Cagliari Calcio, un nuovo modo di vedere lo sport anche per chi non può farlo

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Seguire i parametri UEFA per obbligo è una cosa, adottarli come filosofia societaria è un’altra“. Con queste parole, Marco Zucca, CSR Manager del Cagliari Calcio, mi presenta il progetto ‘Touch2See’: il sistema che permette alle persone  ipovedenti di godersi un match attraverso una nuova esperienza tecnologica immersiva. 

Già attivo nella promozione di iniziative legate alla responsabilità sociale, il Cagliari Calcio è da tempo impegnato in progetti che veicola tramite #BeAsOne, manifesto che sintetizza e identifica i valori fondanti del club. Marco sottolinea che tutto ciò è possibile grazie anche alla stretta collaborazione con la Fondazione Carlo Enrico Giulini, che lavora costantemente per la costruzione di un senso comunitario e di appartenenza verso il territorio isolano.

Love. Think. Move“, sono i tre capisaldi attorno cui ruota la strategia d’azione del Cagliari, volta a principi come l’inclusione, l’uguaglianza e la sostenibilità sociale, culturale ed economica. Ma torniamo a “Touch2See”.

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La genesi

Nell’agosto 2024 avvengono i primi contatti tra il club di serie A e la startup francese, realtà già consolidata in Ligue1 – il massimo campionato d’oltralpe – e presente in competizioni di rilievo internazionale come le Olimpiadi 2024 o l’ultima coppa d’Africa disputata (vinta poi dalla Costa d’Avorio).

Il dialogo tra i due attori porta all’individuazione di una partita specifica in cui testare la tecnologia: Cagliari-Hellas Verona viene così scelta come starting point di un modello sano e senza precedenti. Il team sardo, infatti, è il primo club italiano a sperimentare la strumentazione rivoluzionaria, e il sentore è che presto molte altre squadre ne seguiranno le orme. Lo step successivo è consistito nel settaggio dei venti devices presenti all’Unipol Domus, che per il 2025 potrebbero divenire parte integrante di tutti gli incontri casalinghi. “Abbiamo già chiesto alla startup alcuni dispositivi da acquistare o noleggiare, dal momento che ci piacerebbe metterli a disposizione dal 2025. L’unica cosa rimasta da chiarire riguarda l’eventuale presenza di tecnici esterni o figure interne adeguatamente formate per l’utilizzo“, mi spiega Zucca.

Il funzionamento

Ma come funziona lo strumento nello specifico? Il device consiste in un tablet che riproduce il campo di gioco in miniatura, con un disco magnetico che si muove in tempo reale sul dispositivo e la vibrazione che aumenta o diminuisce a seconda dell’importanza delle azioni di gioco. Seguendo il dischetto con le dita, il soggetto ipovedente può godersi la partita, e lasciarsi immergere da un’experience coinvolgente e multi sensoriale. Infatti, è anche prevista l’audio descrizione della partita, che agevola la fornitura di tutte le informazioni di contesto utili e necessarie.

La comunicazione 

L’iniziativa, quindi, viene comunicata su tutte le principali piattaforme digitali del club. I numeri sono impressionanti: soltanto su Instagram il reel pubblicato raggiunge le 10 milioni di visualizzazioni, e il sentiment nei commenti è fortemente positivo. La strategia comunicativa, infatti, abbraccia appassionati di pallone ma anche profili slegati dal rettangolo di gioco, che entusiasti hanno espresso la propria ammirazione nei confronti di una iniziativa di enorme rilievo in termini sociali e valoriali. La scelta di utilizzare come testimonial Daniele Cassioli, che ha accettato di buon grado, ha poi permesso di allargare le maglie dell’inclusione e di ottenere anche il sostegno dell’Unione italiana dei Chiechi e degli Ipovedenti ETS – APS (Sezione Provinciale di Cagliari). Non è la prima volta che gli isolani si legano a campioni paralimpici, dato che in passato anche la schermitrice Bebe Vio era stata coinvolta in progetti specifici e dall’alto rate engagement (senza contare, parallelamente, “volti noti” del jet set italiano che usualmente presenziano allo stadio, ultimo dei quali il cantante Tananai). 

CSR in formato rossoblù 

Non è la prima volta, come anticipato, che il Cagliari si rende protagonista di iniziative che investono la responsabilità sociale. “Siamo l’unico club di serie A che destina uno spicchio del proprio stadio – la ‘Curva Futura‘, ai bambini del nostro territorio per promuovere un tifo sano e rispettoso“, mi dice Marco durante l’intervista. Un’attenzione speciale rivolta alle istanze locali che passa anche tramite la “Coppa Quartieri“,  che si rivolge ai giovani delle scuole secondarie di primo grado con l’obiettivo di attivare interventi con finalità di inclusione sociale, amicali e solidali. 

Per non parlare, infine, della proficua collaborazione con Legambiente nella campagna ‘Puliamo il Mondo‘, che ogni anno vede coinvolti atleti del settore giovanile e tifosi in giornate di pulizia ambientale.

Il Cagliari Calcio, con il progetto ‘Touch2See’ e la sua costante attenzione alla responsabilità sociale, dimostra che il calcio può essere molto più di uno sport. Diventa un linguaggio universale, capace di abbattere barriere e creare esperienze inclusive. Il club rossoblù ci ricorda che l’innovazione più significativa non è quella tecnologica fine a sé stessa, ma quella che avvicina le persone, regalando a tutti la possibilità di vivere il gioco con pienezza. Perché il calcio, quando è davvero per tutti, ha il potere di cambiare le regole del gioco.

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