Usa. Zuckerberg contro l’Ue: la Silicon Valley dichiara guerra a Bruxelles

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di Giuseppe Gagliano

Se c’è una cosa che Mark Zuckerberg non ama, è l’idea che qualcuno possa interferire con il dominio incontrastato delle Big Tech. E l’Unione Europea, con le sue leggi antitrust e le sue multe miliardarie, è diventata il nemico pubblico numero uno del CEO di Meta, la holding che controlla Facebook, Instagram, WhatsApp e molto altro.
Nel corso di un’intervista al popolare podcast Joe Rogan Experience, Zuckerberg ha lanciato un vero e proprio j’accuse contro Bruxelles, accusando l’Ue di imporre regole che sarebbero, a suo dire, una forma di “tariffa doganale” mascherata, progettata per ostacolare le imprese tecnologiche americane. E non si è fermato qui. Ha chiesto direttamente all’ex presidente Donald Trump, con l’aria di chi si aspetta una mano pesante, di “sanzionare” l’Europa per quello che definisce un attacco strategico agli interessi economici statunitensi.
Secondo Zuckerberg l’Ue ha imposto alle aziende tecnologiche americane più di 30 miliardi di dollari in multe negli ultimi 20 anni. Un costo astronomico, culminato lo scorso novembre con una sanzione di 797 milioni di euro inflitta a Meta per aver violato le regole antitrust europee, costringendo i fornitori di servizi pubblicitari a condizioni commerciali ingiuste.
E Zuckerberg non le manda a dire: «Se un altro Paese si prendesse di mira un’industria che ci sta a cuore, il governo americano troverebbe probabilmente un modo per reagire. Ma qui non è successo». Per lui, l’amministrazione Biden ha fallito nell’affrontare il problema, lasciando campo libero all’Europa per colpire indisturbata i giganti tecnologici d’oltreoceano.
Ma davvero l’Europa è il cattivo della situazione? La realtà è che Bruxelles non fa altro che applicare le proprie leggi, che mirano a tutelare la concorrenza e i diritti dei consumatori. Per anni, le Big Tech americane hanno imposto condizioni di mercato che sfiorano il monopolio, utilizzando dati personali e algoritmi opachi per mantenere un controllo quasi assoluto sul mercato globale della pubblicità online.
L’Unione Europea ha deciso di dire basta, imponendo regole più stringenti attraverso il Digital Markets Act e il Digital Services Act, due provvedimenti che mirano a limitare il potere delle piattaforme digitali. Zuckerberg, dal canto suo, vede queste misure come un’ingerenza strategica, una specie di guerra economica mascherata.
La mossa di Zuckerberg di coinvolgere Trump non è casuale. L’ex presidente, noto per il suo approccio aggressivo nelle relazioni internazionali, ha spesso criticato l’Ue per il suo trattamento delle aziende americane. Durante il suo mandato, Trump ha minacciato dazi e sanzioni contro Bruxelles, accusandola di sfruttare il commercio con gli Stati Uniti.
Chiamare Trump in causa serve a inviare un messaggio politico: il futuro delle Big Tech americane non è solo una questione economica, ma una questione di supremazia geopolitica. Zuckerberg lo dice chiaramente: “Difendere le nostre aziende più forti dovrebbe far parte della strategia americana”.
Ma in questa guerra tra titani, chi ci rimette davvero? I consumatori, come sempre. Mentre Zuckerberg si lamenta delle multe e Bruxelles cerca di regolare un mercato ormai fuori controllo, il prezzo di questa battaglia ricade su chi usa quotidianamente queste piattaforme.
L’Europa, nonostante le sue buone intenzioni, rischia di trovarsi schiacciata tra le pressioni delle Big Tech e le inevitabili conseguenze economiche di un confronto con Washington. Nel frattempo, Zuckerberg continua a dipingere le sue aziende come vittime di un complotto internazionale, ignorando comodamente il fatto che il modello di business di Meta è costruito su una raccolta dati senza precedenti e su un potere di mercato che soffoca la concorrenza.
Alla fine la questione è semplice: chi deve avere il potere di stabilire le regole del gioco? Zuckerberg vuole un mondo in cui siano le Big Tech a dettare legge, senza interferenze da parte dei governi. L’Europa, invece, cerca di affermare il diritto degli Stati a proteggere i propri cittadini e il proprio mercato.
Chi vincerà questa battaglia? Forse nessuno, ma una cosa è certa: la guerra digitale è appena iniziata, e a pagarne il prezzo saremo noi tutti.

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