La Lega rivendica il dopo-Zaia

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«Le elezioni regionali ad ottobre? Serve mettersi subito al lavoro per il dopo Zaia. Bisogna definire una rosa di candidati Lega da presentare al tavolo del centrodestra del Veneto. Se non saranno accettati? Siamo pronti a correre da soli». L’assessore regionale Roberto “bulldog” Marcato suona la carica, ma non lo fa da ribelle, contro corrente, come accaduto spesso negli ultimi anni. «Stavolta – puntualizza – anche il segretario della Lega del Veneto, Alberto Stefani, la pensa come me».

Così il giorno dopo le dichiarazioni della premier Meloni che, in un solo colpo, hanno mandato in pensione l’ipotesi dello Zaia quater e in frantumi il sogno del governatore di inaugurare le Olimpiadi nel 2026. Ma l’effetto Meloni è aggregante per la Lega veneta che ora fa quadrato su Zaia e annuncia battaglia perché «a decidere sono i veneti – dicono -. No a scelte calate da Roma».

Il retroscena

La reazione coinvolge la base e arriva fino ai palazzi veneziani della Regione. Lì, in realtà, ci si aspettava qualcosa di ben diverso da quello emerso dalla conferenza stampa di Meloni. E cioè un’apertura sui vincoli dei mandati, che avrebbe spianato la strada alla candidatura a governatore di Zaia, e lo slittamento delle elezioni a primavera del prossimo anno. E invece niente. Uno smacco che ha lasciato amareggiato soprattutto il presidente Zaia, secondo chi gli sta vicino.

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Il tridente d’attacco

Fuori dai giochi Zaia, c’è FdI che reclama la candidatura del presidente del Veneto, viste le percentuali da record nelle ultime due tornate elettorali. La premier, per quanto elegante nel definirla «al momento solo una opzione» e rinviando ogni decisione al tavolo nazionale del centrodestra, ha aperto la strada. Immediato il muro del segretario regionale della Lega, il deputato Alberto Stefani, e dell’ex ministra vicentina, la senatrice Erika Stefani, che giovedì sera hanno dichiarato: «In Veneto la Lega non si conta, ma si pesa. Abbiamo dimostrato di saper governare con un amministratore difficilmente sostituibile».

Così facendo, hanno indicato la via ai leghisti: avanti tutta per tenersi il Veneto. E se Zaia non sarà più il protagonista della campagna elettorale, sarà uno dei registi, magari persino indicando la persona da candidare, e poi schierando i suoi fedelissimi con la Lista Zaia. Per Marcato lo scenario è già chiaro: «Se mettiamo in campo il “tridente d’attacco”, cioè Lega, la lista di Zaia e quella degli amministratori autonomisti, battiamo tutti. Un sondaggio di due mesi fa ci dava ben oltre il 30%».

Attenzione, però. Se la Lega strappa e corre da sola, il rischio è la crisi della coalizione che regge il Governo Meloni. «No, ci sono tanti Comuni amministrati dalla Lega con FdI all’opposizione», osserva Erika Stefani. Per Marcato, invece, quella possibilità neppure esiste: «Si strappa in Veneto e cade il Governo a Roma? Questa è una visione della politica del secolo scorso. Serve fare un salto culturale e dare priorità ai territori».

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Fratelli d’Italia

Se la Lega ribolle, FdI non si preoccupa. Il senatore Luca De Carlo, segretario del Veneto (candidato in pectore del gruppo di Meloni alle regionali): «Dopo le dichiarazioni della premier – dice l’ex sindaco di Calalzo -, ogni altro commento di un esponente di FdI è inopportuno se non inutile». Da Roma il senatore veneziano Raffaele Speranzon, guarda oltre: «Alla fine saremo tutti compatti. Forse quelle di queste ore sono solo dichiarazioni che servono agli iscritti della Lega. Gli elettori veneti di centrodestra vogliono una coalizione unita». Come a dire: da soli si perde.

Forza Italia

L’eurodeputato Flavio Tosi, coordinatore di FI in Veneto, bolla gli annunci dei leghisti come «proclami». E spiega: «La posizione di Zaia ora è cambiata e ha problemi di tenuta in Consiglio regionale. Lì gli oltre 30 consiglieri sanno di non avere futuro. L’unico modo per evitare il fuggi-fuggi verso altri partiti è tenere in piedi scenari possibili, come quello sul limite dei mandati e della sentenza della Consulta. Ma è evidente che non c’è storia. E il nome del candidato del centrodestra verrà espresso, come da tradizione, dal tavolo nazionale della coalizione. Lo stesso che indicò Zaia nel 2010».





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