Bruciano i tetti della provincia. Nel corso del 2024 sono stati circa 200 gli interventi dei Vigili del fuoco in tutto il Bresciano, numeri che non tendono a scendere ma che si confermano in linea con gli altri anni. Operazioni di spegnimento che richiedono il lavoro di più squadre e che, molte volte, porta all’inagibilità della propria casa: lo scorso anno gli interventi sono stati 190, pari a 400 ore di lavoro, con quasi 700 uomini impegnati e oltre 200 mezzi.
Incendi che divampano dai camini e quindi dai comignoli di abitazioni e palazzine. Gli ultimi, a fine anno e molti dei quali gravi, si sono propagati da un’abitazione di Saviore dell’Adamello (la casa di montagna è stata dichiarata inagibile), a Montichiari (con diversi sfollati), a Padenghe (villetta dichiarata inagibile) e a Borgo San Giacomo.
“Questi eventi non danno avvisaglie quando avviene la combustione è ormai troppo tardi – spiega il Vigile del fuoco Marco Murgia -. Necessario quindi fare manutenzione di canne fumarie e stufe, una o due volte l’anno da parte di ditte specializzate, e usare sempre legna di qualità”.
Perché il camino prende fuoco?
I numerosi incendi (o principi di incendio) ai tetti, in buona parte, si propagano a partire dalla canna fumaria in presenza di una stufa, di camino a legna o a pellet coinvolgendo i condotti fumari, il camino o, appunto, il tetto della casa.
Gli incendi della canna fumaria non sono tutti uguali. A seconda del punto del condotto di evacuazione fumi in cui si manifestano e delle cause che ne sono all’origine si possono distinguere
– incendio interno al condotto fumario, con la fuliggine che si deposita sulle pareti interne della canna fumaria. Il pericolo arriva se si accumula in quantità eccessive: può infatti prendere fuoco in presenza delle elevate temperature all’interno del condotto;
– incendio esterno al camino, con la combustione dal comignolo, sbocco esterno del condotto fumario, solitamente in presenza di materiali combustibili nelle immediate vicinanze dell’uscita del camino;
– incendio per perdite della canna fumaria, in questo caso i gas ad alte temperature o le scintille possono fuoriuscire dal condotto e interessare lo strato di isolante che avvolge la canna fumaria, provocando combustioni. Ed è tra le maggiori cause di incendio.
Quali sono le cause?
Le cause d’incendio del camino o del condotto fumario possono essere diverse, tra cui
– l’eccessiva presenza di fuliggine all’interno della canna fumaria che oltre a ridurre il diametro di aspirazione del tubo e generare problemi di tiraggio del camino tendono a infiammarsi facilmente nel caso una scintilla li raggiunga o a causa delle elevate temperature. Per questo motivo è fondamentale una regolare e corretta manutenzione della canna fumaria. Uno dei problemi principali, infatti, è la scarsa manutenzione delle canne fumarie e dei camini delle abitazioni: molto spesso non vengono revisionati con l’intervento qualificato degli spazzacamini, i quali garantiscono la sicurezza degli impianti di riscaldamento a fuoco grazie all’esame periodico dei forni e camini.
– l’utilizzo di combustibili di scarsa qualità. In caso di stufe o camini alimentati a legna, è importante porre attenzione a cosa si butta nel camino: la legna resinosa o scadente, i legni verniciati, o i bancali rotti, oppure carta e materiali non idonei ad essere bruciati sono la prima causa dell’accumulo di fuliggine nel condotto, ma è anche pericoloso per la salute umana per i fumi che genera. Negli impianti termici domestici è consentito bruciare solo legna non trattata, non verniciata e ben asciutta ma molto spesso vi finiscono anche carta plastificata, legno trattato, compensato, confezioni di ogni tipo e contenitori, con il risultato che aumenta sensibilmente il rischio di incendio delle canne fumarie. Tale comportamento viene anche sanzionato dalla legge
– l’errata progettazione o installazione della canna fumaria per essere sicuri di ottenere un sistema di espulsione fumi efficace e a norma, tra cui: il mancato rispetto delle distanze da materiali combustibili, la coibentazione insufficiente della canna fumaria, un utilizzo di tubi, condotti e prodotti fumari con classe di temperatura non adeguata alla temperatura dei fumi effettiva.
Come accorgersi di un possibile rischio incendio della canna fumaria?
Sono diverse le avvisaglie di possibili problemi nel condotto fumario, tra cui:
– la presenza di fuliggine sulla base del focolare;
– la caduta di fuliggine dal condotto fumario durante le operazioni di apertura e chiusura dello sportello di stufa o camino;
– il ristagno di fumo nell’ambiente, che può essere sintomo di un tiraggio non sufficiente del camino;
– la presenza di odore di fumo sulla base del focolare.
Cosa non fare
Cosa invece non fare assolutamente in caso di principio di incendio o di incendio del camino:
– non gettare acqua nel camino per spegnere le fiamme: l’acqua, evaporando si espande, raffreddando violentemente le pareti del camino medesimo, provocando quasi sicuramente la rottura della canna fumaria.
– salire sul tetto: spesso non si possiedono le protezioni necessarie e, inoltre, i fumi che fuoriescono dal camino sono dannosi per la salute.
