Come l’Italia si prepara alla prossima avventura dei satelliti

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Sessant’anni di spazio per l’Italia. Era il 15 dicembre del 1964, quando il nostro Paese lanciò in orbita il satellite San Marco, un primato conquistato prima di noi solo da Unione Sovietica e Stati Uniti. Questo compleanno importante è stato celebrato all’apertura di NSE New Space Economy Expoforum, l’appuntamento alla fiera di Roma che dal 2019 racconta i traguardi raggiunti e le sfide future della new space economy.

NSE 2024, organizzato lo scorso dicembre da Fiera Roma in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana e con vari patrocini, tra cui il ministero delle Imprese, ha visto la presenza di aziende, start-up ed enti istituzionali del settore, convegni e talk con ospiti di prestigio ed esperti del mondo spaziale. Ora che ci si prepara a tornare sulla Luna, per poi proseguire il viaggio verso Marte, l’economia spaziale assume un peso sempre più importante. Secondo le previsioni, infatti, si passerà dai 600 miliardi di dollari del 2023 ai 1.800 miliardi entro il 2036. Con queste cifre in ballo, dunque, è fondamentale esserci anche per l’Italia.

“Oggi l’Italia è in grado di coprire tutti i domini delle attività spaziali: dall’osservazione della Terra all’esplorazione umana e robotica, fino a telecomunicazioni, navigazione, accesso allo spazio e ricerca”, ha affermato Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, nella sede dell’Asi che ha voluto celebrare l’importante avventura italiana di 60 anni fa. L’impegno del nostro Paese è ai massimi livelli, grazie anche alla partecipazione, all’interno dell’Agenzia europea, alle missioni Artemis sulla Luna, insieme con la Nasa, e ai progetti in Africa, dove la base di Malindi, in Kenya, potrebbe tornare a essere il sito di lancio di molti futuri satelliti.

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“Nel 2023, la spesa pubblica a livello globale è stata di 106 miliardi di euro, l’11% in più rispetto all’anno precedente, mentre nel 2024 la stima è di 121 miliardi di euro a livello mondiale, con un ulteriore incremento del 7% sull’anno precedente”, ha spiegato Luca Del Monte, capo del Dipartimento della commercializzazione di Esa nel corso di uno dei panel di NSE. L’Italia nello spazio è presente anche con il telescopio Flyeye, previsto in Sicilia, con la costellazione Iride per l’osservazione della Terra, con il contributo all’Esa per i moduli della futura stazione spaziale Gateway, destinata all’orbita lunare, e con il programma di telecomunicazioni Moonlight e la missione marziana Exomars.

E, intanto, sono cresciuti anche gli investimenti privati, “da zero a 6 miliardi negli ultimi 10 anni. I fatturati dell’industria, nel 2023, sono stati pari, a livello planetario, a 53 miliardi di euro nel settore upstream e a 358 miliardi nel settore downstream, per un totale di 411 miliardi”, ha aggiunto Del Monte. Una somma che ha sostenuto “260 mila posti di lavoro negli Stati membri dell’Esa”. E con la legge italiana dello spazio, in via di approvazione, sono previste altre risorse anche per le piccole e medie imprese del settore e un fondo speciale.

E, a proposito di investimenti e imprese, Thales Alenia Space, una delle aziende italiane più importanti del settore, entro l’estate, aprirà a Roma, al Tecnopolo Tiburtino, la Smart Space Factory, un centro innovativo: servirà per sviluppare, assemblare e testare sia satelliti e antenne di grandi dimensioni sia altri asset spaziali, costruiti in una delle altre sedi italiane, a Torino.

Non a caso, all’evento NSE era presente anche Giovanni Campolo, VP Space Smart Factory Special Project Thales Alenia Space che in uno dei talk ha raccontato il progetto: “La nostra azienda ha 40 anni di esperienza e la space smart factory avrà 5mila quadrati di Camera Pulita (dove si stanno effettuando la produzione, l’integrazione e i test dei 12 satelliti della Costellazione Iride ndr): sarà un grande test center, che farà la differenza a livello europeo. Negli ultimi anni abbiamo assunto circa 600 persone, ne assumeremo altre per il nuovo centro e siamo arrivati quasi a 3mila dipendenti. Nella Smart Factory abbiamo introdotto nuove tecnologie digitali, otto in totale, che serviranno a produrre 100 satelliti l’anno, perché il nostro obiettivo è creare un ponte tra università, centri di ricerca e produzione, grazie allo Space Joint Lab, che sarà parte della nuova factory”.

Al centro c’è proprio il programma Iride: finanziato dal Pnrr, rappresenta uno tra i più importanti programmi spaziali satellitari europei di osservazione della Terra. La sua realizzazione dovrà essere completata entro il 2026 e sono impegnate 73 aziende italiane per un investimento di circa un miliardo di euro.



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