Gli amici ritrovati: la coppia Osti-Gardini si ricompone, dal Treviso calcio al Palermo

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 


Carlo Osti, lei fu il ds del Calcio Treviso dal 2001 al 2005, anno in cui la squadra, quarta, fu promossa in serie A anche grazie al declassamento all’ultimo posto del Genoa, alla non iscrizione del Torino in A e al crac finanziario del Perugia. Cosa ricorda di quella stagione?

«Ricordi entusiasmanti. Partimmo con mister D’Astoli, poi subentrò Bepi Pillon e, da ultimi in classifica, facemmo un girone di ritorno fantastico, una cavalcata memorabile. Soprattutto una pazzesca “chimica” con la città e con i tifosi. E poi partite incredibili, come quel 3-0 al Genoa, ogni tanto me la rivedo. Io fra l’altro sono di Vittorio Veneto, Pillon di Campocroce ed ottenere certi risultati per noi fu ancora più bello: era il Treviso dei trevigiani, come il presidente Ettore Setten».

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

DA SX CARLO OSTI, GIOVANNI GARDINI, ETTORE SETTEN DEL TREVISO CALCIO

E come Diego Bortoluzzi, prima giocatore poi vice allenatore.

«Diego è vittoriese come me. Ragazzo dal carattere schivo, rispettoso, mai sopra le righe e soprattutto gran giocatore, penalizzato dagli infortuni, senza i quali chissà dove sarebbe potuto arrivare».

Mi porto nel cuore quel magnifico 2005: un’impresa unica

Lei la stagione successiva andò alla Lazio: perché non restò a Treviso?

«Io con Setten avevo e ho un grande rapporto. Cercai di fargli capire che quel Treviso in serie A, oltretutto giocando all’inizio a Padova per l’indisponibilità del Tenni, al massimo ci sarebbe stato un anno, soffocato oltretutto dagli squadroni cittadini come quelli di basket, rugby e volley. Sarebbe stato meglio valorizzare dei giovani, anche quelli in prestito da altri club più blasonati e utilizzare poi i soldi dei contributi affinché il Calcio Treviso potesse porre le basi per diventare una società di B con qualche puntata in A. Era quella la giusta dimensione. Alla fine mi chiamò la Lazio e decisi di fare una scelta professionale relativa alla crescita della mia carriera, anche se confesso che non fu per niente facile lasciare Treviso».

TREVISO-PRATO 2-1. TREVISO MAGLIA BIANCA IN FOTO ABBRACCIO A FINE PARTITA TRA GIOVANNI GARDINI, ETTORE SETTE, CARLO OSTI

TREVISO-PRATO 2-1. TREVISO MAGLIA BIANCA IN FOTO ABBRACCIO A FINE PARTITA TRA GIOVANNI GARDINI, ETTORE SETTE, CARLO OSTI

La maggiore soddisfazione avuta in quel quadriennio trevigiano?

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

«Debbo ripetermi: quell’ultima stagione ed in particolare la travolgente rimonta nel girone di ritorno. Mi resterà nella mente la passione dei tifosi, l’entusiasmo che quella squadra sapeva creare e che partita dopo partita acquisiva sempre più consapevolezza della propria forza, tutte cose che mi poterò sempre dietro. Un’impresa pari solo alle tre promozioni consecutive, sempre con Pillon in panchina».

Ho ritrovato un Giovanni motivato e determinato, sono felice di essere qui

Dal 2001 al 2003 al Calcio Treviso c’era anche Giovanni Gardini. Che impressione ha avuto ritrovarlo a Palermo dopo 22 anni?

«In passato l’avevo incontrato da avversario, talvolta in Lega, ma non c’era più stata occasione di lavorare a stretto contatto come a Treviso. Poi mi ha telefonato il 1 gennaio ed ho subito risposto con entusiasmo. Giovanni è una persona intelligente, sempre in linea con questo calcio che si evolve di continuo. Qui a Palermo rappresenta il City Football Group, ha una grandissima responsabilità e devo dire che l’ho ritrovato molto motivato, determinato. Mi ha fatto davvero piacere».

Lei dice che il calcio è cambiato: in meglio o in peggio?

«Non voglio sembrare nostalgico, il calcio è un mondo in evoluzione e cambia esattamente come cambiano gli altri sport, vedi pallacanestro, tennis, pallavolo ecc. E cambia con tutto ciò che gli ruota attorno, anche sul versante economico: rispetto a 20 anni fa magari si vede in giro meno tecnica, ma sicuramente più velocità e fisicità. Ed in questo senso l’Atalanta è stata la prima squadra a capirlo»

Lei segue oggi questo Treviso primo in serie D?

«Certo. Io vivo a Piacenza, anche lì sono nella stessa categoria, anche se in altro girone, ed hanno le stesse ambizioni dei biancocelesti, purtroppo con altri risultati. Secondo me il Treviso ce la può fare, anche perché mi pare che la società sia solida, ha fatto investimenti importanti, c’è anche un Consorzio di soci: vedere il Treviso in Lega Pro a mio avviso è il minimo, lì c’è tutto, a partire dallo stadio, per riuscirci».

