Bonifica, le sfide del Consorzio. Sicurezza e rischi climatici, fondi per milioni e 50 cantieri

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Sono oltre 120 milioni di euro le risorse intercettate dal Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara dal 2021 per la manutenzione del territorio e la realizzazione di opere di adattamento ai cambiamenti climatici. Un impegno straordinario che ha caratterizzato anche un 2024 molto difficile dal punto di vista delle gestione delle emergenze, non solo nel ferrarese ma anche nei territori limitrofi della nostra regione, come ha spiegato il presidente Stefano Calderoni.

“Oggi è l’occasione per fare il punto su un anno impegnativo per il nostro ente che ha affrontato una serie di eventi estremi – stte al giorno a livello nazionale – che si sono verificati nella nostra provincia e in quelle limitrofe e ci ha portato a un grande impegno a livello di sostegno e solidarietà ai consorzi di bonifica vicini. Per questo abbiamo messo in campo un piano straordinario di interventi finanziari nel 2024: circa 30 milioni di investimenti che si aggiungono al nostro bilancio che è di 40 milioni, quindi a ogni euro versato dai cittadini se ne aggiunge un altro per mantenere in sicurezza il territorio. Attualmente – continua il presidente – stiamo gestendo oltre cinquanta cantieri, un fronte di lavoro molto complesso per la gestione frammentata dei lavori e, grazie ai fondi, riusciremo nel 2025 a fare manutenzione a 350 chilometri di condotti idraulici, quasi il 10% della nostra rete. Voglio sottolineare, inoltre, la collaborazione con i comuni del territorio che hanno firmato insieme a noi un documento per chiedere un rifinanziamento della Legge sulla subsidenza: uno strumento di cui hanno beneficiato le province subsidenti, in particolare Ferrara e Rovigo, che ci ha consentito di fare manutenzioni alle idrovore e al reticolo idraulico per dare la garanzia che in realtà così fragili come il nostro vengano fatti interventi che non sono procrastinabili. In questo contesto – spiega ancora Calderoni – il nostro bilancio è positivo, non verrà aumentata la contribuzione per i cittadini nonostante l’aumento degli investimenti e a fronte di un territorio che continua a cambiare e ha bisogno di interventi sempre più frequenti. Basti pensare che dagli anni 70 le urbanizzazioni sono aumentate del 41% e quindi è ovvio che sul cemento l’acqua scorre ed entra velocemente nel nostro reticolo idraulico. Quindi non ci confrontiamo solo con le sfide del clima ma anche con una conformazione del territorio che continua a cambiare e richiedono davvero risorse straordinarie. Ci teniamo inoltre a ribadire il nostro impegno per la biodiversità anche grazie a due progetti: Area umida del Po di Volano e per la fitodepurazione. Questo esprime perfettamente la visione del nostro ente che non è solo quantitativa ma qualitativa, per il miglioramento delle condizioni ambientali ma una scelta volontaria dettata da una forte attenzione per il suolo, l’ambiente e il paesaggio”.

Uno dei punti di forza per affrontare le sfide dell’ente per il futuro è il capitale umano, come ha spiegato il direttore generale, Mauro Monti. “Le persone sono il punto di forza del nostro ente, perché per far fronte alle emergenze occorre avere un gruppo di donne e uomini che lavorano in maniera determinata e consapevole. Il Consorzio ha 271 dipendi e 100 stagioni e quest’anno abbiamo scelto di stabilizzare 8 operatori di macchine complesse, di cui 4 under 35 per presidiare maggiormente il territorio. Questo impegno quotidiano ha portato alla realizzazione di opere, all’assegnazione degli appalti e una manutenzione più puntuale, quindi uno sforzo collettivo importante. Tornando all’analisi del territorio – continua il direttore del Consorzio – possiamo fare azioni di contrasto e mitigazione, cercando di capire dove la nostra struttura va adeguata all’evoluzione del territorio, che ha caratteristiche peculiari. Nel tempo non sempre si è riusciti, per carenze di risorse, all’adeguamento del tessuto urbanistico ma ora, di fronte alle tante situazioni emergenziali, serve un cambio di passo. La pioggia che cade è sempre la stessa, ma raggiunge più velocemente il nostro reticolo e questo può mettere in difficoltà una rete che è lenta perché siamo in una zona di pianura. Cosa bisogna fare? Bisogna ripensare il sistema – conclude Monti – anche grazie alla collaborazione con gli enti competenti”.

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