Qualità dell’aria, in Veneto nel 2024 è stata più pulita grazie a pioggia e nuove tecnologie green

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 


di
Silvia Madiotto

Report dell’Arpav: registrati tra i risultati migliori degli ultimi vent’anni

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Per una volta, e ce n’è bisogno, arriva una buona notizia sulla qualità dell’aria: il 2024 è stato fra gli anni migliori degli ultimi venti in Veneto. L’Arpav ha evidenziato che per il quinto anno consecutivo sono stati rispettati, in tutte le stazioni, i valori di biossido di azoto; i valori medi annuali di Pm10 (il parametro su cui si basano le ordinanze antismog dei Comuni) e Pm2,5 sono inferiori ai limiti in tutte le centraline della rete regionale, risultati consolidati da diversi anni ma in ulteriore miglioramento. Attenzione: l’inquinamento non è sparito, ma è sensibilmente diminuito. 

Il capitolo ozono

Dati positivi a cui fa da contraltare, purtroppo, il fatto che in 29 centraline su 39 il valore giornaliero di Pm10 che non dovrebbe essere superato più di 35 volte è invece andato fuori scala molto, molto di più: in sei centraline sopra i 60 giorni nell’arco dell’anno, in altre undici più di 50 volte. E sono sforamenti di smog nell’aria respirata dai cittadini che riguardano tutte le province fatta eccezione per Belluno che come ogni anno è libera da polveri sottili a livelli di pericolo. I mesi con l’aria più sporca sono stati febbraio e gennaio. A voler guardare però il bicchiere mezzo pieno, dieci centraline Arpav hanno rispettato il livello di 50 microgrammi per metro cubo d’aria imposto come parametro a livello europeo: «Nell’ultimo anno il numero di superamenti è stato inferiore al biennio precedente e in linea con il bilancio del 2021, uno tra gli anni con i livelli di PM10 più bassi di sempre». Il capitolo ozono è altrettanto importante: «Nonostante un’estate caratterizzata da periodi di caldo intenso – riporta Arpav – il numero di superamenti della soglia di informazione è stato significativamente più basso del 2023, anno già caratterizzato da picchi poco frequenti di questo inquinante».




















































Cosa ha funzionato

Ma che cosa è successo per avere, nel mezzo dell’inquinata Pianura Padana, dati in miglioramento? «Non esiste un’unica spiegazione – sottolinea l’assessore all’ambiente Gianpaolo Bottacin -. Da un lato incidono il miglioramento tecnologico degli impianti di riscaldamento e dei veicoli, gli incentivi per la sostituzione delle stufe e delle vecchie caldaie con pompe di calore. E poi dobbiamo considerare il progressivo efficientamento energetico degli edifici che riducono le emissioni. Tutti questi elementi messi insieme però non bastano. È stato un 2024 molto piovoso, soprattutto nella prima parte, e anche in Pianura Padana basta un mese di pioggia per abbassare tutti i valori». Il 2024 è stato, nel complesso, tra gli anni migliori assieme al 2021 e 2023. Manca quello in mezzo: il 2022 l’anno senza pioggia e della grande siccità.

Le richieste di Legambiente

Il presidente di Legambiente Luigi Lazzaro aggiunge qualche riflessione: «Lo diciamo da tempo anche noi, il trend migliora sul valore medio annuale, sia di Pm10 che di ossidi di azoto, e forse dobbiamo questi dati positivi in parte anche al surriscaldamento del clima, perché le stufe si accendono meno, così si ritardano e riducono le emissioni». Lazzaro ricorda bene gli anni in cui si susseguivano giornate da 100, anche 200 microgrammi medi al giorno. «Ora succede solo nei giorni dei botti di Capodanno e dei Panevin – evidenzia –. Se fossimo più furbi, visto che i valori medi sono scesi, evitando questi eccessi potremmo rientrare anche nei 35 giorni di sforamento, perché quelle occasioni sono esattamente i picchi annuali. Abbiamo altri picchi a inizio febbraio quando iniziano gli spargimenti di liquami in agricoltura, un comparto che concorre molto all’inquinamento dell’aria». Ecco quindi le richieste di Legambiente: una regolamentazione nazionale sulle stufe a legna e una seria revisione, il divieto di vendita di quelle vecchie, e una regolamentazione degli spandimenti reflui nei campi.

Iscriviti alla newsletter del Corriere del Veneto

Conto e carta

difficile da pignorare

 

4 gennaio 2025

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Prestito personale

Delibera veloce

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link