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L’assemblea della Regione ha approvato 1.202 voci di finanziamento: ogni parlamentare, in media, ha«portato» al proprio territorio 1,4 milioni di euro
In Sicilia – regione dove il 38 per cento dei cittadini è a rischio povertà – l’Assemblea Regionale ha trovato il modo di stanziare una quantità di denaro da record per i territori dei deputati di maggioranza e opposizione: una pioggia di finanziamenti da 100 milioni di euro, con una media statistica di 1 milione e 400 mila euro per deputato.
Non solo: la lunghissima lista di finanziamenti, per realtà indicate con emendamenti specifici dai vari deputati, è riuscita miracolosamente a favorire l’intesa sia all’interno della litigiosa maggioranza di centrodestra che sostiene il governo di Renato Schifani (spesso, in passato, colpito dai voti dei franchi tiratori) sia tra maggioranza e opposizioni. In un clima di ritrovata (o apparente) pacificazione è stata approvata in tempi veloci la Finanziaria regionale, senza bisogno dell’esercizio provvisorio.
Il parlamento ha votato tre documenti contabili con un valore globale che si attesta attorno ai 950 milioni di euro: la legge di Bilancio, la legge di Stabilità e il collegato prodotto dalle norme proposte nel maxi emendamento del governo e del parlamento.
Le polemiche sono sorte sui 100 milioni destinati ai finanziamenti a pioggia. Tra i fondi c’è di tutto: da necessari interventi infrastrutturali alle sagre e alle feste di paese, dalle manifestazioni sportive alle promozioni turistiche… In tutto, ben 1.202 voci di finanziamento. E sia chiaro: tutti fondi assegnati senza bando.
L’intesa, tranne rare eccezioni, ha riguardato la quasi totalità dei 70 deputati, di tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione (anche Pd e 5 Stelle), il movimento di Cateno De Luca -che di recente ha espresso parole positive sul presidente Schifani- e i leghisti.
Alcuni parlamentari regionali sono riusciti a far passare anche più di 15 richieste di finanziamenti per i propri territori: e così vi è un comune come Modica (nel Ragusano) che ha ottenuto grazie a importanti parlamentari di maggioranza e opposizione ben 2 milioni e 220 mila euro.
Più di cento associazioni culturali avevano chiesto che le ingenti risorse venissero assegnate con bandi pubblici per evitare favoritismi e discrezionalità, ma la richiesta non è passata. (Un tempo, gli affidamenti erano addirittura diretti a diverse associazioni: un deputato di FdI fu accusato di aver destinato dei fondi ad associazioni intestate a familiari e persone vicine, vicenda su cui sono in corso 2 inchieste giudiziarie). Si è trattata di una scelta politica. E lo ha ammesso con sincerità in un’ intervista al Giornale di Sicilia il presidente dell’ARS Gaetano Galvagno (esponente di FdI, vicino ad Ignazio La Russa): «Non c’era la volontà politica di assegnare i contributi solo tramite bando». Aggiungendo che nel nuovo anno «dovrà essere affrontato il problema di trovare un criterio definitivo ed equo di assegnazione delle risorse. Lo faremo in una legge che conterrà anche altre misure rimaste fuori da questa Finanziaria».
Dure critiche sono arrivate dall’Anci regionale. Il presidente Paolo Amenta ha criticato l’impostazione di fondo della manovra finanziaria e le contraddizioni che emergono: «Le risorse stanziate con la manovra non vanno incontro alle esigenze reali degli enti locali. Non è prevista alcuna misura per intervenire sulla debolezza organizzativa e finanziaria dei Comuni che continueranno anche nel 2025 a non approvare gli strumenti finanziari, a dichiarare dissesto ed a ricorrere a piani di riequilibrio. Rispetto alla gestione dei rifiuti, i sindaci ancora una volta saranno costretti ad aumentare la Tari». E viene criticata dall’Anci anche la frammentazione delle risorse: «In questo senso le tante risorse stanziate per parcellizzati interventi infrastrutturali, di promozione, per feste e manifestazioni varie, marketing territoriale, ristrutturazione di singole chiese, impianti sportivi e cose simili, se pure hanno incontrato il favore dei territori coinvolti, non possono incidere certamente sulle criticità sostanziali».
Tra i sindaci sono emerse posizioni diverse, perché vi è chi non ha nascosto la soddisfazione per i finanziamenti ottenuti per il proprio territorio.
La vicenda ha diviso anche il Pd: il segretario regionale Anthony Barbagallo – vicino alla segretaria nazionale Elly Shlein- ha affermato: «Il Pd prende le distanze da una Finanziaria fatta di clientele e contributi a pioggia, parcellizzati. Alla Sicilia serviva molto di più per rilanciarsi». Il vertice del gruppo parlamentare Pd all’ARS rivendica invece di essere riuscito a non far disperdere risorse, ottenendo «il finanziamento per il trasporto pubblico degli alunni e dei disabili, il potenziamento dei fondi per i comuni, l’aumento della percentuale del bilancio regionale destinata al sostegno dei soggetti autistici».
In Sicilia le leve del potere alla Regione sono tutte in mano al centrodestra. E vi è una costante competizione tra FdI, FI, Lega e la Dc di Cuffaro. Con in più il ruolo critico degli autonomisti di Raffaele Lombardo che dopo il superamento dei guai giudiziari (è stato assolto in via definitiva con sentenza della Cassazione) sta tornando gradualmente sulla scena politica, non risparmiando riflessioni critiche al governo della Regione, in particolar modo sui temi della sanità. E proprio in questi giorni è in discussione la delicata questione della rimodulazione della rete ospedaliera regionale, che trova molto resistenze nelle varie province dell’Isola. Lombardo ha anche spiazzato sul piano politico diversi suoi alleati, affermando: «Penso a un grande partito di centro che guarda a sinistra». Nella terra di Pirandello mai dare nulla per scontato, a maggior ragione in una fase storica in cui il disagio popolare è in aumento.
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