“Diritto allo studio a rischio”

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Il rischio privatizzazione arriva anche alle Case dello Studente, finora non toccate da un fenomeno che, ovunque sia arrivato, ha portato ad un notevole aumento dei costi e a difficoltà sempre maggiori per i meno abbienti. Non parliamo in questo dei cosiddetti ‘studentati di lusso’, quelli da più di mille euro a camera destinati soprattutto a più che benestanti rampolli statunitensi e simili (vedi l’ultimo The Social Hub in apertura sul viale Belfiore tra moltissime polemiche sia per il modello che per l’impatto urbanistico), ma delle ‘case’ gestite dall’Ardsu, Azienda regionale per il diritto allo studio universitario. La notizia è stata rivelata nei giorni scorsi da Repubblica ed ha già scatenato un putiferio.

Repubblica ha scoperto e pubblicato cosa si trova scritto nero su bianco in un bando pubblicato dalla stessa Ardsu. La gestione di undici case dello studente (quattro a Firenze, quattro a Pisa e tre a Siena) passerebbe dal modello pubblico ad una “collaborazione pubblico-privata”. In sostanza l’Ardsu rinuncia a trovare autonomamente i fondi necessari – poco meno di 40 milioni – per ristrutturare gli alloggi e chiede l’aiuto del privato, che ovviamente non arriva mai gratis. Si tratterebbe solo, rivela ancora Repubblica, di una “sperimentazione”. In base ad essa, i privati potrebbero avere la possibilità di affittare le camere – una piccola parte, almeno secondo questo primo bando, in futuro chissà – a studenti e professori, ovviamente a prezzi più alti, anche se si parlerebbe di “tariffe sostenibili” (espressione molto vaga, chiedere a chi ritiene mille euro a camera una tariffa sostenibile, visto che gli ‘studentati di lusso’ sono comunque pieni).

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“Leggiamo con sgomento e rabbia la notizia che è in corso un bando per privatizzare quasi tutte le case dello studente dell’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario. In piena crisi abitativa, la Regione Toscana a guida Pd lascia l’azienda regionale per il diritto allo studio senza i finanziamenti per poter provvedere ai restauri delle case dello studente e questa le mette a bando per una gestione congiunta col privato. Il privato potrà recuperare l’investimento affittando i posti rimasti liberi: saremmo curiosi di sapere in che modo resteranno vuoti visto l’esplosione della richiesta, e l’utilizzo da fini turistici nei mesi di chiusura dei plessi. Mentre la Regione fa la nuova legge per limitare l’overtourism, ecco invece una misura potenzialmente pesante e da cui sarà difficile tornare indietro. A Firenze si parla di quattro strutture che richiederebbero 20 milioni di euro di investimenti nei prossimi anni. Troviamo assurdo che si chiedano al privato, mentre si spendono 7 milioni per il tunnel di san Niccolò realizzato per i flussi turistici. Riteniamo che ci sia ancora tempo per ritirare il bando e garantire i finanziamenti pubblici necessari, impedendo che siano le stesse istituzioni pubbliche regionali ad aggravare il problema abitativo della città”, attacca Dmitrij Palagi, consigliere comunale di Sinistra progetto comune.

Critiche arrivano però anche dal gruppo Avs-Ecolò, composto di tre consiglieri (Caterina Arciprete, Giovanni Graziani e Vincenzo Pizzolo) che appoggiano la maggioranza Funaro ma molto critici sulla ricandidatura di Eugenio Giani alla presidenza della Regione.

“Apprendiamo della decisione dell’Azienda Regionale del Diritto allo Studio Ardsu di lanciare un bando per soggetti privati che possano concorrere alla gestione di diverse Case dello Studente toscane – tra le quali il Calamandrei, Ater e Cipressino a Firenze – in cambio di lavori di manutenzione, efficientamento energetico e adeguamento sismico. Per AVS-Ecolò, procedere verso la gestione pubblico-privata rischia di compromettere il diritto allo studio degli studenti e studentesse più in difficoltà venendo così meno al mandato ufficiale dell’ente. La Regione Toscana – chiede nota del gruppo consiliare di Palazzo Vecchio – deve invece prevedere maggiori investimenti nel diritto allo studio e favorire politiche pubbliche per il diritto all’abitare. Si chiarisca questa decisione e si torni indietro rispetto alla scelta della gestione pubblico-privato che riteniamo inaccettabile”.

Dalle stanze agli uffici, quanto costerà il nuovo ‘The Social Hub’ / FOTO – VIDEO



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