Il grottesco fan club “liberale” di Trump e Milei

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 


Questo è un articolo del nuovo numero di Linkiesta Magazine, con gli articoli di World Review del New York Times. Si può comprare, qui sullo store, con spese di spedizione incluse. O in edicola a Milano e Roma e negli aeroporti e nelle stazioni di tutta Italia dal 28 dicembre.

Dinanzi alla seconda cerimonia di insediamento di Donald Trump, unico presidente degli Stati Uniti che negli ultimi centotrent’anni sia stato eletto per un secondo mandato non consecutivo (il solo precedente risale all’Ottocento), una domanda si impone immediatamente su tutte le altre: per quale motivo, anziché alla Casa Bianca, non si trova in galera? Il fatto che porre una simile domanda possa apparire oggi una battuta provocatoria o addirittura una dimostrazione di estremismo, ostilità preconcetta, accecamento ideologico, la dice lunga su quanto si sia spostato, in questi anni, il confine di ciò che consideriamo accettabile in democrazia.

Fino a non più di una decina di anni fa, nessuno avrebbe ritenuto controversa la semplice idea che un presidente capace di non riconoscere il risultato elettorale, cercare di manipolarlo (è documentato anche questo, a partire dalla famosa telefonata in cui Trump chiedeva al segretario di Stato della Georgia, peraltro repubblicano pure lui, di trovargli gli undicimila voti mancanti nelle urne) e di istigare i suoi sostenitori ad assaltare il Congresso per impedire fisicamente il passaggio di poteri, un assalto che ha lasciato sul terreno cinque morti, vada immediatamente arrestato e processato come golpista. Sarebbe stata, per tutti, una banalità.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Ma dieci anni fa, per l’appunto, non c’erano ancora stati né Trump né la Brexit, e nel dibattito pubblico erano ancora vigenti il principio di non contraddizione e soprattutto il principio di identità: A=A. Un colpo di Stato era un colpo di Stato, per tutti, indipendentemente da ogni altra loro convinzione, credenza o appartenenza. E il tentativo di impedire con la violenza al legittimo vincitore delle elezioni di entrare in carica sarebbe stato condannato come tale, dall’opinione pubblica e da ogni altra forza politica di qualunque Paese democratico, prima ancora che dalla giustizia. Oggi, evidentemente, non è più così.

Questa è senza dubbio la grande novità del 2025, consacrata dalla solenne rilegittimazione democratica di Trump, che appena quattro anni fa, proprio a causa dell’assalto a Capitol Hill, era stato bandito persino da Twitter, l’ultimo gradino nella scala della reiezione sociale. Dal giorno dopo le elezioni, inevitabilmente, è di nuovo ricevuto con tutti gli onori in ogni parte del mondo.

Quando divenne presidente nel 2016, gli osservatori si divisero tra chi sosteneva che avrebbe messo in pericolo la democrazia e chi sosteneva che la democrazia avrebbe normalizzato anche lui. Dopo la sommossa del 6 gennaio 2021, nella mia infinita ingenuità, pensavo che quella discussione si sarebbe chiusa una volta per sempre. Si è chiusa invece solo adesso, ma in senso contrario rispetto a quello che immaginavo: con la definitiva normalizzazione e l’implicita accettazione dell’assalto alla democrazia come una delle tante possibili opzioni a disposizione di un leader politico e dei suoi seguaci. È una novità non da poco, di cui tutti i democratici faranno bene d’ora in poi a tenere conto. E forse avrebbero fatto meglio a tenerne conto anche prima.

Naturalmente, bisogna riconoscere che di fronte a loro si pone da tempo un grande dilemma, che non consente risposte facili. Anche scelte drastiche come l’annullamento del primo turno delle elezioni presidenziali per inquinamento della campagna elettorale attraverso l’uso illecito di tecnologie digitali e la violazione delle regole sul finanziamento, deciso in dicembre dalla Corte costituzionale rumena, è una scelta estrema che apre scenari inquietanti, e non da ultimo anche il rischio di effetti controproducenti.

