Affare Space X, Musk smentisce la premier. Il Pd: «Meloni chiarisca»

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Per liberarsi dal giogo degli Stati Uniti sul caso di Cecilia Sala, Giorgia Meloni rischia di vincolare ancora di più l’Italia a Washington. È il paradosso che emerge dopo il blitz che ha portato la premier a far visita a Donald Trump, nella sua villa in Florida, tra il 4 e il 5 gennaio. Una visita di poche ore, annunciata all’ultimo momento, a due settimane dall’insediamento di Trump alla Casa Bianca, per ottenere garanzie sul fatto che il futuro presidente americano l’aiuterà a riportare a casa la giornalista italiana detenuta in Iran.

In cambio? Un’accelerazione sulla commessa miliardaria per l’americana SpaceX, l’azienda di Elon Musk, che oltre ai soldi otterrà il controllo sulle comunicazioni più strategiche dell’Italia. Un paradosso, appunto, per una patriota come Meloni che, quando era all’opposizione, si batteva per l’indipendenza dagli Usa, per la fine della sovranità limitata che vincola Roma dal termine della Seconda guerra mondiale.

A collegare la visita di Meloni al dossier Musk è stata Bloomberg. Secondo l’agenzia di stampa americana, ai margini l’incontro a Mar-a-Lago la premier e Trump avrebbero parlato proprio dell’intesa tra l’Italia e SpaceX, la società che gestisce la rete di satelliti a bassa quota nota con il nome di Starlink. «I negoziati, rimasti bloccati fino a poco tempo fa, sembrano aver fatto progressi dopo che sabato il primo ministro italiano ha fatto visita al presidente eletto Trump», ha scritto Bloomberg citando «persone a conoscenza della questione».

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L’affare prevederebbe un contratto, della durata di cinque anni, per fornire telecomunicazioni satellitari al governo italiano, tra cui crittografia di alto livello, servizi per l’esercito e connessione internet in situazioni di emergenza. La commessa avrebbe un valore di 1,5 miliardi di euro e rappresenterebbe il più grande del suo genere in Europa.

L’indiscrezione ha provocato la reazione dei capi dell’opposizione. «L’Italia non si svende. Meloni e il suo governo vengano immediatamente a riferire in parlamento», ha commentato la segretaria del Pd, Elly Schlein. «I “patrioti” al governo», è stato il commento di Giuseppe Conte, leader del M5s, «stanno mettendo la nostra sicurezza nazionale nelle mani di Musk alla modica cifra di 1,5 miliardi pubblici?». «Mi aspetto la smentita di Palazzo Chigi», ha aggiunto Matteo Renzi, presidente di Italia Viva. Mentre il leader della Lega e vicepremier, Matteo Salvini, ha detto che «un eventuale accordo» con Musk «per garantire connessione e modernità in tutta Italia non sarebbe un pericolo ma una opportunità. Confido che il governo acceleri in questa direzione, perché offrire servizi migliori ai cittadini è un dovere».

La smentita

La smentita in effetti è arrivata, anche se non ha eliminato i dubbi. «La presidenza del Consiglio smentisce che siano stati firmati contratti o siano stati conclusi accordi tra il governo italiano e la società SpaceX per l’uso del sistema di comunicazioni satellitari Starlink. Le interlocuzioni con SpaceX rientrano nei normali approfondimenti che gli apparati dello Stato hanno con le società, in questo caso con quelle che si occupano di connessioni protette per le esigenze di comunicazione di dati crittografati».

Insomma, Meloni ha chiarito che nessun contratto con il governo è stato ancora siglato, ma nessuno aveva mai scritto il contrario. Nella nota la premier ha tenuto a sottolineare che «il tema di SpaceX» non è stato «trattato durante l’incontro» con Trump, e ha definito «ridicola» l’ipotesi.

Formalmente, non sarebbe potuto essere altrimenti. Il presidente in carica è ancora Joe Biden, il quale verrà peraltro in visita ufficiale in Italia tra pochi giorni (dal 9 al 12 gennaio). E comunque SpaceX è una società privata, dunque qualsiasi trattativa non dovrebbe in teoria interessare il governo di Washington. In teoria, appunto, perché le telecomunicazioni sono un tema strategico per qualsiasi stato, per di più in un caso in cui il proprietario dell’azienda (Musk) è anche consulente dell’amministrazione Trump.

Il nodo Sala

Al di là delle smentite ufficiali, la scelta di agevolare Musk (che ha commentato l’indiscrezione di Bloomberg scrivendo su X: «Pronti a fornire l’Italia con la connettività più sicura e avanzata») potrebbe in futuro essere giustificata da Meloni come tecnologicamente indispensabile, visto il monopolio (quasi) di fatto del magnate.

Ma in molti temono che l’affare possa possa essere un do ut des con l’amico che facilita le sue interlocuzioni con Trump, necessarie alla premier sia per il suo posizionamento internazionale sia per dossier delicati, come quello di Sala.

I malpensanti credono che, se l’intenzione di Meloni è quella di far tornare Abedini a Teheran, ottenendo in cambio la liberazione della giornalista, la concessione di un appalto miliardario a Musk potrebbe essere una delle chiavi di volta per ottenere una benedizione americana. Trump e Musk otterrebbero l’ingresso sul tappeto rosso al mercato italiano, garantendosi il controllo sulle comunicazioni dello stesso governo di Roma per almeno cinque anni, oltre che un precedente utile per ripetere lo schema in altre nazioni dell’Ue. Meloni riuscirebbe a riportare a casa Sala senza temere ritorsioni.

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Peccato che le cose non stiano così. Come ha raccontato Domani il 23 dicembre, l’idea di affidare alla società di Musk le comunicazioni internet via satellite dell’Italia è in gestazione da mesi.

Ed è più viva che mai nonostante i sospetti di corruzione sollevati dalla Procura di Roma, che ha iscritto nel registro degli indagati il consulente di Musk in Italia, Andrea Stroppa.

La vicenda di Sala potrebbe ora essere usata come giustificazione per dare valore morale a una scelta che dimostra, una volta di più, la subordinazione italiana agli Stati Uniti, che oggi significa subordinazione di Meloni alla coppia Trump-Musk. Una contraddizione, l’ennesima, per la patriota Meloni. Che ha sempre sostenuto che la nazione non dovesse essere suddita di nessuno. Ne della Ue negli Usa.

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