Oliviero Toscani e il rapporto speciale con la Toscana • Nove da Firenze

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Si è spento oggi a Cecina il fotografo Oliviero Toscani (Milano, 28 febbraio 1942). Il grande comunicatore di fama internazionale sarà cremato a Livorno.

Figlio del primo fotoreporter del “Corriere della Sera”, aveva studiato all’inizio degli anni ’60 fotografia e grafica alla Kunstgewerbeschule di Zurigo (scuola di Arti Applicate). Conosciuto internazionalmente come la forza creativa dietro i più famosi giornali e marchi del mondo, creatore di immagini corporate e campagne pubblicitarie attraverso gli anni per Esprit, Chanel, Robe di Kappa, Fiorucci, Prenatal, Jesus, Inter, Snai, Toyota, Ministero del Lavoro, della Salute, Artemide, Woolworth e altri.

Come fotografo di moda aveva collaborato per giornali come “Elle”, “Vogue”, “GQ”, “Harper’s Bazaar”, “Esquire”, “Stern”, “Liberation” e molti altri nelle edizioni di tutto il mondo. Dal 1982 al 2000 ha creato l’immagine, l’identità visiva, la strategia di comunicazione d’impresa e la presenza on-line di United Colors of Benetton, trasformandolo in uno dei marchi più conosciuti al mondo.

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Il sindaco di Livorno Luca Salvetti esprime profondo cordoglio a nome della città per la scomparsa di Oliviero Toscani, “maestro di straordinaria creatività profondamente legato al nostro territorio. La sua arte resterà un patrimonio universale”. 

Nel 1998 Toscani scelse proprio la nostra città per il progetto “Casting Livorno”, un affascinante mega casting fotografico volto a catturare il variegato DNA labronico e la sua anima attraverso l’obiettivo fotografico.

Insieme al Comune allestì all’ex fabbrica Peroni un gigantesco studio fotografico per immortalare i livornesi di ogni tipo ed età, dopo aver girato con i suoi assistenti ogni angolo della città per scoprire i volti più interessanti e tipici, fotografando gente nei mercati, sugli stabilimenti balneari, per le strade, sulle porte di casa.

Chiamò a raccolta poi i livornesi perché andassero a farsi fotografare in “studio”, ovvero all’ex stabilimento e per giorni e giorni donne, uomini, bambini, famiglie, gruppi di colleghi di ogni tipologia di lavoro, compagnie di teatro o di ballo locali, e mille realtà fecero la fila per uno scatto del conosciutissimo fotografo, un rivoluzionario nel mondo della moda e della pubblicità. Fu un grande evento collettivo, quasi un esperimento antropologico, che coinvolse moltissime persone: chi ha partecipato non dimentica. Il progetto si chiuse con una bellissima mostra e con un grandioso catalogo che ancora oggi rimane a testimoniare la Livorno di un periodo ben preciso nelle sue mille sfaccettature.

L’eclettico fotografo e artista scomparso oggi, lo ripeteva spesso: la mostra e il libro sulla strage di Sant’Anna di Stazzema «sono il mio lavoro più riuscito». Si tratta del libro, poi anche mostra fotografica e il video, “Sant’Anna di Stazzema: 12 agosto 1944. I bambini ricordano”, edito (due volte) da Feltrinelli. Nella seconda edizione infatti Toscani volle concludere il lavoro aggiungendo la foto e l’intervista di alcuni superstiti che non aveva potuto ritrarre la prima volta. Mentre una sezione della mostra è conservata in modo permanente al Museo storico della Resistenza di Sant’Anna, dove è visibile all’interno della sezione anche il video. L’esposizione ha girato più luoghi d’Italia, in sedi importanti, fino al 2015. Insomma, un progetto che ha sancito un connubio indissolubile e significativo fra il noto artista e Sant’Anna di Stazzema.

«Ci siamo conosciuti poco dopo la mia prima elezione a sindaco: era pronta la seconda edizione del suo libro – ricorda il sindaco di Stazzema Maurizio Verona -. In pochi minuti nel suo studio a Casale Marittimo trovammo sintonia e un accordo per la ristampa. È venuto più volte a Sant’Anna, organizzammo al Palazzo della Cultura di Cardoso la mostra sui condannati a morte nei carceri americani. Entrambi i progetti erano legati dall’interesse profondo non solo per la foto, che era la sua arma, ma anche per l’uomo e la donna che stavano dietro l’obiettivo».

