La protesta dei docenti e gli studenti dell’IIS “Carlo Forti” di Teramo contro la Provincia – ekuonews.it

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TERAMO – Forse abbiamo ingenuamente perso tempo nella speranza che le voci di corridoio fossero solo illazioni, ma ora sentiamo anche noi il bisogno di destarci dal nostro rispettoso silenzio e gridare a gran voce che la misura è colma, non comprendendo quanto ancora vorrà spingersi oltre l’ente provinciale.
I docenti e gli studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Carlo Forti” di Teramo non ci stanno più e sono adesso a rivendicare con forza il diritto di continuare legittimamente a fare scuola nello storico plesso di Via Cona, per necessità operative e didattiche, prima ancora che per il pur giusto senso di appartenenza. Al pari di chi giustamente reclama la propria sede del centro città, anche noi abbiamo il sacrosanto diritto di pretendere la nostra. Siamo stanchi di essere considerati ospiti in casa nostra, tacciati come scuola di serie B!
È ora di mettere fine ai continui rimaneggiamenti dei nostri spazi perché ogni anno, inesorabilmente e per una qualche circostanza, si ripropone l’idea di una ricollocazione presso altre sedi: la storia è vecchia (cfr. https://www.emmelle.it/2020/07/13/il-collegio-deigeometri-difende-litg-forti/) e da tempo carica di un lezzo pernicioso.
Siamo angustiati, non solo per le modalità “clandestine” con cui si prendono le decisioni e ci si appropria delle aree nella serenità delle festività natalizie, ma anche per il fatto che si continui a formulare proposte che riteniamo scriteriate, che non tengono minimamente conto delle necessità di un istituto di alto profilo tecnico, oggi pure munito di laboratori non facilmente dislocabili. Ricordiamo che sono stati appena collaudati e rendicontati i lavori di potenziamento delle apparecchiature tecnologiche e delle opere eseguite nelle classi, finanziati con i recenti fondi del PNRR per quasi 80 mila euro, che vanno ad aggiungersi ai numerosi investimenti effettuati negli anni con i diversi progetti PON per la creazione dei laboratori professionalizzanti (l’importo complessivo supera ben oltre le 200 mila euro!).
Si tratta di soldi pubblici per interventi sia strutturali che strumentali, denaro pubblico che la scuola fa sempre più fatica a reperire, sforzi di tanti che non possono in alcun modo essere vanificati con cinici e freddi colpi di spugna. Siamo ora curiosi di sapere chi avallerà, con propria firma, la delocalizzazione di quanto rendicontato nella malaugurata ipotesi di un controllo da parte della Corte dei Conti!
Inoltre, prima di prendere decisioni affrettate, qualcuno ha una vaga idea dei costi da sostenere per cablare ex novo un laboratorio CAD da 26 postazioni? Beh, da noi ce ne sono tre! Non si ritiene importante che la sede del Forti sia stata al tempo progettata e pensata per le esigenze dei futuri geometri? Sono note le leggi che vietano, per diversi anni, modifiche e/o trasformazioni alle opere rendicontate? Il plesso del Pascal non è la soluzione, lo abbiamo fatto presente a più riprese, perché non calza in alcun modo con le necessità operative della didattica dei geometri. Prima di ventilare ipotesi di ricollocamenti, sono stati creati per caso i presupposti per evitare di guastare tutto il ben fatto? A noi pare proprio di no! E ancora, le regole del buon padre di famiglia non insegnano forse che le soluzioni vanno prima studiate per bene? Non bisognerebbe valutarne le difficoltà intrinseche e considerare gli eventuali disagi che si arrecherebbero alla comunità scolastica operante?
Ci spiace davvero per ciò che è capitato al Delfico ma rimarchiamo il fatto che esistiamo anche noi. Per aggiustare l’uno non si può compromettere l’altro!
Assistiamo attoniti ad un indegno spettacolo della politica tutta, che pare oggi capziosamente favorire una scuola “ospite” annientando così storia, appartenenza e lavoro di chi invece si è prodigato per accogliere. Quanto sta accadendo nel segreto delle stanze decisionali è deplorevole, una commedia indecorosa. Non è bastato piazzare quella gigantesca scatola di scarpe su ciò che un tempo erano il nostro
giardino e il nostro parcheggio (quindi non “uno spazio da tempo inutilizzato” come apparso sugli articoli di stampa), ma in queste ore ci si sta spingendo addirittura oltre: si staglia nefasta sul nostro orizzonte l’ombra della cacciata!
