Secondo i più recenti dati emersi dal Global Automotive Consumer Study 2025 di Deloitte, l’Italia mostra ancora scetticismo sull’elettrico
Come cambia il rapporto dell’Italia (e degli italiani) con l’elettrico: i dati del Deloitte Global Automotive Consumer Study 2025. Si tratta di un rapporto annuale, fornito da Deloitte, che analizza le principali tendenze e comportamenti dei consumatori nel settore automotive. Tra i temi più caldi spicca l’adozione dei veicoli elettrici, nel quadro di un’opinione più generale sul mercato dell’automobile.
Dai dubbi sui veicoli elettrici a batteria (BEV) alla preferenza per le ibride e le ibride plug-in (HEV e PHEV); dalle preoccupazioni legate al riscaldamento climatico e all’inquinamento, al prezzo che i consumatori sono disposti a pagare per la loro prossima automobile. Queste – e molte altre – sono le tematiche più interessanti emerse dal Global Automotive Consumer Study 2025.
Combustione interna, ibrido e BEV
Quando viene chiesto agli italiani quale tipo di propulsione cercheranno per la loro prossima automobile, si nota un trend molto peculiare. Se la combustione interna è ancora la risposta del 32% dei sondati, la stessa percentuale risponde in favore dei veicoli ibridi. Un dato nettamente più alto rispetto alla Germania (12%), agli Stati Uniti (20%) e persino alla Cina (16%).
Anche le ibride plug-in raccolgono un buon consenso nel Bel Paese. Il 13% degli italiani potrebbe considerare un PHEV, una percentuale inferiore alla Cina (16%), ma superiore a Stati Uniti (6%) e Germania (9%). C’è più scetticismo, invece, per quanto riguarda le elettriche a batteria: soltanto il 9% degli italiani sarebbe intenzionato ad acquistare un BEV, dietro a Cina (27%) e Germania (14%), ma davanti agli USA (5%).
Analizzando i motivi che spingerebbero gli italiani ad acquistare un’automobile elettrica, due spiccano su tutti: la riduzione del costo del carburante (cara al 51% dei sondati), ma anche l’attenzione all’ambiente (49%). Gli incentivi governativi giocano ancora un ruolo chiave (36%), mentre si fanno sentire i timori legati alle normative UE sugli ICE: il 19% degli italiani teme il loro divieto, il 17% teme una nuova tassazione.
Attenzione ai costi, gli italiani guardano all’estero
Per quanto riguarda il prezzo che gli italiani sono disposti a pagare per la loro prossima automobile, la maggioranza dei sondati (35%) preferirebbe un ventaglio che va dai €15.000 ai €29.999. Il 26%, invece, si spingerebbe tra i €30.000 e i €49.999. Soltanto un complessivo 13% andrebbe oltre, mentre il 26% degli italiani punterebbe su costi inferiori ai €15.000.
Prezzo e qualità sono i principali indicatori per la scelta degli italiani, ma si guarda anche alle caratteristiche delle automobili e alle loro prestazioni. Soltanto il 25% cerca un nuovo veicolo in casa propria, mentre il 20% guarda all’estero. Rispetto a Cina (65%), Stati Uniti (41%) e Germania (33%), rappresentano il 28% gli italiani che ritengono sia importante che la produzione avvenga in patria.
MaaS: l’opinione degli italiani sulla nuova mobilità
Per “Mobility as a Service” (MaaS), si intende “un concetto globale di mobilità che prevede l’integrazione di molteplici servizi di trasporto pubblico e privato accessibili grazie ad un unico canale digitale” (Dipartimento per la trasformazione digitale). Servizi come il car sharing sono compresi nell’idea di MaaS, che può quinti contribuire a rendere obsoleto il concetto di automobile di proprietà.
Secondo il sondaggio di Deloitte, il 49% degli italiani guida la propria automobile ogni giorno. Un dato elevato, pari a quello degli Stati Uniti e superiore a Germania (37%) e Cina (40%). Tuttavia, il 37% dei sondati in Italia sarebbe disposto a privarsi dell’automobile di proprietà per affidarsi ad una soluzione di tipo MaaS. Dato secondo alla Cina (57%), ma superiore a Germania (28%) e Stati Uniti (27%).
Interessante la proposta di privarsi dell’automobile di proprietà per affidarsi ad un servizio ad abbonamento. Ancora una volta, gli italiani favorevoli (31%) superano Germania (24%) e Stati Uniti (29%). Guida la rivoluzione la Cina, in cui i favorevoli salgono al 58%.
Fonte Dati: Deloitte
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Foto Copertina: Pexels
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