«Ha vinto Pesaro ma non le Marche. Snobbati dalla Regione, pochi soldi perché il sindaco del Pd»

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Matteo Ricci oggi oltre un italiano su 2 conosce Pesaro Capitale della Cultura con un + 20% rispetto a ottobre 2023. Era questa la Pesaro nazionale che da sindaco si immaginava?

«Sì, era questa la mia idea di città. Una città che uscisse dal provincialismo pur fiera di essere una realtà di provincia. Ma una realtà che poteva e doveva volare alto. Un riconoscimento importantissimo, grande patrimonio per il futuro». 

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La musica è finita gli amici se ne vanno… o no? Resta la sfida di mantenere la visibilità. Qualche consiglio a chi amministra oggi Pesaro?

«Nessuno consiglio: il sindaco Andrea Biancani e il suo vice Daniele Vimini stanno facendo più che bene. Hanno già detto che bisogna dare continuità alla grande promozione che Pesaro e la provincia hanno avuto. Abbiamo scommesso su bellezza e cultura e dobbiamo andare avanti. E’ una sfida nazionale. A livello di previsioni nei prossimi anni sempre più visitatori arriveranno in Italia, ma noi dovremo far fronte all’overtourism di realtà come Roma, Firenze, Napoli, Venezia e offrire una rete di realtà medie di provincia per rendere l’Italia più competitiva».

L’eredità di Pesaro 2024 ?

«La consapevolezza di essere uno dei luoghi migliori del Paese, con un patrimonio di ricchezze storiche, artistiche, naturalistiche e umane. La consapevolezza è la nostra forza: dobbiamo continuare a spingere per far sì che il turismo sia il settore più importante dopo il manifatturiero».

Per le Marche un traino mancato?

«Pesaro poteva fare da traino alle Marche, peccato che le Marche non ci abbiano creduto. La Regione ha snobbato la Capitale, ha investito il meno possibile come risorse, non ha promosso nessun incontro con il resto dei territori. Tutti si sono resi conto della grande opportunità meno i nostri amministratori: per la loro miopia si è persa un’occasione per fare rete con Ancona, Macerata, Fermo e Ascoli».

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Cosa poteva fare la Regione?

«Sicuramente sostenerci di più dal punto di vista finanziario. Sono stati sollecitati più volte per il contributo minimo che era stato definito (un milione ndr). Ma al di là dei soldi dovevano far diventare Pesaro una promozione per le Marche estendendo il programma alle altre province. Lo ripeto: per miopia politica, dato che la città la stavo governando io, un sindaco del Pd, hanno tenuto il profilo più basso possibile non facendo nulla per valorizzarla. Non è stata fatta una riunione, dico una, per vedere come poter sfruttare quest’opportunità eccezionale durata un anno. Pensavano di far un torto a Pesaro, alla fine il danno lo hanno fatto alle Marche».

Turismo & cultura, l’accoppiata è assodata, il terzo incomodo sono i trasporti, la facilità di raggiungere la meta.

«Certo, le vie di comunicazione sono importanti. E’ importante che Società Autostrade stia completando le opere legate al casello, importante la riqualificazione della stazione. Anche per questo mi sto continuando a battere per l’arretramento della ferrovia e per i fondi già stabiliti per Pesaro e Fano. Proviamo a immaginarci la costa senza ferrovia, diventerebbe una delle più belle d’Italia».

In prospettiva c’è Pesaro Urbino 2033, ma la strada è in salita. Non c’è neanche la “filiera” amica, visto la contrapposizione con Norcia.

«”Pesaro, Urbino e le Marche 2033”, sarà fondamentale per dare seguito ai progetti avviati. Una delle intuizioni del vice sindaco Vimini è stata quella di coinvolgere i 50 Comuni della provincia e ci sono grandi potenzialità. Noi dobbiamo continuare con la candidatura europea 2033, ma candidando le Marche, l’intera regione, con la guida di Pesaro Urbino. Chi vuole proporre altre candidature lo faccia, ma credo sia un errore strategico. L’ho suggerito a Vimini a Bruxelles: coinvolgere per ogni stagione una provincia marchigiana. Sono convinto che Biancani e gli altri sindaci potranno fare un ottimo lavoro, e io darò una mano come europarlamentare eletto nelle Marche».

Da sindaco l’artefice dell’assegnazione di Pesaro Capitale, ma a metà Pesaro 2024 ha lasciato il Comune per l’Europa. Cosa le è restato nel cuore?

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«L’inaugurazione con il presidente Sergio Mattarella. Che emozione: gli 8mila dell’Adriatic Arena hanno fatto esplodere l’orgoglio di un territorio».

Le piace vincere facile. Altro?

«La Biosfera. Forse non è stata da tutti compresa, ma la Biosfera è un moderno investimento culturale e tecnologico che resterà in città e che contrassegnerà il prossimo decennio».





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