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Vuole salutare i tifosi di oggi, magari parecchi saranno stati quelli di 20 anni fa.

«Certo, li saluto tutti con grande affetto, con la speranza che il Treviso torni quantomeno fra i professionisti, credo sarebbe la sua giusta dimensione»

Perché non pensare in futuro a vivere il suo derby personale, cioè un Palermo-Treviso?

«Ah, sicuramente. Però attenzione, vincere la D non è così facile, a Piacenza sono tre anni che ci provano senza riuscirci. Dovesse arrivare la promozione sarebbe già un’ottima partenza. Poi, chiaro, un Palermo-Treviso in serie A sarebbe il massimo».

Il suo è un sogno molto ambizioso.

«Io dico che se proprio dobbiamo sognare, allora sogniamo in grande. Tanto, come sappiamo, non costa niente».

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Giovanni Gardini: «La nostra sinergia ci dette la chiave del successo»

Giovanni Gardini, a volte ritornano. Dal 2001 al 2005 Carlo Osti, neo direttore sportivo del Palermo, di cui lei è l’amministratore delegato, ha lavorato al suo fianco nel Treviso, che poi fu promosso in Serie A. Com’è nata l’idea di questa reunion?

«C’è stata la necessità da parte nostra di individuare un ds che avesse capacità e abilità molto diverse da quello precedente (riferimento a Morgan De Sanctis), Osti incarnava le caratteristiche che cercavamo in questo momento, dove abbiamo una difficoltà sportiva evidente. La sua esperienza, competenza, coerenza e credibilità, perché sono 25 anni che ha lavorato in tutte le serie, e il fatto di conoscerlo ci hanno agevolato nella scelta definitiva. Ma è stata l’unica strada che abbiamo percorso».

Appena l’ho chiamato non mi ha fatto finire di parlare dicendomi subito: arrivo

Trattativa semplice o complicata?

«Semplicissima. Cinque secondi, non cinque minuti. Lui stesso ha ammesso che è stata la più veloce della carriera. Gli ho telefonato a fine anno, chiedendogli se fosse interessato a venire a Palermo e alle condizioni che gli avevo prospettato. Mi ha bloccato subito rispondendomi: “Arrivo”. (Accordo di 6 mesi, con alcune opzioni)».

«Di normalizzare la situazione, portare serenità, consapevolezza e quelle cose in cui la direzione sportiva precedente era venuta meno, non avendo saputo gestire la difficoltà. Venendo da fuori, non essendo dunque “contaminato”, grazie all’esperienza che si ritrova ha una visuale diversa, e anche migliore per certi versi».

Ci sono analogie riproponibili fra il Treviso di cui foste protagonisti a inizio Terzo Millennio e questo Palermo che fa parecchia fatica ad emergere in B?

Prestito personale

Delibera veloce

 

«Il calcio è cambiato troppo, ha dinamiche completamente diverse. Riproporre situazioni del passato, soprattutto dopo un periodo di tempo così lungo, è veramente complicato».

Non avete toccato l’allenatore Dionisi, perché avete sostenuto che la squadra non gli gioca contro.

«Certo. Il motivo per cambiare il tecnico è, al di là dell’aspetto dei risultati, capire se i giocatori lo seguano o meno. Le valutazioni fatte sono che la squadra sia con lui, per cui gli abbiamo rinnovato la fiducia».

La scelta di Carlo è stata l’unica strada che abbiamo deciso di percorrere

È anche vero che Dionisi non ha mai lavorato con Osti.

«Sì, però Carlo lo aveva contattato in passato per portarlo alla Sampdoria».

Torniamo per un attimo al Treviso dei tempi d’oro. Quale fu la vostra caratteristica vincente di allora?

«Quella di lavorare in perfetta sinergia e sintonia, capendoci, comprendendoci e rispettandoci».

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Un padovano e un trevigiano alla guida del Palermo. In passato lei è stato al Padova, ottenendo la promozione in A, così come al Treviso, e ancora al Verona. Le manca un po’ il Veneto?

«Questo è il 35° anno che sono nel calcio. Sono un professionista e dedico 12 ore al giorno a ciò che faccio. Non posso dire che mi manchi la mia regione, se non per il fatto che ho la famiglia a Padova, e sono stato anche 50 giorni senza vederla. Qui mi dedico anima e corpo a questa nuova esperienza, che mi entusiasma e mi ha permesso di costruire un’azienda, a parte la componente sportiva, molto importante, con ragazzi bravi e capaci, I dipendenti inizialmente erano 5, adesso sono 50».

Per chiudere, qual è l’obiettivo del Palermo?

«Quando non ottieni risultati, e questo vale per tutte le piazze, i tifosi sono in ebollizione, soffrono e vogliono essere ripagati dei sacrifici che fanno. Solo lavoro, abnegazione e ricerca delle soluzioni: questa è la ricetta per far bene. I tifosi rosanero devono mettere la passione, noi dobbiamo limitare gli errori e gestire al meglio le risorse dateci. Bisogna tornare ad essere competitivi per puntare alla massima categoria».



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Source link