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Quanto guadagna un arbitro di calcio e cosa cambia tra una gara dei principali campionati nazionali? Si tratta di una quota fissa o variabile? È possibile parlare di vero e proprio stipendio per gli arbitri di calcio oppure si tratta di gettoni presenza per le singole gare arbitrate? Ancora: esistono bonus e rimborsi che vanno a incidere sulla somma percepita oppure parliamo di uno stipendio a tutti gli effetti? Prima di capire qual è la retribuzione di un arbitro di calcio, tuttavia, occorre definire un dato di fatto: gli arbitri di calcio non possono essere considerati professionisti in senso lavorativo.
Quanti sono gli arbitri di calcio in Italia
I dati relativi al 30 giugno 2023 rendicontano che in Italia ci sono oltre 30 mila arbitri di calcio, per la precisione sono 30.577, tra cui 1834 donne. Si tratta di un numero elevato che restituisce la misura dell’intera presenza della classe arbitrale italiana ma va detto subito che la quasi totalità della stessa opera e interviene solo in quelli che sono considerati i campionati minori, ovvero dilettantistici. Per restituire la misura di un rapporto sperequativo, basti pensare che nella stagione 2024/25 l’organico della classe arbitrale di serie A e serie B è formato da 47 arbitri e 84 assistenti cui si sommano 13 varisti e 5 assistenti al Var. Guadagnare bene facendo l’arbitro di calcio, quindi, è un assioma che vale solo per pochissimi eletti.
Gli arbitri di calcio e lo status di professionista
L’arbitro di calcio non è un professionista riconosciuto da uno status lavorativo, non esiste un lavoro esclusivo, ovvero l’arbitro, che possa essere regimentato sul piano contrattuale e giuridico: semmai, un arbitro (o direttore di gara) svolge tale attività – in molti casi non principlae ma secondaria – quale libero professionista.
Più volte, nelle varie riforme paventate dalla Lega Calcio – è un dibatito sempre attuale, continua a tenere banco e non si è ancora risolto – si è provato ad agire affinché la figura dell’arbitro fosse regolamentata dal punto di vista giuridico e contrattuale fino a fare dell’attività una professione vera e propria.
L’arbitro di calcio non percepisce stipendio
Il primo elemento cruciale, quindi, è il seguente: l’arbitro di calcio non percepisce uno stipendio bensì un gettone per ogni gara arbitrata, cui si sommano eventuali rimborsi spesa oltre a una quota prefissata che consente di alterare l’ammontare del guadagno in funzione di variabili quali la categoria del campionato in cui si arbitra, il ruolo ricoperto e la mansione svolta nella partita in questione, l’anzianità o i cosiddetti anni di “servizio”, la qualifica o meno di “arbitro internazionale”.
Quanto guadagna un arbitro di calcio
La stagione calcistica è più che mai entrata nel vivo, con tutti i principali campionati europei che ormai non conoscono più sosta, nemmeno durante il rigido inverno (che in Europa, dopotutto, tanto rigido non lo è più).
E anche per la classe arbitrale ce n’è di lavoro da sbrigare: quelle che una volta venivano chiamate le “giacchette nere”, per via del colore del completo (oggi al nero si è sostituito una variopinta scala di colori, in base alle necessità cromatiche di ogni singola partita), si ritrovano a dover aumentare considerevolmente gli impegni, così da rendersi disponibili per più partite durante lo stesso mese.
Una cosa che non può però dispiacere troppo al conto in banca, visto che chi è arrivato ai massimi livelli sa bene che si possono mettere da parte cifre anche considerevoli. Un arbitro di serie A, per intenderci, o di un campionato di primissima fascia, può anche guadagnare una cifra superiore ai cento mila euro a stagione calcistica. Evidentemente si tratta di una elite che rapprensenta, in percentuale, una parte trascurabilissima del totale degli arbitri di calcio accreditati in Italia: la quota più cospicua è composta da arbitri di calcio che dirigono partite di categorie inferiori e a cui molto spesso viene riconosciuto solo un rimborso spese.
I fattori che incidono sui guadagni di un arbitro di calcio
Non tutti gli arbitri guadagnano la stessa cifra: se ci riferiamo a gare di campionati di rilevanza nazionalpopolare, una prima discriminante è legata al ruolo ricoperto all’interno della singola partita, che si compone di un direttore di gara, due assistenti, un quarto uomo e due addetti al Var, entrambi non presenti fisicamente in campo, ma collegati da un apposito studio (che può essere fuori dallo stadio o in un centro nazionale specifico).
Ci sono però altri fattori di cui tener conto: intanto lo “status” dell’arbitro, che qualora fosse stato nominato “internazionale” (cioè selezionabile per le gare delle coppe europee e mondiali) vedrebbe accrescere ulteriormente la propria quota partita.
Anche l’anzianità di servizio conta ai fini del compenso di un arbitro, poiché un po’ come accade anche in altri ambiti lavorativi, col passare degli anni si assiste a un aumento della quota fissa di impiego. Chiaramente tutti i parametri vanno rapportati poi con la competizione nella quali si viene impiegati e il ruolo, poiché la differenza tra un arbitro e un assistente (come si vedrà nello specifico) è piuttosto evidente.
