Transizione energetica o speculazione? Assemblea pubblica tra promesse e dubbi sul futuro della Toscana

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Lo striscione di protesta © OKMugello

Sabato 11 gennaio, al Circolo Arci Isolotto di Firenze, si è svolta un’assemblea pubblica per discutere la nuova proposta di legge regionale sulle aree idonee per gli impianti di energia rinnovabile. L’incontro ha visto la partecipazione di una sala gremita di cittadini, associazioni ambientaliste e rappresentanti istituzionali, tra cui l’assessore regionale all’Ambiente Monia Monni, il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani e il presidente regionale Fausto Ferruzza. Tuttavia, accanto alla promozione della legge, non sono mancate contestazioni e perplessità.

L’assemblea si è aperta con l’intervento di Fausto Ferruzza, presidente regionale di Legambiente, che ha sottolineato l’urgenza di agire contro i cambiamenti climatici. Secondo Ferruzza, il governo nazionale con una metodologia pilatesca non propone soluzioni risolutive e l’agricoltura soffre le conseguenze del cambiamento climatico, omettendo però di considerare come le politiche agricole degli ultimi decenni abbiano contribuito a tali problematiche.

L’assessore Monia Monni ha preso la parola per spiegare la proposta di legge, sottolineandone due obiettivi principali: salvaguardare il paesaggio e accelerare la transizione energetica. Secondo Monni, il disegno di legge punta a individuare aree idonee per la realizzazione di impianti fotovoltaici e agrivoltaici, mentre per l’eolico le aree idonee non possono essere designate a priori, poiché l’installazione dipende dalla presenza di vento, che insiste principalmente sui crinali appenninici. Di fatto, quindi, tutti i crinali montuosi potrebbero essere considerati idonei, sollevando preoccupazioni per l’impatto sul paesaggio.

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L’assessore ha inoltre dichiarato che i progetti saranno selezionati in base alla loro “bontà” e qualità, senza però specificare quali criteri guideranno queste valutazioni. Il caso dell’impianto eolico di Giogo Villore, che sarà costruito nel Mugello, è stato citato come esempio di progetto autorizzato dopo un lungo iter di valutazione. Tuttavia, Monni non ha menzionato le strumentalizzazioni emerse durante il processo autorizzativo, né le critiche sollevate da altre associazioni ambientaliste che lo considerano deficitario.

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Ascolta l’intervista audio realizzata da Saverio Zeni

Un tema particolarmente discusso è stato quello dell’agrivoltaico, proposto come un’opportunità per le aziende agricole di integrare il proprio reddito attraverso l’affitto di terreni per l’installazione di pannelli solari. Tuttavia, alcuni agricoltori presenti hanno espresso preoccupazioni, temendo che le aziende del fotovoltaico possano approfittare della situazione per acquisire terreni agricoli, spingendo gli imprenditori a preferire l’affitto dei campi alla loro coltivazione.

Un’altra questione sollevata riguarda la deregolamentazione degli impianti. I critici della proposta temono che eliminare vincoli e accelerare i processi autorizzativi possa favorire speculazioni, anziché limitarle. Durante il dibattito, alcune voci contrarie hanno evidenziato come la transizione energetica, così come proposta, rischi di produrre danni irreparabili all’ambiente stesso.

L’incontro ha visto anche momenti di tensione, con interventi critici da parte di persone contrarie alla proposta di legge. In particolare, è stato contestato il rischio che l’accelerazione della transizione energetica diventi un pretesto per la costruzione indiscriminata di impianti industriali, senza un’adeguata tutela dei territori e del paesaggio.

Una legge tra promesse e dubbi

L’assemblea ha evidenziato la complessità del tema e la difficoltà di trovare un equilibrio tra la necessità di accelerare la transizione energetica e quella di tutelare il territorio e le comunità locali. Se da un lato l’assessore Monni e Legambiente hanno insistito sull’urgenza di agire contro i cambiamenti climatici, dall’altro le critiche mosse durante il dibattito hanno messo in luce i rischi di una legge che potrebbe favorire la speculazione e danneggiare l’ambiente che pretende di proteggere.

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La discussione, sebbene animata, ha lasciato aperti molti interrogativi: quali saranno i veri criteri di selezione dei progetti?
Come si intende garantire che i benefici economici vadano alle comunità locali e non alle grandi aziende?
E, soprattutto, come evitare che la transizione energetica diventi un pretesto per compromettere ulteriormente il fragile equilibrio ambientale della Toscana?

 





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