Tre figurine appese con una graffetta sopra una lavagna, questa sui poster è la presentazione di ognuno dei tre campioni della Nazionale di Pallanuoto e della Pro Recco, ma quando si raccontano ai 300 studenti delle “Immacolatine” di Piazza Paolo da Novi (Genova) in una cornice a hoc, il teatro dell’Istituto, sul palcoscenico Francesco Di Fulvio, Andrea Fondelli e Nicholas Presciutti assumono tutt’altro spessore rispetto a quello di un pezzo di carta. Fisico, con quei busti raccolti nella felpa ufficiale dell’Italia scolpiti e cementati dagli allenamenti, ma soprattutto morale, con le loro storie da insegnare, da Campioni dentro e fuori dalla vasca.
Sono immensi rispetti ai bambini – le domande sono arrivate da fanciulli di quinta elementare e prima Media- ma nel porsi davanti a loro, sebbene sul palco, idealmente si pongono alla medesima altezza, perché ci tengono a far intendere che quando hanno cominciato a praticare il loro sport erano uguali, per età e fisiologia, e che si sono spinti così in alto un allenamento, una partita e un successo dopo l’altro è perché si son fatti sempre spingere dalla passione appoggiandosi al duro lavoro.
Sport e cultura è il binomio che, per quest’incontro, il primo del 2025 del progetto Stelle nello Sport “Una Classe di Valori”, viene affidato come un assist a questo trio vincente, e che loro capitalizzano al massimo andando a centrare il risultato, stavolta però forse con un po’ meno sforzo del solito, salvo al momento degli autografi, e sempre sorridendo. Le domande sono degli studenti, a mediarle il nostro Michele Corti, a coordinare la buona riuscita dell’evento il Rettore dell’Istituto Alberto Rizzi e la Direttrice della Scuola Primaria Maura Migliori. Ora non resta che tuffarcisi!
Normale partire dai momenti più belli, come la vittoria del Mondiale del 2019 per Di Fulvio, ora Capitano del Settebello, ma è bello entrare subito nel flusso di una serie di accattivanti domanda e risposta, con Andrea che diventa che “lo psicologo” dei tre quando specifica che gli piacerebbe un giorno magari aiutare chi fa Sport agonistico a lavorare a livello di testa proprio tramite la psicologia una volta appesa la cuffia al chiodo, mentre è Francesco a evidenziare che “ha smesso di pensarci mentre prima lo faceva più spesso, dopo che un compagno più vecchio gli ha consigliato di godersi il momento finché gioca”. Sulla medesima falsariga Nicholas, che anticipa alcuni dei temi futuri: “Io vado avanti finché mi diverto! È ciò che mi spingeva quando ho cominciato, e finché potrò e sarà così, vado avanti!”.
Tutti e tre sottolineano non solo l’importanza di fare Sport sin da bambini, ma di non pensare tanto a vincere, ma principalmente a divertirsi e a provarne tanti -magari tutti!- invece di focalizzarsi, così da far emergere la propria passione, quella per cui si ha veramente voglia di sacrificare tanto. A proposito di ciò, evidenziano che sicuramente loro ne hanno fatti di sacrifici, in termini di ore di allenamento che magari potevano essere dedicate a qualcos’altro, ma non li hanno mai avvertiti come tali perché, semplicemente, è quello che volevano fare e dedicarvici, ciò che dovrebbe valere in ogni ambito. Certamente scoprire di amare questo Sport per Francesco e Andrea che erano “figli d’arte” di grandi giocatori può essere stato più facile, ma è l’unico regalo che gli è stato fatto, perché come racconta proprio Andrea, poi di strada doveva farne comunque letteralmente già da giovanissimo: “Finivo la scuola alle 13.00 a Genova Nervi, e alle 14.00 cominciavo gli allenamenti. C’era giusto il tempo di farmi venire a prendere da mia mamma e andare là, mangiando ciò che aveva cucinato, o più raramente comprato in rosticceria, e di cambiarmi sempre lì…”; a dimostrazione che Sport e Cultura viaggiano così affiancati, non solo nel tragitto Scuola-Piscina, da fornire spunti per smontare fastidiose leggende metropolitane e pregiudizi: in primis che Sport e Scuola non sono incompatibili ma complementari, ma in questo dettagliatissimo caso che non è affatto vero che bisogna aspettare del tempo, magari sino a due ore, per fare il bagno dopo aver mangiato!
A proposito di sacrifici e traino che danno i genitori, Nicholas racconta che “Spesso dovevo farmi tre ore al giorno sui mezzi a Roma per andarmi ad allenare…una vera via Crucis nel traffico! Tante volte però, ed erano quelle che mi andava bene, c’erano i miei genitori a portarmi, che ci mettevano “solo” un’ora e magari stavano ad aspettarmi lì due ore! Sono stati i loro di sacrifici a spingermi in vasca, a farmi dare tutto, perché sapevo di doverglielo!”
I tre prima di diventare compagni nella mitica Pro Recco e nel Settebello lo erano diventati già in quelle giovanili, condividendo frizzi, lazzi mai esagerati, litigi che non erano mai tali ma soltanto sani confronti sul campo da gioco, vittorie ma anche sconfitte, come le due finali Mondiali perse ai rigori e soprattutto l’ultima Olimpiade in cui la loro eliminazione è stata decretata da un grave errore arbitrale, un’ingiustizia contro cui hanno levato alto il loro grido di protesta. Tutti e tre hanno sottolineato che anche se in momenti come questi vorresti, come ha detto in particolare Fondelli, “Urlare parolacce contro tutti, dire che il Mondo fa schifo e che ce l’hanno con te…ecco, non devi farlo, ma reagire, pensare sempre come a reagire perché momenti come questi capiteranno sempre, un esame andato male, una bocciatura, una delusione…l’unico modo è reagire e noi dal giorno dopo ci siamo messi a lavorare per andare alle prossime Olimpiadi e rifarsi, se i nostri fisici lo permetteranno”. Sempre Andrea ammette che gli è capitato di “litigare con un allenatore” perché non ne condivideva le scelte tattiche, e che in quei casi “di aver sempre sbagliato, perché è importante rispettare il ruolo altrui anche quando magari prende delle decisioni che non fanno felici”.
Poi, dopo tutte queste domande, per citare Michele, la foto con tutta la vera squadra vincente di questo incontro, gli studenti coi loro allenatori, gli insegnanti che li permettono di crescere al meglio, e tutti assieme ai campioni, uniti come quando ci si avvinghia a centro piscina dopo aver vinto una Champions o uno scudetto. Altro che figurine, un figurone!
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