Puglia, intesa bipartisan per la Regione: sì al patto per salvare i 50 consiglieri

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di
Francesco Strippoli 

Apertura del Pd al centrodestra per evitare che in Puglia – dove la popolazione è scesa sotto i 4 milioni di abitanti – gli eletti passino da 50 a 40, secondo quanto prevede una legge statale approvata nel 2011

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Il Pd chiede di aprire all’opposizione la discussione sulla legge elettorale, a cominciare dalla controversa norma che costringe i sindaci a dimettersi con largo anticipo se vogliono candidarsi in Regione

Dal centrodestra la risposta è affermativa. Si tratta di una notevole apertura sul piano del metodo («confrontiamoci») con minore disponibilità nel merito delle proposte. Per dire: nel corso della conferenza dei capigruppo di ieri mattina, guidata dalla presidente Loredana Capone, il centrodestra sia pure informalmente ha manifestato la propria contrarietà a rivedere la disposizione sui sindaci e pure quella sul consigliere supplente (subentra al consigliere nominato assessore). Perché, si dice a destra, finisce per premiare solo chi vince (e prende assessori), moltiplicando il numero degli eletti della coalizione. 




















































È una norma, pensata da Ruggiero Mennea (Azione), anche per far fronte al previsto calo del numero dei consiglieri. Con la Puglia scesa sotto i 4 milioni di abitanti, gli eletti passano da 50 a 40, secondo quanto prevede una legge statale approvata nel 2011 per contenere i costi delle istituzioni pubbliche. Dopo un lungo percorso di valutazione, è stato trovato un accordo bipartisan in Parlamento per rimediare al «declassamento».

Lo scopo è di non rendere eccessivamente penalizzante la norma: scesa sotto i 4 milioni di abitanti, la Puglia avrebbe gli stessi 40 consiglieri delle Regioni con due milioni di abitanti (la fascia di riferimento è 2-4 milioni). 

La trovata di Mauro D’Attis per congelare il declassamento

Il parlamentare e coordinatore regionale di FI, Mauro D’Attis, ha previsto il congegno per evitare il «declassamento». Prevede che non si dia luogo alla diminuzione dei consiglieri nel caso in cui la flessione degli abitanti sia minima, pari o inferiore al 5%. La Puglia è passata da poco più di 4 milioni a circa 3,9 milioni. Il calo è inferiore al 5% (che corrisponde a 200mila). L’emendamento è stato concordato anche con il centrosinistra. Si proverà ad inserirlo nel Milleproroghe. Capone ieri ha confermato che il tema sarà discusso alla prossima conferenza dei presidenti di Consiglio.

Nel corso dell’incontro di ieri mattina il capogruppo dem Paolo Campo ha lanciato l’appello al centrodestra ad esaminare assieme le questioni istituzionali: norma sui sindaci, consigliere supplente, soglia di sbarramento elettorale (che qualcuno vorrebbe abbassare dal 4 al 3%). E anche la norma Laricchia sulle nuove procedure di nomina negli enti regionali.
Seduta stante, il niet del centrodestra è stato risoluto: in questi termini si sono espressi soprattutto il leghista Giacomo Conserva e il civico di destra Paolo Pagliaro. Renato Perrini (FdI) ha invitato ad occuparsi di cose che interessano i cittadini. Il forzista Paride Mazzotta è disponibile al dialogo, ma si è riservato sul merito.

I coordinatori regionali di centrodestra, invece, come detto, aprono alla discussione. «Le norme elettorali – dice l’azzurro D’Attis – sono le regole del gioco. Apprezzo l’orientamento del segretario regionale del Pd, De Santis, che indica il metodo della condivisione con le opposizioni. È un approccio democratico e costruttivo. Su questi binari FI è un interlocutore serio e disponibile al dialogo». Anche il coordinatore della Lega, Roberto Marti, apre al confronto. In più sembra disponibile a parlare della norma dei sindaci. 

Queste le sue parole: «La Lega c’è, quando si tratta di compiere azioni che possano migliorare la qualità della vita dei cittadini. Elemento importante, sicuramente, quello riguardante le norme affinché ci siano procedure eque e corrette a tutela dei sindaci e degli abitanti dei loro Comuni». Si capisce che i partiti stanno pensando a come mettere mano alla legge elettorale. Probabile che un terreno comune di intesa possa essere, per le formazioni più grandi, il rifiuto ad abbassare la soglia di sbarramento. Si vedrà presto.

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