oltre 2.200 vittime ignorate dalla politica – Valledaostaglocal.it

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Il 2024 si è rivelato un anno tragico per chi migra attraverso il Mediterraneo. Con un bilancio che ha superato le 2.200 vittime e dispersi, l’emergenza umanitaria è più che mai sotto gli occhi di tutti. Solo sulla rotta del Mediterraneo centrale, circa 1.700 persone hanno perso la vita in un percorso drammatico che continua a colpire soprattutto le persone più vulnerabili: donne e bambini. Una delle notizie più sconvolgenti di fine anno ha visto una piccola imbarcazione affondare al largo di Lampedusa, lasciando circa 20 persone disperse, tra cui molte donne e bambini. Una tragedia che si aggiunge a quella di pochi giorni prima, che aveva visto una bambina di 11 anni come unica sopravvissuta. Scene che ci interpellano su come trattiamo il tema della migrazione, sui fallimenti della politica e sulle verità nascoste dietro le dichiarazioni politiche, come quelle recentemente rilasciate dal ministro Salvini.

In un momento in cui il governo italiano ha più volte cercato di minimizzare o giustificare la propria inazione di fronte a tragedie simili, occorre fare chiarezza. Le dichiarazioni di Matteo Salvini, che a più riprese ha minimizzato il numero delle vittime e dei dispersi, sono in netto contrasto con i dati reali che emergono dalle indagini delle organizzazioni internazionali e locali. Non solo il numero delle vittime è ben più alto di quanto riportato da certi esponenti politici, ma il fatto che la gran parte delle vittime siano migranti minorenni dovrebbe sollevare interrogativi più profondi sulla gestione della crisi migratoria e sulle politiche messe in atto in Italia e in Europa. Ogni cinque migranti, infatti, una è una persona minorenne, costretta a fuggire da conflitti violenti, povertà e oppressione. Un fenomeno che non può essere ridotto a slogan, come spesso accade nelle dichiarazioni politiche di Salvini e di altri leader che continuano a fare della migrazione un capro espiatorio.

Le parole di Salvini, che spesso trattano la migrazione come un problema da risolvere con barriere fisiche e politiche, sono gravemente insufficienti. Nel mentre, la realtà sul campo continua a dimostrare che i muri e i respingimenti non fanno altro che spingere i migranti a percorrere rotte ancora più pericolose. Ogni giorno, decine di persone, tra cui bambini, intraprendono viaggi disperati, cercando di raggiungere l’Europa per sfuggire a condizioni di vita insostenibili. Questi viaggi sono l’ultimo disperato tentativo di chi non ha più nulla da perdere. Eppure, anziché essere trattati con la dignità e i diritti umani che ogni essere umano merita, vengono criminalizzati, additati come una minaccia.

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La posizione dell’Unicef, che chiede l’adozione di politiche di migrazione più giuste e sicure, dovrebbe essere un punto di partenza per tutti coloro che si occupano di politica migratoria. Non si può ignorare che le vittime nel Mediterraneo, in particolare i minorenni, sono una tragica conseguenza della mancanza di un sistema di accoglienza che garantisca percorsi sicuri, supporto psicologico e sociale, nonché il ricongiungimento familiare. La realtà che emerge dalle tragedie quotidiane che colpiscono le rotte migratorie è che senza una risposta umanitaria concreta e coordinata, continueranno ad esserci decine di migliaia di morti. Politiche di chiusura e di negazione dei diritti non solo non risolvono il problema, ma lo alimentano.

Le promesse di Salvini e del governo italiano sulla gestione dell’immigrazione continuano a scontrarsi con i fatti. Non basta costruire muri, innalzare barriere o continuare a respingere le persone verso il mare. La vera sfida è quella di garantire la protezione di chi fugge da situazioni insostenibili, di creare percorsi sicuri e legali per l’ingresso in Europa e di rispondere alle necessità urgenti di accoglienza e supporto. L’Unicef ha chiesto a gran voce che vengano intensificati gli sforzi per assicurare che i diritti dei bambini migranti vengano rispettati, che le operazioni di salvataggio siano coordinate e che vengano garantiti sbarchi sicuri. È ora di smettere di pensare a soluzioni superficiali e di concentrarsi su un cambiamento reale che possa salvare migliaia di vite umane ogni anno.

Le politiche migratorie attuali, sostenute anche da dichiarazioni minimizzanti come quelle di Salvini, continuano a lasciare inascoltato un appello che dovrebbe essere universale: la vita umana non ha confini. Il Mediterraneo non può continuare ad essere un cimitero. È urgente un cambio di rotta, una presa di responsabilità che non può più essere procrastinata. I migranti, e in particolare i bambini, non sono una minaccia, ma una tragedia che non può più essere ignorata.

pi.mi.





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