Gennaio 2024, Dario Safina, ex assessore della giunta guidata da Giacomo Tranchida, esponente del Pd, dopo l’elezione all’Ars è un politico in ascesa. Il deputato regionale viene arrestato. Finisce ai domiciliari con un’accusa pesante: corruzione.
L’inchiesta della Procura di Trapani fa tremare la politica locale e getta ombre su uno dei politici più noti in provincia. Un’indagine che mette in imbarazzo anche il sindaco Giacomo Tranchida.
Finiscono indagate anche altre persone, per un presunto giro di favori attorno alla Trapani Servizi. Safina, dopo poche settimane, è riuscito a tornare libero. Un anno dopo l’indagine si è conclusa, con l’avviso di conclusione notificato a Safina e agli altri personaggi coinvolti. Gli indagati avranno ora la possibilità di presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati. Successivamente, la Procura deciderà se chiedere il rinvio a giudizio per gli indagati, aprendo così la strada a un eventuale processo.
CHI è INDAGATO
Il nome più noto di questa indagine è quello di Dario Safina, deputato regionale del Pd ed ex assessore comunale a Trapani. E’ accusato di turbativa d’asta e corruzione. Le stesse accuse sono mosse a Christian Valerio, energy manager di una società specializzata nella gestione dell’illuminazione pubblica.
Nell’inchiesta, in un filone a parte, sono presenti anche Carlo Guarnotta, direttore generale della Trapani Servizi, e Rosario Bellofiore, ex consulente della stessa società.
Secondo l’accusa, Guarnotta avrebbe promesso a Bellofiore la proroga dell’incarico di consulente in cambio di sostegno nelle procedure concorsuali per l’assegnazione di incarichi pubblici.
Nel frattempo, le posizioni di alcuni soggetti coinvolti inizialmente, come Giuseppe Ullo, ex dirigente amministrativo della Trapani Servizi, e la società messinese City Green Light, sono state archiviate.
COME è NATA L’INCHIESTA
L’inchiesta è nata nel settembre del 2020, dopo l’incendio in un impianto di raccolta dei rifiuti della Trapani Servizi spa. La natura dolosa del rogo spinse i carabinieri a disporre una serie di intercettazioni a carico dell’amministratore unico della società comunale che gestisce i rifiuti, Carlo Guarnotta e di alcuni dipendenti della municipalizzata che lavoravano all’impianto.
PERCHè SAFINA E’ FINITO NEI GUAI
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Safina avrebbe favorito la società rappresentata da Valerio nell’aggiudicazione della gara di project financing per la manutenzione dell’illuminazione pubblica. In particolare, l’ex assessore è accusato di aver fornito all’imprenditore informazioni riservate, tra cui le tempistiche di pubblicazione del bando, i contenuti e l’importo base, consentendo alla società di presentare un’offerta vantaggiosa rispetto agli altri concorrenti.
Nel corso dell’indagine, la Procura ha acquisito un parere dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), che ha confermato i sospetti: il procedimento in questione non era un vero project financing, ma un appalto camuffato sotto questa veste. Parallelamente, la Procura della Corte dei Conti ha avviato un’indagine per danno erariale, evidenziando possibili ricadute economiche negative per l’amministrazione comunale.
In cambio delle informazioni che avrebbero fatto vincere alla società per cui lavorava, la City Green Light, gare pubbliche bandite dal Comune di Trapani il manager Valerio, indagato per corruzione e turbativa d’asta, avrebbe dato all’allora assessore comunale Dario Safina, 50 mila euro per iniziative comunali, 10 mila euro per le luminarie cittadine per il Natale del 2020, quattro telecamere da installare accanto a due fontane cittadine per la videosorveglianza, due dispositivi di illuminazione di un’opera d’arte installata in piazza Catito.
«Regali» che, secondo i pm, sarebbero stati sollecitati da Safina, ora deputato regionale Pd, per «conseguire il personale vantaggio di accrescere la propria visibilità e quindi il personale consenso presso il corpo elettorale con ciò, conseguentemente incrementando il proprio rilievo politico».
