Sardegna in bilico, Todde pronta ai ricorsi contro la decadenza

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Adesso la matassa va sbrogliata. E non è soltanto una matassa tecnico-giuridica. È anche una matassa politica. Sarà complicato e lungo verificare la fondatezza dei rilievi in base ai quali il Collegio di garanzia per le elezioni presso la Corte d’appello di Cagliari l’altro ieri ha dichiarato decaduta dalla carica la presidente della giunta regionale sarda. Così come sarà un bel rebus stabilire quale procedura dovrà essere percorsa per arrivare all’effettiva decadenza di Alessandra Todde (con conseguente scioglimento del consiglio regionale e nuove elezioni) o viceversa alla sua conferma.

SUL PIANO POLITICO, poi, alla presa d’atto della tenuta, che al momento sembra fuori discussione, della maggioranza che sostiene Todde, si dovrà affiancare una riflessione sui modi in cui reagiscono all’azione di governo dell’attuale giunta settori della società sarda che si sentono minacciati nei loro interessi e che sognano una rivincita dopo la sconfitta elettorale del febbraio 2024. Dalla matassa tecnico-giuridica è d’obbligo partire. Il Collegio di garanzia muove a Todde sei contestazioni: «Non risulta essere stato nominato il mandatario delegato a gestire finanziamenti e spese», nomina obbligatoria per legge. Due: «Non risulta essere stato aperto un conto corrente riservato alla raccolta di fondi», altro obbligo di legge. Tre: il fatto che non sia stato nominato un mandatario comporterebbe l’impossibilità di «certificare la veridicità del rendiconto in relazione all’ammontare delle entrate». Quattro: Al posto dell’estratto conto del conto corrente bancario mai aperto è stata presentata «una lista di movimenti bancari su un conto corrente Intesa San Paolo di Montecitorio».

CINQUE: da questa lista dei movimenti bancari «non risultano i nominativi dei soggetti che hanno erogato i finanziamenti per la campagna elettorale». Sei: «Al rendiconto elettorale inviato dalla presidente sono state allegate fonti di finanziamento e spese riferite a un Comitato elettorale “Movimento Cinquestelle per l’elezione del presidente della Regione Sardegna” che risultano essere state inviate alla Corte dei conti quale rendiconto delle spese elettorali del movimento/partito» e questo, per il Collegio, non consentirebbe di «chiarire se le spese indicate nei documenti depositati afferiscano alla singola candidata alla carica di presidente o alla campagna elettorale dei candidati alla carica di consigliere regionale sostenuti dal Movimento Cinque Stelle». Sette: non risulta su quale conto corrente siano confluite le somme indicate nelle operazioni prodotte dalla candidata. Il Collegio di garanzia ha inoltre spedito gli atti alla procura della Repubblica per verificare la sussistenza di ipotesi di reato di natura penale

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TODDE si è rivolta all’avvocato Stefano Ballero, che ha spiegato: «Stiamo studiando gli strumenti idonei per contestare il provvedimento. La norma prevede la decadenza in casi specifici, non per presunte irregolarità, soprattutto di tipo formale». Ieri in conferenza stampa la presidente ha confermato che ricorrerà presso il Tribunale civile di Cagliari. Si delineano tempi lunghi, anche perché, oltre il versante giudiziario c’è una procedura istituzionale da seguire. Il Collegio di garanzia ha già notificato la sua decisione al dem Piero Comandini, presidente del Consiglio regionale. A sua volta Comandini dovrà girare la pratica alla Giunta per le elezioni, la quale non potrà fare altro che prendere atto e passare la palla al Consiglio regionale.

AI CONSIGLIERI infatti spetta per legge l’ultima parola. La cosa però avverrà, è facile prevederlo, soltanto dopo la pronuncia del Tribunale. A quel punto le possibilità saranno due. Se il Tribunale boccerà la decisione del Collegio di garanzia, la partita sarà chiusa e Todde sarà salva. Ma che cosa farà il Consiglio regionale se i giudici d’appello diranno che le ragioni di decadenza sono valide? Su questo punto si confrontano in queste ore due orientamenti opposti: secondo il primo i consiglieri possono resistere respingendo l’ingiunzione di decadenza con una mozione di indirizzo politico; secondo l’altro il meccanismo previsto dalle norme vigenti è automatico: i consiglieri sono obbligati a prendere atto della volontà del Consiglio di garanzia e del Tribunale e a dichiarare Todde decaduta e l’assemblea sciolta.

C’È UNA TERZA POSSIBILITÀ, in realtà: che si blocchi tutto con un ulteriore ricorso in Cassazione per gli aspetti formali. Intanto Todde incassa la solidarietà di tutto il suo schieramento, inclusi Giuseppe Conte ed Elly Schein con cui ha parlato. L’opposizione attacca ma i tempi di un’eventuale resa saranno lunghi e un esito a loro favorevole non è scontato. Intanto battono sul tasto di una presidente presentata come «dilettante allo sbaraglio».



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