Della Premier Meloni ci si può fidare, ecco la riforma pensioni che può arrivare

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Criticata in maniera feroce. Alcune trasmissioni ed alcuni canali Tv sono tutti contro di lei apertamente e oggettivamente. Anche molti quotidiani attaccano incessantemente la Premier. Eppure sempre oggettivamente non si può negare che sia una Premier capace, tra i migliori Presidenti del Consiglio da una trentina di anni a questa parte. Lo dimostrano i fatti, e lo dimostra il fatto che le critiche spesso sono fatte più per partito preso che per provvedimenti e operato della Premier. E se è vero che è una Premier capace, come sta dimostrando in un momento in cui vive in una sorta di stato di grazia, allora le possibilità che il suo governo finisca con il raggiungere alcuni obiettivi che nessun governo che l’ha preceduta ha centrato, sono molte. A partire dalla riforma delle pensioni tanto attesa.

Le critiche alla Meloni, ecco alcune accuse di opposizione, sindacati, giornali e Tv

La Premier mina le libertà e i diritti dei cittadini con il suo governo. Il mantra che si ripete da quando è al governo è sempre questo. Le accuse di fascismo, per quanto un’epoca come la nostra possa tornare così indietro nel tempo sono una costante. La Meloni non prende le distanze dagli esteemisti di destra (prima Casapound, adesso quelli della manifestazione di Acca Larentia) e non si dichiara antifascita. Piccole fronde di estremisti di destra in azione con i saluti romani, e via alle accuse contro la Premier, il suo partito e il governo di centrodestra, di essere fascisti o quasi. Ma anche PD e Alleanza Verdi e Sinistra non si dissociano da manifestazioni di estremisti di sinistra dove piccole fronde di delinquenti caricano la Polizia e mettono a ferro e fuoco le città. In quel caso si dice che non si può fare di tutta l’erba un fascio, e che non si può accusare i tanti manifestanti che scendono in piazza di essere come quelli che distruggono tutto ciò che trovano.
Accuse alla Premier di essere succube di Trump, di fare il filo a Musk, allo stesso modo di quando si diceva che era troppo vicina a Orban o Milei.

Accuse che sanno molto di uno spostamento dell’attenzione su altri aspetti visto che evidentemente nel dettaglio dell’operato del governo c’è poco o nulla da criticare. Secondo chi critica apertamente il governo e il Presidente Meloni, si stava sbagliando strada sulla questione della liberazione della giornalista Cecilia Sala. E invece la Premier in 7 giorni da quando ha preso in mano il dossier ha riportato a casa la giornalista dall’Iran. A denti stretti i complimenti di tutti sono arrivati, anche di chi la criticava fino a poche ore prima dell’arrivo della notizia della liberazione della Sala.
Ma a denti stretti, perché adesso si sospetta che si siano ricatti, contropartite e “pedaggi” da pagare dopo aver liberato la giornalista.
Sulle politiche, soprattutto quelle della legge di Bilancio, ecco che si parla di tagli alla Sanità, di tagli all’Automotive, di aumento del precariato, di aumento della povertà, di pensioni minime che salgono di pochi euro e così via. Critiche spesso gratuite come vedremo.

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I risultati del governo Meloni sono sotto gli occhi di tutti

Il governo ha confermato il taglio del cuneo fiscale. Le opposizioni dicono che nulla di nuovo è successo, perché lo ha fatto il governo Draghi. Ma la conferma e trovare i soldi per la conferma, non erano certo la cosa più semplice da fare. Sulle tasse la Meloni le ha aumentate? A prescindere dal taglio del cuneo fiscale reso strutturale che effettivamente qualcosa in tasca ai lavoratori porta, prima della Meloni le imposte su redditi erano più alte. i contribuenti sui redditi tra i 15.000 ed i 28.000 euro pagavano il 25% di Irpef. Adesso, dal 2024, pagano il 23%.
I dati sull’occupazione sono positivi. Lo dicono l’Ocse e altri enti che certo non sono pilotati nei numeri, dal volere della Premier.
Eppure chi la critica, come per esempio Bersani o il Movimento 5 Stelle diranno che sono aumentati i contratti part-time, o i precari. Ma meglio poco di niente, perché evidentemente oggi c’è chi lavora, anche se poco, ma lavora. Con la guida “a sinistra” del governo, evidentemente non c’erano nemmeno i part-time. Il piano Albania sui migranti è costato un milione di euro, soldi dei contribuenti, uno scandalo per i critici. Ma si parla di un progetto che ancora è in atto e deve ancora essere valutato se positivamente o in negativo. La cui spesa tra l’altro, se paragonata ai soldi del Superbonus al 110%, dei banchi a rotelle o del reddito di cittadinanza, sono una inezia.

Della Premier Meloni ci si può fidare, ecco la riforma pensioni che può arrivare

Critiche sulla Sanità, perché si dice che la Meloni ha destinato poco. Ma pochi soldi in base al nuovo PIL che è in crescita, non pochi soldi fisici visto che il governo ha aumentato le dotazioni sanitarie pro capite cioè per ogni cittadino. Eppure la manovra che ha appena ultimato il governo è stata fatta con i pesanti vincoli della UE. Le pensioni minime sono aumentate poco perché basso è stato il tasso di inflazione. E prima che arrivasse la Meloni le minime erano di poco superiori a 500 euro, adesso sono stabilmente oltre i 600 euro. Che sia il preludio al raggiungimento dell’obiettivo di portare le minime a 1.000 euro come da promessa elettorale che a dire il vero era cavallo di battaglia di Forza Italia e non di Fratelli d’Italia. Fidarsi di una Premier così forse sarebbe cosa saggia. Perché ha dimostrato che a volte le riescono autentici miracoli (il caso Sala per esempio). Che si arrivi ad una riforma delle pensioni degna di questo nome non è un qualcosa di aleatorio. Che alla fine possa nascere davvero la quota 41 per tutti o una maggiore flessibilità in uscita? La legislatura della Meloni, vista la stabilità del governo, è lunga. Si dovrebbe arrivare al 2027. Il tempo dirà chi ha ragione.



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