Per Sant’Anna di Stazzema, il maestro Oliviero Toscani è un amico, dimostrando il suo affetto al borgo martire, alla sua comunità e ai superstiti. Si è reso disponibile in più occasioni a collaborare con il Parco nazionale della pace: presentando il libro agli studenti di Stazzema, presentandolo a Montecitorio nel 2016, partecipando a diversi eventi a Sant’Anna come il Festival la “Prima cosa bella” nel 2019. Ma soprattutto, la sua opera ha rappresentato per Sant’Anna uno strumento di comunicazione fondamentale per veicolare al grande pubblico la memoria della strage e le attività del Parco nazionale della pace.

Ha fatto sempre tutto in modo spontaneo, senza mai chiedere nulla in cambio del suo lavoro. Con Enrico Pieri, superstiti del 12 agosto 1944 e presidente dell’Associazione Martiri scomparso nel dicembre del 2021, era nata un’amicizia particolare: lo incontrò la prima volta che salì a Sant’Anna proprio per il progetto fotografico. Era stato l’ex sindaco Gian Piero Lorenzoni a chiamarlo in causa. «Ascoltai. Intanto, gli occhi di Pieri mi facevano vedere il racconto di quella strage, rivivere le medesime paure – affermò Oliviero Toscani -, così decisi di fotografare le facce di quei pochi bambini che nel 1944 scamparono alla morte.

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Poi, riguardando le foto capii che si poteva fare un libro sulla memoria di Sant’Anna di Stazzema».

La sua opera ha fermato per sempre, negli occhi di quelle persone, un istante di memoria. In quegli strettissimi primi piani ha reso immortale non solo il loro volto, ma il volto di tutti coloro che hanno sofferto e soffrono per le atrocità della guerra. Ogni ritratto, in bianco e nero, è accompagnato dalle testimonianze dei superstiti intervistati, nude e crude, senza preamboli né commenti. Il libro fu stampato nel 2003, e ristampato nel 2016. «Non so se possiamo chiamare amicizia – prosegue il sindaco Maurizio Verona – quella che è intercorsa tra me ed Oliviero Toscani, so solo che riconosco il rispetto che il maestro ha avuto per Sant’Anna, che non è mai stata una vetrina per lui, né una fonte di guadagno.

Per lui è stata prima una sfida, quella di riuscire dopo sessant’anni a fare un reportage, poi un luogo di riflessione e di affezione. Ogni volta ripeteva che quello su Sant’Anna di Stazzema era il suo lavoro più riuscito e credo che di questo l’intera comunità di Stazzema, e il Parco Nazionale della Pace, lo dovranno sempre ringraziare. Troveremo il modo per ricordare Oliviero Toscani come sarebbe piaciuto a lui, magari con un premio che coinvolga la memoria ed i giovani, non certo in un modo retorico».

Armato di macchina fotografica a tracolla, Toscani ha risalito le mulattiere già percorse dalle Ss di Reder per ritrarre coloro che erano riusciti a sfuggire all’eccidio nazifascista e che all’epoca erano bambini di età compresa fra i 2 e i 12 anni. La sua è una documentazione preziosa, fatta di immagini e testi, affinché la memoria storica di quella strage non cada nell’oblio e nell’indifferenza.

«Oliviero Toscani ha realizzato un lavoro significativo sui superstiti e sulla strage di Sant’Anna – commenta l’Associazione Martiri di Sant’Anna di Stazzema -, e dobbiamo esprimere gratitudine a chi come lui si è avvicinato ad un luogo di dolore a cuore aperto e con gli occhi lucidi, proponendo una lettura che ancora oggi trasmette e tramanda memoria alle future generazioni. Queste foto di Oliviero Toscani rendono conto di ciò che è accaduto e di ciò che è rimasto con una traccia indelebile». L’amministrazione comunale di Stazzema tutta e il Museo storico della Resistenza di Sant’Anna di Stazzema esprimono il loro più sentito cordoglio per la scomparsa di questo grande maestro della fotografia.



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