Noi e la macchina. Benanti e Maffettone spiegano la sostenibilità digitale

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Intelligenza artificiale: sogno o incubo? Un approfondito studio culturale, filosofico e scientifico fa il punto sull’impatto delle nuove frontiere digitali sulla vita individuale e sociale e su come orientarle immaginando un futuro “sostenibile” dal punto di vista etico, sociale e politico

12/01/2025

Quale confine tra uomo e macchina e quale orizzonte per un’innovazione positiva capace di unire pubblico e privato, governi, imprese e cittadini per il bene comune?

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Un teologo e un filosofo protagonisti del dibattito sull’Intelligenza artificiale guardano alle opportunità mettendo in guardia dai rischi della tecnologia digitale nel libro “Noi e la macchina: Un’etica per l’era digitale”, edito da Luiss University Press, presentato a Napoli in un incontro promosso, il 10 gennaio, da Roberto Dante Cogliandro, founder dell’Associazione italiana notai cattolici, dal titolo “L’intelligenza artificiale al servizio della società e delle professioni”.

Autori del volume Paolo Benanti, teologo francescano esperto di bioetica, docente alla Pontificia Università Gregoriana, presidente del Comitato per l’intelligenza artificiale istituito presso il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, membro del Comitato sull’IA delle Nazioni Unite, autore di programmi televisivi sul tema, e Sebastiano Maffettone, autorevole filosofo, docente di Filosofia politica presso l’Università Luiss di Roma dove dirige il gruppo di ricerca dell’Osservatorio Ethos, già docente in prestigiose università estere.

Presenti nella sede dell’Acen (Associazione costruttori Napoli), il Sindaco Gaetano Manfredi, Angelo Lancellotti presidente Acen, Raffaele Cantone Procuratore della Repubblica di Perugia, Annamaria Colao scienziata con cattedra Unesco, il notaio Francesco Coppa e l’avvocato Antonio Nardone, Giorgio Ventre docente di Ingegneria presso l’Università Federico II, Gabriel Zuchtriegel direttore degli scavi di Pompei e Ferdinando Flagiello vice presidente della banca di credito cooperativo. Ha moderato l’incontro Annamaria Baccarelli, vice direttrice di Rai Parlamento.

Un vibrante dialogo, a Palazzo Ruffo della Scaletta, nella consapevolezza che la condizione digitale renda indispensabile una riflessione filosofica sistematica “nei limiti in cui è possibile farlo in un campo come questo dove tutto sembra cambiare a ritmo frenetico”, come hanno evidenziato gli autori.

“Siamo dalla parte degli utilizzatori dell’intelligenza artificiale o degli utilizzati?”, è l’interrogativo di Paolo Benanti. Dilemma antico.

“La digitalizzazione con l’algoritmizzazione dei processi, le intelligenze artificiali e la robotica avanzata sono una delle frontiere più sfidanti nei confronti dei processi umani nel loro complesso, processi che da sempre coinvolgono non solo la tecnica ma anche il lato più profondo e radicale dell’autocomprensione della persona”, si legge nel libro.

“I sistemi di IA sono capaci di adattarsi e adeguarsi alle mutevoli condizioni in cui operano, simulando ciò che farebbe una persona. In altri termini, la macchina sempre più spesso può surrogare l’uomo nel prendere decisioni e nel compiere delle scelte”.

“Innovazione tecnica e cambiamenti socio-culturali, morale e etica vanno di pari passo. Considerare il progresso scientifico solo dalla prospettiva tecnologica comporta il rischio di non riuscire a percepirne la portata in termini di trasformazione sociale, con incapacità di orientarne gli effetti verso il bene comune”.

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La sfida, dunque, è “umanizzare la tecnica e non macchinizzare l’uomo”. “Riportare al centro dei processi di decision making non solo le tecniche ma anche tutta una serie di dimensioni antropologiche ed etiche. C’è bisogno di una nuova agorà ove rendere possibile la convivenza umana in una stagione in cui l’automatizzazione e la decisione algoritmica rischiano di rimpiazzare l’umano e le strutture valoriali della nostra convivenza sociale. In questa ottica, il libro intende porre le basi per un processo collettivo di formazione, un luogo di pensiero e una struttura di dialogo per far ri-fiorire l’umano nella stagione di quella che sembra essere una machina sapiens che compete con la nostra specie”, scrivono gli autori.

Il libro traccia, quindi, un itinerario, per definire i contorni di una difesa prioritaria dell’umano, attraverso un’accurata ricostruzione storica e filosofica dei processi tecnologici, la centralità dell’etica nel digitale e, ancora, la relazione tra l’influenza del digitale sull’opinione pubblica e sulla democrazia e, infine, le conseguenze sull’economia, per una giustizia distributiva delle risorse che appare “poco efficiente e poco equa”.

Ma come conciliare una tradizione antica, com’è quella dell’etica, con le trasformazioni della rivoluzione digitale?

Il libro “Noi e la macchina” propone la “sostenibilità digitale”. Una nuova etica capace di armonizzare progresso tecnologico ed equità sociale considerando la centralità della persona come fine ultimo che deve orientare il progresso tecnologico. “Difendere l’essere umano e i suoi spazi di scelta dall’invasione progressiva di macchine pensanti istruite dall’intelligenza artificiale”. Un approccio etico che include criteri, principi e orientamenti nelle scelte in materia digitale. Nuovi paradigmi a difesa dei valori universali e dei diritti umani.

“Morale individuale ed etica pubblica sono due facce della stessa medaglia. La morale dei singoli presuppone un’etica pubblica adeguata, e quest’ultima a sua volta richiede che consapevolezza, sincerità, spiritualità, rettitudine – e in sostanza tutti gli aspetti più significativi della morale individuale – siano presenti”, affermano gli autori.

Ma quali strumenti per una sostenibilità della condizione digitale? Il volume offre “aperture” piuttosto che conclusioni. “Prospettive che riguardano il digital divide, la partecipazione attiva degli utenti e la conquista di nuovi diritti contro le grandi compagnie, il mondo dell’education e la tutela dell’ecologia umana digitale”.

La formazione potrebbe essere quel punto d’incontro per creare un terreno comune, il luogo dove costruire e preservare ambiti condivisi. “Un problema etico legato all’identità e all’educazione delle nuove generazioni che richiede una gestione di tipo politico-economico che assuma la forma della governance”. Per una nuova etica capace di armonizzare progresso tecnologico, strutture valoriali, peculiarità umane ed equità sociale. E riscrivere l’umanità, con l’intelligenza e la forza del cuore.

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