Elezioni a Trento, parla Giacca: «Io candidato sindaco? Mi cercano tutti: destra e sinistra»

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Conto e carta

difficile da pignorare

 


Il primo tempo si chiude con un due a uno in favore della squadra avversaria. Mauro Giacca ha il bavero che gli copre la bocca: sembra voglia dire che non rilascerà nessuna dichiarazione, meno che meno ai cronisti che si occupano di politica, presenze estranee al Briamasco, ma ora che il patron del Calcio Trento è il possibile candidato sindaco per il centrodestra… «Goool», grida Giacca, ed esulta anche il suo vicino di posto, Maurizio Fugatti. Esultano insieme, si alzano, si scambiano pacche sulle spalle. Ora che c’è il pareggio, Giacca è più tranquillo. Speriamo che duri. E il secondo tempo si chiude con il due a due. Fugatti scappa: «Abbiamo parlato solo di calcio», dice subito dribblando i giornalisti. Giacca aspetta, sembra disponibile per qualche domanda. Anche se risponde prima che gliela si possa fare: «Ci meritiamo un Trento importante, la nostra Trento deve essere importante».
Ma parla di calcio o di politica? Il Trento Calcio o la Trento città? C’era Fugatti, di cosa avete parlato? Della sua candidatura a sindaco?
«Abbiamo parlato di calcio. Ma con Maurizio (Fugatti, ndr) ho un bel rapporto. Ma anche con Franco (Ianeselli, ndr) il rapporto è positivo».
Quindi?
«Io ho una linea chiara, ho il club nel cuore, ho tante cose da fare, da far crescere per costruire un futuro importante, anche per il nostro territorio».
Sta dicendo che è sì? Che si candida come sindaco?
«Chi deve sapere lo sa, e chi sa deve scegliere. Non ho mai detto no, ma nemmeno sì».
Ma è sì o è no? Cosa ha detto a chi deve sapere?
«Abbiamo parlato quattro o cinque volte, ho dato una linea e loro sanno. Devono dare una risposta, prendere loro una decisione. Ma le cose nasceranno, cresceranno, vedremo cosa sarà».
Ma quando dirà se scende in campo oppure no? Oggi? domani?
«Nei prossimi giorni si saprà se Giacca ci sarà, ora non mi sbilancio, voglio concentrarmi sull’obiettivo».
E qual è?
«Proseguire con quello che ho fatto fino ad oggi, e quello che nascerà vedremo di farlo ancora meglio».
È preoccupato per il suo club? Che se diventa sindaco dovrà trascurare? Il Trento Calcio ha bisogno di un presidente dedicato al 100%?
«Il Trento Calcio ha bisogno di tanto affetto, di una comunità, di tante cose. Anche di un presidente che sia vicino, ma non sono da solo, c’è un grande gruppo».
Quindi, quando scioglierà la riserva?
«Chi sa, sa già. Sanno le mie intenzioni. Poi dico questo, che io sono di tutti, non sono né di Franco né di Maurizio. Io amo il mio territorio, perciò non inquadratemi da una parte o dall’altra. E poi Giacca è dato per perdente, no?».
Si riferisce al sondaggio che vede il candidato del centrosinistra oltre il 50%? Lei crede a questo sondaggio?
«Se mi mettono in gioco è perché ci credono. E se io voglio spingo fino all’ultimo, e se sono convinto ci arrivo. Il Trento deve essere competitivo per arrivare in serie B…»
Ma ora è tornato a parlare del Trento? Ma parlavamo di Trento città…
«La Trento città deve cambiare e sono convinto che prima o poi cambierà».
Ma vorrebbe essere lei il protagonista di questo cambiamento?
«Protagonisti si può essere anche dall’esterno, lavorando, condividendo».
Dice, quindi, non per forza come sindaco?
«Io voglio bene a Franco (Ianeselli, ndr), lo stimo».
Senta Giacca, ma quando dice che chi sa, sa… Sa se sì o se no? Insomma, a chi sa, ha comunicato la sua decisione?
«La politica sa. Lo sa da una parte e lo sa dall’altra. Lo sa anche Ianeselli. Io ho un cognome che dice tutto. Mi tirano per la giacca da una parte e dall’altra. Ma attenzione, non solo a destra, mi tirano anche da sinistra».
Insistono tutti.
«Ma io non voglio farmi pregare, non sono il tipo che vuole farsi pregare. Ho detto le mie cose, non voglio cambiare i miei obiettivi».
Le tirano la giacca da destra a sinistra, dice di essere «di tutti». Ma se dicesse sì, sarebbe il candidato del centrodestra.
«Ma io sono un artigiano, l’artigiano è l’uomo di tutti».
Ma come farebbe a fare il candidato di tutti?
«Se non si può non si farà niente».
Quindi no? Dirà che non ci sta?
«Non è così. A me piace sentirmi l’uomo di tutti, collaboro con le Acli che sono di sinistra, vado d’accordo con il vescovo Tisi. Ho un bel rapporto con tutti. Insomma, mi sento di tutti…».
E…?
«E se da una parte il posto è occupato, e se dall’altra è libero… Se c’è una porta chiusa, uno apre l’altra».
È un sì?
«Chissà».
(A questo punto passano i tifosi, Giacca stringe mani. E uno di questo gli grida: «Maurone, dighe de no e resta presidente del Trent che l’è meio per tutti, per noi e anca per ti»)
Giacca, si è capito che oggi non dice nulla.
«Io ho già deciso… Ma credetemi che non è una scelta personale. È una decisione di tutti e va condivisa, perché servono le idee chiare, costruttive, per il bene del territorio. Perché serve un cambiamento. L’ho detto a Lorenzo Dellai, a Franco (Ianeselli, ndr): bisogna cambiare. Bisogna aiutarsi. E abbiamo due figure brave in Trentino, Maurizio (Fugatti, ndr) e Franco. Che ha sbagliato tante cose, ma può sempre migliorare. Anch’io ho fatto errori con il Trento».
Quindi?
«Maurizio e Franco sono brave persone. Dobbiamo unirci e fare gruppo».



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