Il caso americano mostra però anche tutti i rischi dell’inazione e della sottovalutazione dinanzi a un problema antico, che per molte ragioni si ripresenta oggi ancora più complicato che in passato: quello degli strumenti a disposizione della democrazia per difendersi da una minaccia proveniente dal suo interno – indipendentemente dalla presenza e dall’entità di eventuali aiuti esterni – rappresentata da movimenti che partecipano alla competizione democratica con metodi e obiettivi non democratici.

Non si vede, infatti, come la solenne e regolarissima rielezione di Trump possa cancellare questo problema. Anzi, semmai, lo aggrava. Il fatto che dopo l’assalto a Capitol Hill Trump non sia finito in carcere, ma alla Casa Bianca, può essere considerato una colpa della politica o una responsabilità dei giudici, può essere rimproverato a Joe Biden e ai democratici, addebitato a una fragilità del sistema giudiziario o a un bug dell’ordinamento costituzionale, ma certo non si può negare che rappresenti un fallimento della democrazia.

Il mondo del 2025, per le democrazie occidentali, si apre dunque all’insegna della diffusione globale del populismo e della sua crescente egemonia sull’intero spettro politico, da destra a sinistra, con la simmetrica ascesa di Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon in Francia, della destra nazistoide di AfD e della sinistra rossobruna di Sahra Wagenknecht in Germania, per non parlare del tragico e ormai consolidato equilibrio bipopulista italiano (dove si fa prima a dire quale partito possa ancora essere definito non populista, ammesso che lo si trovi). La vera novità del 2025, annunciata dalla riconsacrazione di Trump, è però un fenomeno ancora più profondo, che coinvolge tutti, compresi i liberali (o presunti tali).

Come dimostra ad esempio il grande entusiasmo che ha circondato, anche in Italia, l’ascesa di un personaggio come il presidente argentino Javier Milei, forse il leader mondiale più vicino a Trump (dopo Viktor Orbán e Vladimir Putin, s’intende), suo dichiarato e ricambiato ammiratore. Non mi interessa entrare nella disputa su quanto e come risultati economici e costi sociali della sua strategia dimostrino la validità universale della dottrina liberista o al contrario la sua fallacia e crudeltà.

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

Mi interessa sottolineare come per tante autorevoli testate internazionali e per fior di politici e osservatori di dichiarata fede liberale, anche in Italia, il contenimento dell’inflazione o il taglio delle tasse possano mettere in secondo piano o rendere accettabile il trumpismo, il populismo e persino la nostalgia per la dittatura militare, con il continuo tentativo di sminuire la natura e le dimensioni dei crimini perpetrati allora, dai desaparecidos ai cosiddetti voli della morte, sostenendo che negli anni Settanta in Argentina vi sarebbe stata semplicemente una guerra civile, con «eccessi» da entrambe le parti. Una teoria peraltro già formulata a suo tempo dallo stesso dittatore Jorge Rafael Videla.

Non è difficile individuare le ragioni dello stretto e affettuosissimo legame tra un simile leader politico e tutta l’allegra famiglia nazionalpopulista globale, a cominciare da Giorgia Meloni, accolta come una sorella alla Casa Rosada, con tanto di scappata sul balcone di Evita Perón a mandar baci alla folla. E figurarsi se la nostra presidente del Consiglio si faceva scappare l’occasione di un salutino dal balcone. Ma se a esultare sotto quella finestra finiscono anche gli ultimi difensori dello Stato di diritto e della liberaldemocrazia, per i democratici si annunciano tempi davvero difficili.

Questo è un articolo del nuovo numero di Linkiesta Magazine, con gli articoli di World Review del New York Times. Si può comprare, qui sullo store, con spese di spedizione incluse. O in edicola a Milano e Roma e negli aeroporti e nelle stazioni di tutta Italia dal 28 dicembre.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Source link