Quanto guadagna un arbitro di serie A
Prendiamo il primo caso specifico, quello riguardante un arbitro di Serie A: la somma riconosciuta per una singola partita è compresa tra i 3.700 e i 4.000 euro in base all’esperienza e allo status di ogni singolo direttore di gara.
Per chi viene chiamato a fare l’assistente la quota si abbassa ed è compresa tra i 1.000 e i 1.500 euro a partita, stessa cifra più o meno prevista per gli addetti alla sala Var (che l’Associazione italiana Arbitri ha deciso di “specializzare”: si tratta di prospetti che vengono impiegati ormai esclusivamente per ricoprire tale ruolo, con compensi tra gli 800 e i 1.700 euro), mentre un quarto uomo può arrivare al massimo a vedersi riconosciuti 600 euro per singola partita.
Quando vengono fatte le designazioni, in sede di abbinamento si tiene conto di varie casistiche, incluso il “tetto” economico che nessun arbitro o assistente può superare.
Si può arrivare a determinare che un arbitro al primo anno in serie A può raggiungere circa 20mila euro di compenso in una singola stagione (7.000 per un assistente), mentre chi ha già un po’ di esperienza con una forchetta compresa tra le 10 e le 50 gare dirette in carriera può superare i 30.000 euro (10.000 per un assistente).
Chi è nell’organico di A da più di 50 gare può andare tranquillamente sopra i 60.000 euro (20.000 per gli assistenti), mentre chi è arbitro FIFA o UEFA può raggiungere i 90.000 euro (30.000 per gli assistenti). Il tutto al netto di spese di vitto e alloggio, che vengono conteggiate a parte.
Quanto guadagna un arbitro di serie B
Nel caso delle gare di Serie B, il compenso di un arbitro può oscillare tra 1.500 e i 2.000 euro a partita, con un assistente che può ricevere tra i 700 e i 1.000 euro.
Tutto, insomma, è legato al parametro del livello della categoria: un quarto uomo può arrivare a prendere 300 euro, un addetto alla sala Var dai 400 agli 800 euro.
Quanto guadagna un arbitro di Coppa Italia
Nel caso della Coppa Italia, le cifre aumentano più si va avanti con la competizione: un arbitro può partire dai 1.200 euro dei turni preliminari fino a 4.000 euro per semifinali e finale, un assistente da 400 a 1.400, un quarto uomo da 100 a 500 euro, un addetto alla sala Var da 250 a 1.500 in base alla qualifica (se primo o secondo addetto).
Gli stessi parametri sono stati considerati anche per la recente Supercoppa italiana disputata a Riyadh.
Quanto guadagna un arbitro di Champions League
Per quanto riguarda le competizioni europee, in particolar modo la Champions League, i compensi sono decisamente superiori. Va però fatta una distinzione tra arbitri UEFA della categoria First e della categoria Elite: quest’ultima è quella che accoglie i direttori di gara più esperti e navigati, ai quali spettano compensi maggiori.
Un arbitro Elite può raggiungere anche i 5.000 euro per una singola partita, che diventano 6.000 dai quarti di finale in poi, mentre un arbitro First può ricevere 2.700 di base, e a salire fino a 3.700 in base all’importanza della partita.
Per tutti è inoltre previsto un bonus di 200 euro come rimborso spese per ogni giorno di trasferta. Nel caso degli assistenti, gli Elite possono guadagnare dai 1.500 ai 1.800 (dai quarti in poi), i First 810 euro che diventano 1.100 euro. Il quarto uomo si divide tra i 750 e 900 degli Elite e i 400 e 555 euro dei First.
Quanto guadagna un arbitro per una partita di calcio dilettantistico
Da qui in poi, si apre un capitolo totalmente diverso, per cui gli arbitri di calcio impegnati in partite comprese dalla serie C ai campionati dilettantistici e giovanili – che sono la grande maggioranza tra cooro che esercitano il mestiere – molto spesso mettono in tasca solo un rimborso spese, spesso legato al calcolo chilometrico degli spostamneti dal punto di partenza, ovvero il comitato provinciale di appartenenza, al punto di approdo che coincide con il luogo in cui viene disputatao il match.
Anche un arbitro di serie C, cioè l’ultimo dei campionati professionistici presenti in italia, si accontenta di poco: la base di partenza è di 200 euro e la somma è crescente a seconda della distanza di una trasferta. A incidere sul guadagno sono i costi chilometrici per gli spostamenti (valutati 0,21 centesimi a chilometro) e i buoni pasto che oscillano intorno ai 60 euro.
In serie D si ha diritto a un costo partita il cui valore è dato dai chilometri da percorrere per arrivare allo stadio in cui si gioca: la base di partenza è di 60 euro cui si aggiungono i costi vivi del tragitto e del vitto. Per i cosiddetti campionati minori, dall’Eccellenza ai giovanili, il conteggio è restituito da un tabellario che parte da 30 euro per una partita arbitrata nel raggio di 25 chilometri e si arriva a 100 euro per gare che richiedono spostamenti inclusi nei 250 chilometri.
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