Allarme Confapi: artigianato in crisi, troppe tasse e meno incentivi

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«Politiche di riduzione della tassazione e incentivi che consentano al piccolo imprenditore di gestire al meglio il proprio guadagno»: è quanto chiede al governo il presidente di Confapi Venezia, Marco Zecchinel, commentando gli ultimi dati nazionali sull’artigianato di Unioncamere e Infocamere. Il report fotografa un deficit (in tutta Italia) di quasi 100mila imprese nel decennio e un aumento (+33.847), nello stesso periodo, dell’imprenditoria straniera del settore. Non sufficiente, però, a lenire la perdita complessiva.

La situazione dell’artigianato in crisi nella Città metropolitana di Venezia

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«Nella Città Metropolitana di Venezia – commenta Marco Zecchinel – al 30 settembre 2024 gli artigiani stranieri sono 13.520. Il peso percentuale di questi ultimi è del 21,8%, mentre nel 2014 era del 13,6%. È innegabile, come avviene in tutta Italia, la crescita nel comparto di queste realtà con imprenditori stranieri, ma è altrettanto chiaro, visto il deficit complessivo, come questo aumento non riesca a bloccare il calo registrato nel decennio 2014-2024. Per questo motivo c’è la necessità di attuare misure concrete di supporto a queste realtà commerciali, con appositi sgravi che ne consentano un rilancio perché non è mai un buon segnale quando il numero delle imprese, al posto che crescere, diminuisce nel tempo».

In tutta Italia sono poco più di 200mila gli stranieri artigiani, che rappresentano il 20% degli imprenditori individuali artigiani: negli ultimi dieci anni, sono cresciuti sempre del 20%.

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Zecchinel e l’artigianato

«Un tempo – prosegue Zecchinel – l’artigianato era uno dei fiori all’occhiello del made in Italy, anche nel nostro Veneziano. A giorno d’oggi, dati gli elevati costi soprattutto nell’acquisto delle materie prime da un lato e nell’elevata tassazione dall’altro, sono sempre meno le partite iva che decino di aprire. Si sta perdendo, al contempo, un know-how acquisito nei decenni, considerati tutti quegli artigiani che avevano attivato la propria azienda decenni fa e i cui figli non hanno scelto, per le motivazioni espresse sopra, di continuare l’attività del padre. Allo stesso tempo, però, il mercato necessita di queste figure».

La crescita delle imprese artigiane con titolari stranieri, stando all’indagine nazionale di Unioncamere e Infocamere, non si limita a un semplice aumento numerico, ma abbraccia una trasformazione profonda di settori chiave.

Nel settore delle costruzioni, il 29,1% delle imprese artigiane è oggi a titolarità straniera (117mila unità al 30 settembre 2024), con un incremento significativo del 13% nel periodo. Anche nei servizi alle imprese, si evidenzia un aumento del 55% tra le imprese con titolare straniero, che ora rappresentano il 27,8% del totale, superando la quota delle 14mila unità.

L’analisi

L’analisi dell’artigianato a titolarità straniera, elaborato sulla base di Movimprese, l’analisi statistica del Registro delle imprese delle Camere di Commercio, racconta anche un’evoluzione interessante per quanto riguarda età e genere. In particolare, sono gli imprenditori over 50 a trainare la crescita, con un incremento del 125,7% negli ultimi dieci anni, a cui si aggiunge un aumento ancora più marcato (+223,5%) tra gli over 70.

La presenza femminile è anch’essa in forte crescita: nel decennio, il rapporto Donne/Uomini è salito complessivamente da 17,1 a 20,1, con un aumento significativo nel Nord-Ovest e nel Nord-Est, dove è cresciuto di oltre 4 punti percentuali. Questo andamento è indice non solo di una maggiore partecipazione femminile nel comparto artigiano ma, probabilmente, anche di un processo di integrazione e stabilizzazione delle donne straniere nelle economie locali, particolarmente nelle aree più sviluppate del paese.

La presenza più solida di artigiani stranieri si registra in settori strategici come costruzioni, ristorazione e trasporti, presidiati in modo particolare da imprenditori provenienti da specifici Paesi. Le aziende nel settore delle costruzioni, ad esempio, vedono una forte presenza di titolari romeni (27.914 unità) e albanesi (26.515 unità), mentre nel settore dei servizi la Cina e l’Egitto giocano un ruolo significativo, con un’alta concentrazione di attività nel trasporto, magazzinaggio e ristorazione.





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