Povertà educativa minorile, Finanziaria e fondi tagliati: è stata solo una «svista»?

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di
Elisa Messina

Il governo non ha prorogato i contributi per gli«interventi sperimentali» per i minori svantaggiato. L’allarma dell’impresa sociale Con i Bambini e la lettera a Meloni e Giorgetti

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Tra i tagli alla spesa pubblica previsti dalla legge Finanziaria approvata negli ultimi giorni del 2024 ce n’è uno che non ha mai occupato le prime pagine dei giornali o le notizie di apertura dei tg, e neppure è stato motivo di sciopero o mobilitazione di massa. Sto parlando del mancato rinnovo del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che era stato introdotto nel 2016 dal governo Renzi per attuare «interventi sperimentali finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori».

Partendo dal punto fermo che povertà economica e povertà educativa si intrecciano e si autoalimentano e che quindi aiutare i minori svantaggiati significa incidere sul futuro del Paese, in questi 8 anni gli «interventi sperimentali» hanno messo fondamenta, sono cresciuti e sono diventati progetti strutturali anche grazie a un sistema che, per una volta, era ben congegnato. Perché si basa su un’alleanza tra fondazioni di origine bancaria, Terzo Settore e Governo e ha un valido sistema di rendicontazione. Ogni anno le Fondazioni alimentavano il Fondo con centinaia di milioni grazie allo Stato che metteva loro a disposizione 55 milioni di euro annui di credito d’imposta. Complessivamente, il Fondo è arrivato ad avere un valore di oltre 800 milioni di euro ed è stato – ed è ancora – operativo grazie all’impresa sociale «Con i bambini».




















































Ma per il 2025 il Governo, nel silenzio generale, non ha previsto nessuna proroga. «I progetti partiti sono coperti per fortuna, ma poi?» si chiede con sconcerto Fedele Salvatore, che in provincia di Napoli ha messo in piedi diversi progetti con il Fondo gestito da «Con i Bambini» tra cui quello della Rete «Respiro» dedicata agli «orfani speciali», ovvero i figli delle vittime di femminicidio. Vittime due volte, di cui lo Stato si era dimenticato per anni. 
Ovviamente i progetti pensati e realizzati grazie al Fondo sono moltissimi e vanno in direzioni diverse se si pensa che in Italia circa 1,4 milioni di minori vivono in povertà assoluta e altri 2,2 milioni sono in povertà relativa. Attenzione, non stiamo parlando di «bonus» distribuiti a pioggia per comprare libri e concerti ma di interventi infrastrutturali che coinvolgono le comunità locali. Amministrazioni di tutti i colori politici oggi usufruiscono di questi progetti. 

Per questo, oggi molti operatori del Sociale sono sgomenti. Salvatore ha espresso il suo sconcerto in una lettera aperta alla presidente del Consiglio e al ministro dell’Economia. «Vi sarete confrontati su questa decisione così importante? Avrete soppesato le gravissime conseguenze di questa scelta? Con chi di noi, impegnati quotidianamente su questo “fronte”, ne avete parlato? O tutto è stato deciso asetticamente (e colpevolmente!) come uno dei tanti tagli-e-cuci alla ricerca degli equilibri di bilancio?». Faccio mie le sue domande, i suoi dubbi e il suo appello. Con una speranza. Che dietro questo taglio – che fa più male di altri perché colpisce gli ultimi – ci sia solo una dimenticanza dovuta alla fretta di chiudere la Legge di Bilancio entro il 31 dicembre. Una svista. A cui si può ancora rimediare. Altrimenti significa che allo Stato, oggi, non interessa più coltivare quella cultura della solidarietà che vada oltre vecchie e superate pratiche di assistenzialismo.

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