dai cambiamenti climatici. «La maggior parte delle nostre analisi ha dimostrato che i cambiamenti climatici hanno avuto un ruolo maggiore rispetto a El Niño, come nel caso della storica siccità in Amazzonia. Questo conferma che, con il riscaldamento globale, l’influenza dei cambiamenti climatici supera sempre più quella di altri fenomeni naturali», hanno scritto gli autori del rapporto.

© Copernicus Climate Change Service

Riguardo le alluvioni, ne sono state analizzate 16. E di queste ben 15 sono state causate da precipitazioni intensificate dai cambiamenti climatici. Il principio alla base è relativamente semplice: un’atmosfera più calda può contenere più umidità, che si traduce in più acqua precipitabile. Con un grado in più soltanto, aumenta del 7% il contenuto massimo di umidità che può trattenere l’atmosfera.

Eventi estremi e cambiamenti climatici alimentano le disuguaglianze

A livello globale, l’evento simbolo è stato l’alluvione di Valencia in Spagna, indotta dal fenomeno meteorologico della Dana, il 19 ottobre 2024. Nel caso delle inondazioni di Valencia, che hanno causato oltre 200 vittime, lo studio ha stimato che la crisi climatica ha aumentato del 15% le precipitazioni rispetto a uno scenario senza cambiamenti climatici.

In generale, nei 26 eventi meteorologici estremi analizzati nel 2024, che sono solo una piccola parte di altri 219 eventi meteo altamente impattanti accaduti, i cambiamenti climatici avrebbero causato almeno 3.700 morti e milioni di sfollati. Inoltre, il report afferma che in media 41 giorni di calore estremo hanno colpito soprattutto piccoli Stati isola o Paesi in via di sviluppo. Evidenziando l’impatto dimenticato del caldo estremo sulla salute umana e anche problemi di equità. Questi eventi, infatti, spesso colpisco proprio i Paesi meno responsabili e più vulnerabili ai cambiamenti climatici.

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Come si attribuisce un evento estremo ai cambiamenti climatici?

Ricordiamo che fino a non molti anni fa qualsiasi climatologo, alla domanda su uno specifico evento meteo, rispondeva che il singolo evento estremo non poteva essere attribuito ai cambiamenti climatici. Sotto la pressione delle richieste mediatiche e politiche, la scienza del clima ha così cercato di dare una risposta. Spesso queste risposte erano parte generiche, o probabilistiche. Ma in qualche caso sono anche entrate in dettaglio.

L’approccio metodologico è quello dell’uso della modellistica fisico-matematica spinta. Con modelli climatici come CMIP6, e con altri modelli anche ad alta risoluzione, i climatologici compiono una simulazione numerica dell’evento al computer. Si confrontano così scenari e conseguenze di quell’evento con i cambiamenti climatici, con un calcolo effettuato in uno scenario senza i cambiamenti climatici attuali. Volendo, ci si può poi spingere nel futuro, osservando anche quel che succederà.

Per inizializzare i modelli sul passato si usano dati storici osservati, oppure dati di rianalisi modellistiche che ricostruiscono anni precedenti. Come ERA5 dell’Ecmwf, il Centro Europeo di Previsione a Medio termiche, e del centro di calcolo al Tecnopolo di Bologna.

La teoria dei giochi

Un altro metodo è quello di “giocare” con la temperature del mare. Ovvero provare con modelli meteorologici a simulare un evento, come un forte temporale o una alluvione, con la temperature del mare attuale, spesso anche di 2-3°C superiore alla climatologia storica, e rifare i calcoli con un mare meno caldo, anche solo a temperatura normale.

Con questa tecnica, ad esempio, i climatologi italiani Antonello Pasini e Mario Marcello Miglietta hanno pubblicato uno studio sui tornado e la temperatura del Mar Mediterraneo, pubblicato su Scientific Reports col titolo “Effect of a positive Sea Surface Temperature anomaly on a Mediterranean tornadic supercell”, analizzando e vedendo come la temperatura troppo calda del Mar Jonio avrebbe favorito il tornado di Taranto del 28 novembre 2012.

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Le soluzioni e le sfide del futuro

Il Wwa e il Climate Central non si sottraggono alla classica critica di chi dice «non devi dire solo i problemi, devi proporre le soluzioni». Le soluzioni le propongono, e le conosciamo bene. Accelerare il passaggio alle energie rinnovabili per limitare il riscaldamento globale e ridurre i rischi climatici. Migliorare i sistemi di allerta precoce per prevenire vittime. Aumentare i finanziamenti per i Paesi in via di sviluppo per aiutarli a adattarsi agli impatti del clima estremo. E, naturalmente, abbandonare i combustibili fossili.

In futuro poi si potrebbe aprire una nuova sfida per la scienza dell’attribuzione. Una cosa che qualche osservatore delle Ong ambientaliste e, in forma anonima, anche qualche scienziato del clima, propone. E che sarebbe veramente rivoluzionaria. Aprendo enormi sfide negoziali e innescando possibili contenziosi anche giuridici e grandi richieste di risarcimento dei danni.

Per un nuovo paradigma della giustizia climatica

E se un giorno, con la modellistica avanzata futura, riuscissimo ad attribuire un evento meteo estremo alle emissioni serra specifiche di un determinato Stato? O addirittura, se modelli del futuro potessero attribuire l’evento a uno specifico impianto come una centrale a carbone, o alle emissioni dei trasporti di una determinata città, o alla deforestazione di una specifica foresta?

Per ora è un’ipotesi futuristica, probabilmente a lungo irrealizzabile. Ma se un giorno la scienza riuscisse a identificare con precisione le responsabilità specifiche degli eventi estremi, potrebbe nascere un nuovo paradigma di giustizia climatica. Trasformando la lotta ai cambiamenti climatici in un’azione più mirata e responsabile.

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