il Procuratore Gratteri “Non è stato uno spot, sono state fatte cose concrete”

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Caivano: il Procuratore Gratteri “Non è stato uno spot, sono state fatte cose concrete”


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“Caivano non è stato uno spot. All’inizio quando vedevo arrivare ogni 3 giorni i ministri pensavo fosse un’esagerazione, ma adesso a Caivano ci sono stato più volte e posso dire che sono state fatte cose concrete”. 
Pensieri e parole del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, Nicola Gratteri, in audizione a Palazzo San Macuto a Roma dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali. 
“Intanto quella palestra e quella piscina ristrutturate e gestite dalla Polizia di Stato – ha ricordato Gratteri -. Poi nel comune non c’era un’assistente sociale, ora ce ne sono 8, ma è chiaro che qualcosa è stato fatto. In Italia però ci sono tante Caivano anche alla periferia di Milano e Roma, ci sono baraccopoli dove nessuno va”.
E dopo Caivano, Gratteri riflettori puntati sull’emergenza malavitosa all’ombra del Vesuvio. “A Napoli notiamo un cambio generazionale nell’ambito della criminalità organizzata. Diminuisce l’età dei minori che commettono reati e diminuisce l’età di soggetti ai vertici delle organizzazioni camorristiche. Se è una costante l’abbassamento dell’età di chi commette reati di camorra – ha aggiunto – c’è da pensare che le indagini possano essere fatte sempre dalla Procura Distrettuale Antimafia anziché dalla Procura dei minori, che non ha nemmeno la sala per le intercettazioni. Se in un’indagine ci sono 4-5 minori, quale è il senso di stralciare la posizione di questi ultimi. Se statisticamente sono coinvolti sempre più minori, sarebbe il caso per economia e sinergia far sì che l’intera indagine la faccia la Procura Distrettuale Antimafia”. “Chiedete al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – ha aggiunto il procuratore – perché tutti i capimafia sono a Secondigliano a farsi calare i telefonini con i droni e non almeno a 100 chilometri da Napoli “. 
Parlando dei “14 protocolli sottoscritti tra una pausa e l’altra delle indagini”, Gratteri ha posto l’accento su quelli firmati con varie enti ed associazioni. Come quello con i Beni Culturali, il Paesaggio e l’Arcidiocesi: “Perché Napoli – ha sottolineato il magistrato – ha per chilometro quadrato la più alta percentuale di beni archeologici. Bene, la camorra aveva occupato abusivamente le sacrestie delle chiese chiuse. Abbiamo cacciato questi camorristi ed abbiamo eliminato gli abusi che coprivano queste strutture”. Gratteri si è poi soffermato sul protocollo firmato con l’Asl Napoli 1: “Molti detenuti cadevano dalle scale e presentavano botte da orbi addosso. La firma con l’azienda è avvenuto il 25 gennaio 2024, il Dap l’ha sottoscritto solo il 25 novembre…”
Infine, Gratteri lancia una nota di colore che però è un monito per le istituzioni locali: “Bisognerebbe spendere un po’ meno soldi per le sagre delle melanzane e un po’ più soldi sulla sicurezza. La provincia – ha spiegato Gratteri – è meno controllata rispetto a Napoli. Ci vorrebbero più uomini e mezzi, ma la coperta è corta. Si deve sensibilizzare la politica per comprare più telecamere che sono il mezzo più economico di sicurezza e ricerca della prova”.

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Colosimo: ‘Gratteri ha aperto uno spaccato sul quale noi sicuramente lavoreremo’ 

“Gratteri ha aperto uno spaccato sul quale noi sicuramente lavoreremo, io ho già dato mandato di cercare tutte le circolari che citava perché è evidente che dobbiamo costruire un 41bis che sia uguale in ogni sede”. Non ha dubbi la presidente della Commissione parlamentare Antimafia Chiara Colosimo a margine dell’audizione del procuratore del Tribunale di Napoli Nicola Gratteri. Proprio nei giorni scorsi l’Ufficio di presidenza della Commissione Antimafia ha deciso di aprire un filone d’inchiesta sull’applicazione del 41-bis e sulle novità introdotte all’articolo 4-bis in merito ai benefici penitenziari concessi a soggetti detenuti per gravi reati di mafia. “E certamente uno dei suggerimenti che proviene dal procuratore Gratteri so che è uno dei suggerimenti su cui il ministero della Giustizia sta lavorando ossia quello di occuparsi di carceri appositi per il 41bis – continua – Poi c’è l’altro tema dell’alta sicurezza che mi è sembrato molto interessante ma noi lavoreremo anche sul 4bis e i permessi premi che è un altro di quei temi sui cui c’è molta preoccupazione da parte delle famiglie che vedono uscire magari chi ha ucciso un proprio caro”.


Giovanni Curzio

Giovanni Curzio

Giovanni Curzio, 21 anni, napoletano, studente alla facoltà di Giurisprudenza della Università degli Studi Suor Orsola Benincasa. Da sempre è appassionato di giornalismo sia di cronaca che sportivo. Collabora anche con agenzie di stampa ed emittenti radiofoniche e televisive della Campania.

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