SIRIA/ “Il nuovo regime manda segnali preoccupanti, Italia e Ue rischiano di sostenere i jihadisti”

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Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha incontrato Ahmed al Sharaa, il capo di Hayat Tahrir al Sham (HTS), che, con il nome di battaglia di Al Jawlani, ha guidato i ribelli che hanno fatto cadere il regime di Bashar al Assad. Un incontro per conoscere i nuovi leader della Siria, cui l’Italia ha assicurato l’impegno per cercare di togliere le sanzioni economiche contro Damasco, proponendosi come promotore della ricostruzione. E non è stato l’unico ministro europeo a recarsi nella capitale siriana. L’Unione Europea e l’Occidente, però, dice Sherif El Sebaie, opinionista egiziano esperto di geopolitica del Medio Oriente, stanno dimenticando troppo in fretta il passato jihadista di chi comanda in questo momento nel Paese e i segnali sospetti che non depongono a favore della loro tanto sbandierata svolta moderata.



Tajani parla con Al Jawlani e si propone di avere un ruolo attivo per aiutare il Paese a rilanciarsi. In quale modo?

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In Siria, da un punto di vista geopolitico, si è verificata una sconfitta dell’Iran e della Russia, ma da quello morale a risultare sconfitti sono stati USA ed Europa, l’Occidente in generale. Dobbiamo renderci conto che chi è al potere in questo momento in Siria, questi signori da cui i francesi, i tedeschi e anche gli italiani sono andati per capire che ruolo possono avere nel Paese, sono a tutti gli effetti e rimarranno per sempre jihadisti, con un’ideologia salafita in assoluto contrasto con tutto quello che l’Europa da anni va predicando. Se momentaneamente possono sembrare persone ragionevoli, verrà prima o poi il momento in cui getteranno la maschera: un cliché con cui ci siamo confrontati più volte in Medio Oriente.



Stiamo davvero scherzando con il fuoco?

Gli occidentali hanno margini per giocare un ruolo da un punto di vista economico, nella ricostruzione, ma restiamo nell’ambito di interessi che saranno perseguiti senza curarsi dei principi morali che l’Europa e l’Occidente sono andati predicando in questi anni, calpestando i diritti dei siriani, che nel medio-lungo termine saranno i primi a pagare questa collaborazione tra l’Europa e un potere islamista che sicuramente non avrà nessun riguardo per le minoranze.

Ci sono segnali che autorizzano a dubitare delle reali intenzioni del governo di HTS?



Si è parlato di cambiare i programmi scolastici dando credito all’interpretazione dell’ultimo versetto del primo capitolo del Corano, per cui cristiani ed ebrei vengono considerati persone che hanno preso una cattiva strada; si propone di non permettere alle donne di fare i magistrati; si fanno dichiarazioni che poi vengono rimangiate. Quando è stato chiesto al nuovo capo della Siria se le donne sarebbero state costrette a mettersi il velo o meno, ha dato una risposta vaga e ambigua, sostenendo che ci saranno commissioni e comitati che ne discuteranno: non c’è stata una risposta chiara sul fatto che saranno libere di mettersi quello che vogliono.

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La collaborazione con i Paesi occidentali finirà per rafforzare il nuovo regime e il suo corso. L’Occidente sta trattando con una milizia jihadista che ha preso il potere con la forza e che al momento non è legittimata né da elezioni, né da un voto popolare, né da altro. Stanno parlando di tenere le elezioni fra quattro anni, un periodo nel quale possono succedere tante cose, in cui potrebbero prendere in mano totalmente le redini del potere, in modo tale da essere certi di non passarle poi a nessun altro. Insomma, l’Europa sta collaborando a rafforzare un nuovo regime dittatoriale con un’impostazione teocratica, che cerca di dare tutte le garanzie del caso, anche se le dichiarazioni che sta facendo e le decisioni che sta prendendo dicono tutt’altro.

Non è passato inosservato il fatto che Al Jawlani non abbia dato la mano alla ministra degli Esteri della Germania Annalena Baerbock. È abbastanza per preoccuparsi?

Quando una siriana ha voluto scattare una foto con lui, Al Jawlani l’ha invitata a indossare comunque una sciarpa, a mettere un velo sulla testa. Un intervistatore gli ha chiesto spiegazioni di questo suo comportamento. La risposta è stata: “È una mia libertà personale essere ritratto in foto come voglio”. Peccato che abbia obbligato un’altra persona a comportarsi in un certo modo per scattare questa foto come vuole lui.

Ma c’è un modo per premunirsi da questa deriva fondamentalista? L’Europa può fare qualcosa?

Non correre alla loro corte a baciare le babbucce, non togliere le sanzioni e insistere affinché il margine temporale entro cui si devono tenere le elezioni, sotto osservazione e supervisione esterna, sia il più breve possibile, per non dare loro il tempo di avere un controllo del territorio e delle istituzioni tale da non permettere lo svolgimento delle operazioni di voto.

Ma se restano le sanzioni la Siria come fa a rilanciarsi?

Se il rilancio avviene sotto un potere di questo tipo creiamo un danno non solo ai siriani, ma a tutto il Medio Oriente e alle regioni circostanti: se un potere jihadista prende il controllo di una Siria prospera, che ha le risorse, la trasformerà in una specie di base di addestramento, con i mezzi per mettere in pericolo tutti i Paesi circostanti. La riduzione delle sanzioni deve essere molto oculata, calibrata, nella direzione di permettere solo quello che è necessario per la popolazione civile e per la ripresa dell’economia, senza esagerare.

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Un discorso che vale per l’Italia e l’Europa intera?

Anche per gli USA: l’idea di togliere la taglia su Al Jawlani, senza chiedere di interloquire almeno con qualcun altro, anche se consapevoli che lui rimarrà comunque dietro le quinte, è già una decisione sbagliata.

I tutor di questo nuovo corso, cioè i turchi, possono in qualche modo incanalarlo in una direzione che non sia fondamentalista? Anche Erdogan in fin dei conti in passato ha sostenuto posizioni più intransigenti, poi ha cambiato. Non potrebbe farlo anche Al Jawlani?

Erdogan ha una storia di militanza islamista, ma fino ad oggi ha avuto un atteggiamento più “democristiano”: in Turchia c’è l’alcol, le donne non sono obbligate a indossare il velo. Il passato dei signori che sono arrivati in Siria è di tutt’altra natura: una militanza jihadista, salafita, armata, con esecuzioni organizzate nella pubblica piazza. Spero che la Turchia, come maggiore sponsor, abbia il potere di indirizzarli adeguatamente, ma ho grandi dubbi sul fatto che questa collaborazione possa proseguire a lungo.

Questi dubbi su cosa si fondano, sul fatto che i jihadisti non hanno mai cambiato idea così drasticamente?

Sì, i jihadisti non hanno mai cambiato idea o l’hanno fatto solo temporaneamente, per poter controllare bene la situazione e diventare inamovibili.

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(Paolo Rossetti)

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