Il deputato regionale è stato arrestato nel gennaio 2024, resta ai domiciliari pochi giorni. Già dopo l’interrogatorio di garanzia il Gip aveva sostituito gli arresti domiciliari con l’obbligo di dimora. Poi il Tribunale del Riesame, accogliendo il ricorso dei legali di Safina, ha revocato l’obbligo di dimora e il politico è dunque tornato all’Ars. Safina rimane indagato nell’inchiesta su corruzione e turbativa d’ asta per fatti che, secondo la tesi accusatoria della Procura di Trapani, avrebbe commesso quando ricopriva la carica di assessore comunale ai Lavori pubblici. Ma il Tribunale del Riesame, annullando le misure cautelari, ha sgonfiato la tesi accusatoria ed escluso ipotesi di reato. La decisione del Riesame, a Marzo, era stata così commentata dal politico trapanese: “Le motivazioni depositate dal Tribunale del Riesame di Palermo, a chi vorrà leggerle senza occhi faziosi, sgombrano il campo dalle pesanti ombre calate in queste settimane sulla mia persona e sul mio operato. I Giudici hanno letto nelle carte delle indagini il mio rispetto per le normative ed escluso qualsivoglia tornaconto personale. Non ho rivelato segreti d’ufficio continua – Safina – non ho turbato alcuna asta, né tanto meno sono stato né sarò mai un politico corrotto. Sarebbe, forse, bastato poco per evitare tanto clamore e tanto dolore ai miei cari, sarebbe bastato agli inquirenti interrogarmi. Di certo non mi sarei, come non mi sono, sottratto dal rispondere e dal chiarire ogni singolo passo della mia attività amministrativa. Gli organi inquirenti hanno preferito invece perseguire altre e ben più lunghe, costose ed irte strade che, per quanto è stato acclarato dal Tribunale del Riesame, non portavano ad alcun reato. L’amarezza per tale operato non fa venire meno, tuttavia, la mia fiducia nella magistratura. Ho sempre detto che tra un’indagine fatta e una non fatta, meglio una fatta. E’ evidente che mi riferivo alle indagini fatte bene e senza nessun pregiudizio di sorta”.
GLI ALTRI PROTAGONISTI
In questa indagine è coinvolto anche Carlo Guarnotta, manager della Trapani Servizi, la società che si occupa nel capoluogo dello smaltimento dei rifiuti e della gestione della discarica comunale.
L’inchiesta avrebbe accertato, tra l’altro, che per favorire la nomina di Guarnotta a direttore generale dopo la sua decadenza dalla carica per l’insediamento del nuovo consiglio di amministrazione, sarebbe stato predisposto un concorso truccato. Per aiutare Guarnotta l’avviso per la selezione del direttore sarebbe stato fatto su misura da Rosario Bellofiore, attraverso l’inserimento di una serie di requisiti che solo il concorrente favorito aveva. Il bando dunque, che prevedeva ad esempio che il direttore avesse lavorato almeno per tre anni come dirigente di imprese pubbliche o partecipate con almeno 110 dipendenti (la Trapani e Servizi ne aveva allora 126) era congegnato in modo tale che solo Guarnotta avrebbe potuto vincere. Al piano avrebbe partecipato anche l’allora direttore amministrativo Ullo.
Carlo Maria Baldassare Guarnotta e Giuseppe Ullo si sarebbero messi d’accordo per turbare i due concorsi del 2020 e 2021 per scegliere il direttore generale. Una volta nominato avrebbero adottato atti contrari ai doveri d’ufficio per la scelta di un collaboratore esterno e direttore tecnico della società.
Come dicevamo, la posizione di Ullo è stata archiviata. Mentre restano indagati Guarnotta e Bellofiore.
Nelle prossime settimane si saprà come andrà avanti il caso. Parallelamente gli atti dell’indagine erano stati anche inviati alla Corte dei Conti per valutare eventuali danni erariali.
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