Garanzie improbabili, legge marziale a oltranza: troppe incognite per le future elezioni presidenziali a Kiev

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Garanzie improbabili, legge marziale a oltranza: troppe incognite per le future elezioni presidenziali a Kiev

Arrivati al 2025 il tema della politica interna ucraina rimane sempre lo stesso: quando si faranno finalmente le elezioni presidenziali? Pur col mandato ampiamente scaduto, Zelensky non molla il potere e pone una lunga serie di prerequisiti, alcuni improbabili e generosamente ottimisti.

Le condizioni per togliere la legge marziale

Il 2 gennaio il presidente ucraino e la first lady Olena hanno concesso un’intervista ai media nazionali per parlare della situazione. A proposito delle elezioni, Zelensky ha fatto sapere la sua posizione in merito. Si dice favorevole a che vengano finalmente svolte, dopo che nel marzo 2024 erano state rinviate sine die. Tuttavia impone una serie di condizioni che le renderanno di fatto impossibili ancora per diverso tempo. Anzitutto occorre che finisca la “fase calda” del conflitto. Ma deve finire con un’Ucraina avente una forte posizione, un forte esercito, una potente dotazione di armamenti e le garanzie di sicurezza. Solo allora si potrà rimuovere la legge marziale attualmente in vigore, che ufficialmente impedisce l’effettuazione delle elezioni. Finora tale norma è stata periodicamente rinnovata, tenendo Zelensky in carica ben oltre la sua scadenza. Tolta la legge marziale, dice, non ci sarà bisogno di aspettare anni per fare le elezioni.

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Il parere di un sociologo

Il portale The New Voice of Ukraine (NV) ha chiesto al riguardo il parere del sociologo ucraino Oleksii Antypovych. Le indagini della sua società demoscopica mostrano come gli ucraini ritengano che Zelensky sia il principale soggetto responsabile per la fine del conflitto. Quindi le sue chance di successo nelle prossime presidenziali dipendono proprio dalle condizioni alle quali riuscirà a terminare la guerra. In questo momento la sua popolarità si attesta sul 60% – dunque la maggioranza dei votanti – un risultato buono ma pur sempre in netto calo rispetto al passato. Un numero che può ancora cambiare in meglio o in peggio, dice Antypovych, e non soltanto come effetto delle circostanze al fronte. I cittadini infatti guardano anche alla situazione interna. Sebbene mostrino sostanzialmente fiducia nel presidente, non gradiscono affatto i personaggi al governo. Così l’immagine di Zelensky potrebbe risentire molto dei difetti della sua squadra, conclude il sociologo.

Cronistoria dei cambi di atteggiamento

Zelensky ha più volte cambiato atteggiamento nei confronti delle elezioni. Nell’ottobre del 2023 aveva affermato che sarebbero state possibili modificando le norme della legge marziale e garantendo una partecipazione sicura a tutti gli ucraini. A ben guardare, però, si trattava di condizioni inattuabili nelle intenzioni delle autorità di Kiev e forse anche nei fatti. UN anno fa aveva precisato che non era lui a rimandare le elezioni, ma è la legge marziale che le proibisce. Lo scorso autunno The Economist riferiva che Zelensky stava considerando lo svolgersi delle presidenziali perché il suo rating era in netto calo. Subito dopo interveniva il suo diretto assistente Andrii Yermak per chiarire per le elezioni ci sarebbero state esclusivamente a conflitto finito. Il giornale britannico è tornato ancora sulla questione parlando di eventuali date: oggi appare probabile il 25 maggio. L’ufficio presidenziale smentisce, ma i dipartimenti regionali starebbero già lavorando sulle liste dei candidati.

Zelensky teme il parere di Mosca

A Kiev non piace che si ripeta che il mandato di Zelensky è largamente scaduto, perché ciò dà adito a discussioni sulla legittimità del suo potere. Lui stesso ha voluto specificare che tali discorsi, alimentati soprattutto da Mosca, non lo disturbano affatto. Quindi non vi saranno elezioni sotto la legge marziale nemmeno se il Cremlino le esige come requisito per avviare le trattative di pace. Infatti i russi lasciano intendere che non necessariamente ritengono Zelensky una controparte legittimata a negoziare. Ma ciò non è importante, secondo Zelensky perché altrimenti si finirebbe per violare la legislazione ucraina a beneficio di Putin. Nella scena politica interna vi è chi preferirebbe che l’ex attore si facesse comunque da parte, pur dicendolo sottovoce per timore di ritorsioni. Dicono che sarebbe nel suo interesse, perché così non rischierebbe di vedere il suo nome associato a una disfatta militare o a una pace insoddisfacente.

La posizione tedesca

Ne ha parlato qualche giorno fa il giornale tedesco Berliner Zeitung, che ha paragonato la situazione ucraina con quanto accadrebbe in Germania in circostanze simili. Per la Costituzione, i parlamentari e il governo decadrebbero solamente alcuni mesi dopo la fine dello stato di guerra, che era stato deciso da entrambi gli organi legislativi Bundestag e Bundesrat. Con le elezioni anticipate che si terranno a febbraio, il ministro degli Esteri Annalena Baerbock ha dichiarato che col prossimo governo la Germania – oggi secondo sponsor di Kiev dopo gli USA – continuerà a sostenere lo sforzo bellico di Kiev. Secondo lei, aiutare gli ucraini significa garantire pace e sicurezza ai tedeschi, proteggendoli dalla “minaccia russa”. Arrivati al 2025 il tema della politica interna ucraina rimane sempre lo stesso: quando si faranno finalmente le elezioni presidenziali? Zelensky non molla il potere e pone una lunga serie di prerequisiti, alcuni improbabili e generosamente ottimisti.



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