Ad Asti cresce l’esercito dei buttafuori

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Movida più sicura ad Asti. Aumentano le licenze rilasciate agli addetti alla sicurezza, in gergo chiamati «buttafuori».

Nel 2023 la Prefettura aveva rilasciato 85 licenze, mentre lo scorso anno sono salite a 130.

Una crescita significativa nel giro di pochi mesi in una delle province valutata tuttavia come tra le più tranquille in Italia.

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Santagata del Diavolo Rosso: il problema nasce nelle strade

Da che cosa nasce questa variazione lo spiega Davide Santagata, presidente dell’associazione che gestisce il «Diavolo Rosso», storico locale di in piazza San Martino. «Asti non è più quella di qualche anno fa, dopo il Covid la maleducazione è aumentata molto». Qualche ubriaco di troppo?

«Non è l’alcool il problema, se mai può essere solo una delle cause, ma non la prima» è il pensiero del presidente del «Diavolo rosso». Santagata conosce bene la «movida» cittadina.

«Il problema non riguarda i locali ma nasce nelle strade – sottolinea Santagata – se la città fosse più viva, con più attività aperte, vetrine accese e persone in giro, i problemi sarebbero sicuramente di meno».

Le situazioni limite nascono da comportamenti sopra le righe: «Sono soprattutto i ragazzini – sottolinea Santagata – a dare più fastidio di altri». Nel caso del «Diavolo Rosso», finora tutto è stato gestito e risolto direttamente da Santagata e dai suoi dipendenti: «Non ho personale impiegato nella sicurezza – spiega – finora siamo sempre riusciti a gestire i casi particolari senza ricorrere al “buttafuori”, ma sto pensando di assumere qualcuno».

Visto l’aumento delle licenze, si potrebbe pensare che non c’è che l’imbarazzo della scelta, ma non è così.

«In Italia gli addetti alla sicurezza iscritti all’elenco prefettizio sono 30 mila – dice Piero Boero, titolare di un’agenzia di sicurezza – ma il numero stimato complessivo supera le 130 mila unità».

Boero non parla di «nero» ma spiega come funziona la mansione: «Da noi lavorano circa un centinaio di addetti e sono tutti a posto e in regola con il decreto ministeriale del 6 ottobre 2009». Tradotto: fedina penale immacolata, controlli della Prefettura superati, 90 ore di corso di formazione e libretti e contributi. «Ma non tutti trattano i dipendenti così» sottolinea Boero.

La testimonianza

«Ho avuto una denuncia per rissa una ventina d’anni fa – racconta un addetto alla sicurezza – un inconveniente del mestiere». Nell’allontanare da un locale notturno alcuni clienti un po’ alticci si era fatto un po’ «prendere la mano». «Secondo le norme attuali non dovrei più lavorare oppure dovrei fare un percorso di riabilitazione e spendere fino a 900 euro per concluderlo». Meglio risparmiare e continuare a lavorare in «nero»: «Circa l’80% di noi lavora senza licenza – racconta il «buttafuori» – c’è chi lo fa perchè ha qualche condanna e c’è chi lo fa invece per guadagnare qualcosa in più».

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La tariffa è di 120-130 euro a serata

La tariffa per una serata di lavoro si aggira sui 120-130 euro, di cui solo 70-80 euro finiscono nelle tasche del «buttafuori» se regolarmente inquadrato. In caso contrario, la somma intascata è di un centinaio di euro. In sostanza, l’addetto prende 30 euro in più e il gestore del locale ne spende 30 in meno. Un buon affare per tutti, ma contrario alle norme.

«Io credo che l’aumento delle licenze sia dovuto a un sorta di “emersione” del nero – il pensiero del «buttafuori» – molti, vista l’aria che tira e la crescente pericolosità del nostro lavoro, preferiscono mettersi in regola anche rimettendoci qualcosa».

Secondo Boero invece la crescita delle licenze nasce anche da altri fattori: «Gli addetti alla sicurezza sono figure molto richieste nei locali notturni visto che a differenza delle guardie giurate non portano armi, una situazione che potrebbe essere pericolosa in caso di risse o problemi vari, e anche nei supermercati». L’esigenza, in questo caso, è l’antitaccheggio, il contrasto ai piccoli furti.

In passato per vigilare serviva la licenza da investigatore privato, poi sono state impiegate guardie giurate, armate e in divisa.

Il “portierato”

Adesso il mercato ha preso la via del «portierato». Donne e uomini, mescolati ai normali clienti, che provano a sventare furti. Non sempre sono in regola: «Prendo 50 euro a giornata, dalle 8 del mattino alle 20 di sera», racconta uno di loro. Quattro euro all’ora.



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