Anzio, un patto tra ‘ndrangheta e latinos per lo spaccio di droga sul litorale

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


L’ultimo a finire in manette, ieri mattina, è stato un pusher egiziano, intercettato dalla polizia davanti alla stazione ferroviaria di Anzio. È il quindicesimo arresto, otto sono italiani, dell’operazione antidroga che ha visto il Commissariato di polizia, coordinato dalla Procura della Repubblica di Velletri, smantellare la rete di spaccio di Corso Italia ad Anzio, con ramificazioni su Roma come conferma il sequestro di 4,2 chilogrammi di cocaina ad un sessantenne e a suo figlio in un appartamento sulla via Aurelia. Lo stupefacente era pronto a lasciare la Capitale per invadere il litorale sud. Dietro l’operazione sono emersi inquietanti collegamenti dell’organizzazione di narcos smantellata dalla polizia con il clan Spada di Ostia e la cosca Bellocco di Rosarno, in Calabria, che ha esteso la sua influenza anche tra le province di Roma e Latina.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

I CLAN

Ancora la ‘ndrangheta, dunque, a pochi giorni dalla chiusura del processo “Tritone” che ha certificato la presenza di un’altra potente ‘ndrina sul territorio di Anzio e Nettuno, quella dei Gallace di Guardavalle, messa fuori gioco dalla Dda e da carabinieri alla fine del 2022. Tra i quindici arrestati dell’operazione che ha visto impegnati duecento agenti, centrale è la figura di Maximino Soto Rojas, cileno, legato alla cosca Bellocco grazie ai buoni uffici di due fratelli italiani di origine egiziana, Samy e Ramy Serour, a loro volta legati anche al clan Spada: il primo è stato arrestato nell’operazione di tre giorni fa, mentre l’altro fratello è recluso nel carcere di Ancona dove sta scontando una pena di otto anni per traffico internazionale di stupefacenti.

Il collegamento di Soto Rojas con i Bellocco non era diretto, ma aveva un filtro: proprio i fratelli Serour, in particolare Ramy, quello recluso. Erano loro a garantire la protezione della ‘ndrangheta agli affari illeciti del cileno. Che nell’estate del 2021 era stato obiettivo di un agguato mentre rientrava a casa, nella zona di Anzio Colonia: era con la moglie, la cognata e i due figli piccoli quando due uomini in sella ad una moto lo affiancarono esplodendo numerosi colpi di pistola contro l’auto sulla quale viaggiavano. Per puro caso non restò ferito, così come i familiari. In quell’occasione le indagini accertarono che l’agguato era da ricondurre alla guerra nella gestione delle piazze di spaccio.

Scampato all’attentato, Soto Rojas aveva ripreso il controllo del territorio, arrivando ad appiccare il fuoco a due appartamenti del complesso immobiliare di Corso Italia che erano stati occupati da alcuni pregiudicati e trasformati in base presso la quale spacciare droga, soprattutto crack che va via alla grande, soprattutto tra i giovani, a quattro, cinque euro a dose.

I RIVALI

La presenza dei rivali non era stata ben vista perché avrebbe pregiudicato il totale controllo di un mercato fiorente, tanto da passare alle maniere forti con l’incendio ai due appartamenti. Un vero e proprio avvertimento che ha avuto l’effetto di scoraggiare la concorrenza. Insomma, una presenza importante quella di Maximino Soto Rojas, vero dominus dell’organizzazione, fino all’operazione di lunedì con il sequestro di stupefacenti e l’arresto di numerosi pregiudicati, soprattutto manovalanza, che controllavano i varchi di Corso Italia, vedette pronte a dare l’allarme in caso di arrivo delle forze dell’ordine per consentire ai pusher di allontanarsi. Gran parte degli arrestati su un braccio avevano tatuato la sigla “MF54”, dove il numero sta ad indicare il civico 54 di Corso Italia, il “cuore” della piazza di spaccio. L’operazione del Commissariato di Anzio, coordinata dal dirigente Pietro Paolo Persichelli, ha portato anche alla perquisizione della casa circondariale di Velletri; cinquanta uomini della Penitenziaria hanno setacciato le celle di intero braccio del carcere. Durante le indagini è infatti emerso che Soto Rojas controllava la piazza di spaccio di Corso Italia insieme al cognato, recluso proprio a Velletri, che utilizzava indebitamente uno smartphone. A marzo un infermiere in servizio presso la casa circondariale era stato arrestato per spaccio di stupefacenti. E se era entrata la droga, non doveva essere stato difficile fare entrare anche un telefono cellulare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Prestito personale

Delibera veloce

 

Conto e carta

difficile da pignorare

 





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link