Altri consigli
Come accendere il fuoco
La migliore tecnica per accendere il fuoco è l’accensione dall’alto, perché riscalda in minor tempo la stufa o il camino, e bruciando i gas che altrimenti verrebbero rilasciati nell’atmosfera (o peggio, nella stanza). Per accendere il fuoco dall’alto la legna va disposta collocando in basso i pezzi di maggiori dimensioni e via via quelli di minori dimensioni, avendo comunque cura di non sovraccaricare il focolare.
Usa gli accendifuoco (ne esistono anche di ecologici) e pezzetti di legna più piccoli e spaccati, disposti a castelletto sopra i pezzi di legno più grandi. In questo modo la combustione procede più lentamente ed è più controllata.
Usa i combustibili giusti
La legna da combustione perfetta dovrebbe essere stoccata in un luogo asciutto e ventilato per almeno due anni prima di essere bruciata, e portata in casa un giorno prima del suo utilizzo. In alternativa, puoi acquistare legna già essiccata. La legna brucia meglio quando è spaccata. Aiuta portare in casa la legna il giorno prima del suo utilizzo.
Se bruci materiali diversi dalla legna (per esempio, giornali o riviste, cartone, tetrapack, fogli plastici), inquini l’ambiente e danneggi la salute tua e degli altri. Non usare pezzi di mobili: anche se non si vede la vernice, sono generalmente trattati con sostanze pericolose se bruciate. Per lo stesso motivo evita di impiegare cassette e bancali, che possono avere colle inquinanti e viti o chiodi che potrebbero danneggiare la tua stufa. Stufe e camini non sono inceneritori, bruciare rifiuti danneggia l’ambiente e costituisce un reato di smaltimento illecito.
Gestire correttamente la combustione
La produzione di inquinanti aumenta in caso di continui spegnimenti e accensioni del focolare. Carica nuova legna quando si è formato un letto di braci, non mentre vi è ancora la fiamma. Lascia sempre spazio tra legna e pareti del focolare perché l’aria comburente possa circolare. Per ridurre la quantità di calore, bisogna ridurre la quantità di legna caricata, non ridurre l’ingresso di aria, perché si genera più inquinamento.
Un fumo scuro e denso in uscita dal camino è segno di una combustione non corretta e più inquinante. Una buona combustione produce fumi quasi invisibili all’uscita del camino, nessun odore sgradevole, poca fuliggine, cenere fine bianco-grigia, fiamma da blu a rosso chiaro. Se senti odori strani provenienti dalla combustione della legna, significa che la combustione non è corretta o non si sta usando legna vergine.
La normativa a Brescia e in Lombardia
Le condizioni orografiche e climatiche in Pianura Padana e, quindi, anche nel Bresciano favoriscono l’accumulo degli inquinanti nell’aria, e in questo contesto gli impianti a biomassa legnosa sono tra le maggiori fonti di emissioni di polveri sottili, Pm10. Motivo per cui il loro utilizzo è soggetto a limitazioni, per la salvaguardia della salute di tutti e gli impianti – stufe, caldaie, camini – rientrano in determinate classi ambientali, da 1 a 5 stelle: maggiore è il numero di stelle, minori sono le emissioni.
A decorrere dal 15/10/2024, l’installatore deve anche tenere conto dei requisiti dettati dal Piano regionale degli interventi per la qualità dell’aria prima di installare dei nuovi impianti alimentati da biomassa.
I requisiti per le nuove installazioni
1) nei Comuni sopra i 300 metri slm i generatori dovranno essere classificati con almeno 4 stelle ed avere emissioni di polveri sottili non superiori a 20 mg/Nm3, come da certificazione rilasciata ai sensi del d.m. 186/2017;
2) nei Comuni sotto i 300 metri slm i generatori dovranno essere classificati con almeno 4 stelle ed avere emissioni di polveri sottili non superiori a 15 mg/Nm3 ed emissioni di COT non superiori a 35 mg/Nm3, come da certificazione rilasciata ai sensi del d.m. 186/2017 (per impianti superiori a 35 kW, andava applicato a partire dal 15/10/2022).
Per quanto riguarda, invece, gli impianti a biomassa già esistenti, la Delibera Regionale 5360/2021 prevede:
-1) se l’impianto è stato installato prima del 01/01/2020, può essere mantenuto in esercizio se appartenente almeno alla classe 3 Stelle;
2) se l’impianto non ha il Certificato ambientale o non ha almeno le 3 Stelle richieste dalle disposizioni regionali, può essere utilizzato: fino al 15/10/2024 se possiede un rendimento energetico almeno del 75% se alimentato con legna o dell’85% se alimentato con pellet, come indicato nel libretto o nella documentazione a corredo dell’impianto ed è dotato di regolare dichiarazione di conformità rilasciata dall’installatore;
- fino al 15/10/2024 se costituisce l’unica fonte di riscaldamento dell’abitazione; se con potenza al focolare fino a 10 kW, saltuariamente per scopi ricreativi;
- se collocato in edifici soggetti a tutela secondo le disposizioni contenute nel d.lgs. 42/2004 “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137” (impianti storici);
- se costituito da stufe ad accumulo progettate ed assemblate in opera secondo la norma UNI EN 15544, in quanto non certificabili.
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