Basilicata, la terra che non tiene: “Molti ragazzi vanno via perché non hanno scelta”

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Cosa ne pensi dello spopolamento in Basilicata?

“E’ un fenomeno migratorio in uscita che ha sempre riguardato la nostra terra, ma da tempo ha assunto la forma di una vera e propria emergenza. Spesso una parte rilevante delle giovani coppie che restano, a causa delle difficoltà economiche, rinunciano ad avere figli. Si crea un mix letale che svuota le nostre realtà e non garantisce un adeguato ricambio generazionale. Parlare di spopolamento con sindaci, amministratori locali, assessori regionali o parlamentari lucani, significa non solo parlare delle strategie, ma anche delle iniziative concrete, vere, reali e spero performanti che la politica ha intenzione di mettere in campo e soprattutto secondo quale tabella di marcia. Perchè non si può avere la presunzione di impattare su una piaga del genere con le case a un euro, i bonus bebè, le molecole gratuite del gas, le card per fare la spesa, i corsi di formazione che non formano e qualche bando raffazzato per agricoltori o artigiani. La politica dica se punta all’assistenzialismo o allo sviluppo. Il primo è conservativo e crea sudditanza elettorale, il secondo può dar vita ad un processo di crescita. Ad oggi, sicuramente la Basilicata è una terra che non tiene, lo dice il sentimento comune, le storie di ogni famiglia e lo certificano i dati dell’Istat, del Censis e così via. Il Pnrr non sarà di certo la soluzione a tutti i mali, anzi”

La politica è realmente a conoscenza di cosa significhi per un giovane lottare per rimanere in Basilicata?

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“La classe politica lucana non ha idea di quello che succede fuori dalle loro stanze. Vivono in una realtà parallela e il capitale umano espresso dai partiti, nonchè la classe dirigente, i presunti manager, direttori generali e i comunicatori non sono all’altezza delle sfide cui sono chiamati e lo stanno dimostrando non solo con la vergognosa vicenda del Camastra. Ritengo non sia neppure una questione di destra o di sinistra che qui spesso si intrecciano, di Bardi o di Pittella. Perchè altrove il centrodestra fa bene, ad esempio in Veneto. Medesimo discorso per il centrosinistra in Emilia Romagna. Ho vissuto e studiato a Napoli e lo stesso Vincenzo De Luca, in un contesto sicuramente difficile, socialmente complesso e demograficamente impegnativo è molto apprezzato al netto delle problematiche che tutti conoscono. La Basilicata intera potrebbe essere due grandi quartieri di Napoli eppure la gestione è così scanzonata per non dire altro. Dal sisma del 1980 la Basilicata, in particolar modo la provincia di Potenza, ha deciso di rinunciare ad una vera ricostruzione che doveva assumere le sembianze di una rinascita, in primis economica. I soldi a pioggia hanno arricchito poche tasche, le aree industriali salvo pochissimi casi sono diventate cattedrali nel deserto. I risultati attesi non sono stati raggiunti e l’opportunità non è stata sfruttata. E’ il 1980 l’anno zero dello spopolamento”

E tu pensi di rimanere?

“Non lo so. Ogni giorno che passa è una piccola battaglia che non so più se voglio vincere. A 28 anni con una laurea in giurisprudenza dovrei pensare al mio futuro, a come costruirlo, a come dare un senso ai miei sacrifici e a quelli della mia famiglia. Non so cosa mi tratterrebbe più, la paura di andare o la certezza che qui non ci sia più nulla da salvare. Le opportunità, ad ogni modo, sono poche e alcune rasentano il caporalato intellettuale. Questo è un triste paradosso: siamo noi quelli che dovrebbero rappresentare il cambiamento, l’energia e l’innovazione, ma siamo anche quelli che non trovano alcuno spazio e alla fine non hanno altra scelta che andarsene. Io personalmente vivo a Potenza a casa con i miei genitori, sto aspettando l’esito di un concorso e arrotondo con qualche ripetizione”

Conosci altri tuoi coetanei che vivono questa situazione?

“Alcuni vengono da famiglie economicamente solide ed hanno le spalle coperte ma per altri è davvero difficile. Non è questione di voglia di andare via, è che qui non c’è una vera vita. Molti ragazzi non se ne vanno perché vogliono, se ne vanno perché non hanno scelta. Non ci sono opportunità. Non parlo solo di lavoro, ma di crescita, di creare qualcosa in un contesto stimolante, di essere apprezzati e valorizzati. Quando ti accorgi che tutte queste possibilità sono fuori, come fai a restare? Il nord Italia per ovvie ragioni è attrattivo. Molti miei amici e conoscenti, alcuni ottimi ingegneri formati all’Unibas, all’estero in Olanda, in Polonia, in Inghilterra a dispetto dell’età hanno già raggiunto invidiabili posizioni. La domanda è: cosa ti tiene qui? La famiglia e gli affetti. Stop. Poi si è quasi sempre condannati alla mediocrità”.





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