Non sono bastati gli infiniti disagi che ci hanno creato – vengano nell’ora di punta per capire cosa accade – adesso ci vogliono nientemeno fuori da quella che è la nostra storica scuola! Ora che comodamente occupano le nostre calde stanze, addirittura ci fanno le scarpe!
Fino a ieri avevamo tante domande da porre, oggi quasi non riusciamo a rifiatare, a credere a ciò che si sta perpetrando. Volevamo quasi manifestare lo sdegno per quel nuovo box in progetto per il quale si spenderanno 1,3 milioni di euro di soldi pubblici; imprecare per quel parcheggio che ormai non c’è più; urlare per l’area di raccolta per le emergenze e l’evacuazione dei nostri studenti, ora sparita; soprattutto, sollevare le coscienze di chi non sa che una scuola è anche fatta di spazi ricreativi esterni per i ragazzi, che le lezioni laboratoriali di topografia dei geometri sono tradizionalmente da eseguirsi all’aperto e che non possiamo condurle all’interno, tra le postazioni dei collaboratori scolastici e le porte dei bagni, come vorrebbe qualcuno!
Non è bastato aver perso, tra le tante cose, anche il laboratorio di chimica e l’aula di disegno tecnico per far posto alle nuove aule dove accogliere le classi del Delfico.
Nelle varie tavole rotonde sul caso, nessuno ha avuto il garbo e la sensibilità di invitare anche un solo docente rappresentante del nostro indirizzo di studi che, lo ricordiamo, è fatto di tanti tecnici tra cui geometri, ingegneri e architetti. Sarebbe stato troppo vero? Vi riportiamo dunque un noto adagio del divino F.L. Wright che recita “Un medico può seppellire i propri errori, ma un architetto può solo
consigliare al cliente di piantare dei rampicanti”. Quanto si sta realizzando sarà terreno fertile per le edere, ve lo assicuriamo!
Nessuno pensi infine, neanche per un istante, che quella che in città è ormai tristemente nota come la “Questione Delfico” non ci abbia turbato e non abbia suscitato in noi quel generoso senso di solidarietà che, tra l’altro, non abbiamo mai mancato di dimostrare.
Al pari di ciò che facciamo costantemente in aula, abbiamo messo in campo il più alto spirito di solidarietà, integrazione, inclusione e rispetto verso gli altri in una situazione di estrema criticità. Mai avremmo immaginato che dietro tutto questo si celasse funesta l’idea di una dislocazione dei “geometri” verso altri lidi. Prendiamo quindi atto di un vile gesto di mala creanza, di uno scarso senso di riconoscenza, in pieno stile “se mi porgi il dito, ti prendo il braccio”.
Pare inutile dire che avremmo voluto essere trattati con rispetto, specie in casa nostra! A quelli del Forti, non un cenno di ringraziamento da parte delle figure apicali del Delfico, men che meno da parte della politica tutta, solo una triste corsa a chi poteva accaparrarsi la soluzione più vantaggiosa, guarda caso in pieno periodo di orientamento! Con tutta l’onestà intellettuale di docenti impegnati e che tengono alla propria identità, cosa dovremmo comunicare ora NOI alle famiglie che ci faranno visita? Nessuno ci ha pensato?
Deprecabile il comportamento della politica nella sua interezza: dalla Provincia che ha assunto decisioni irriguardose, al Comune e alla Regione che, a nostro parere, non si sono spesi a sufficienza nella causa. Nel bisogno non ci sono colori politici, occorrono fatti.
Belle le parole di circostanza sugli istituti tecnici provinciali in difficoltà di iscrizioni a fronte dello straordinario caso di Teramo, con uno dei più alti tassi di iscrizione liceale d’Italia (70%). Ecco quindi ’ennesima avventata modalità per decretare la morte di un altro istituto tecnico teramano dal passato glorioso, che da alcuni anni stava facendo oltretutto registrare timidi segni di ripresa.
In silenzio e con fatica abbiamo lottato ogni giorno per contrastare la liceizzazione incondizionata del sistema scolastico italiano, ma ora, messi all’angolo, oltre a sentirci soli, avvertiamo il peso greve di una politica che non ci assiste, siamo importanti solo sulla carta e mai nei fatti. Stante le ultime notizie che ci danno ormai fuori dalla nostra scuola, certi che la nostra Dirigente Scolastica si batterà per la causa, indirizziamo il nostro più pesante J’accuse a questa politica sorda e cieca che assume decisioni, ci pare, con grande irresponsabilità – I docenti e gli studenti dell’ITT “Carlo Forti”





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