A Messina, sotto un Ponte

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I cantieri della grande opera, fortemente voluta dal ministro Salvini, cambieranno il volto della città siciliana, aumentando il disagio abitativo, soprattutto nei quartieri popolari. Oltre agli indennizzi, per chi verrà espropriato non è previsto nessun aiuto

“Qui non stiamo parlando solo della costruzione del Ponte sullo Stretto: tutta la città di Messina verrà devastata e sarà un cantiere a cielo aperto per minimo dieci anni”. Elio Conti Nibali, membro del comitato Invece del Ponte, percorre le strade di Punta Capo Peloro, quartiere nord del centro urbano, immaginando cosa accadrebbe se iniziassero i lavori. “Tutta quest’area dovrebbe sparire per la realizzazione del pilone del lato siciliano, la stessa cosa avverrebbe a Villa San Giovanni, in Calabria. La terra che dovrebbe essere estratta e trasportata altrove equivarrebbe a 70 campi di calcio”. Dove verranno scaricati questi quintali di terreno non è ancora definito. Ciò che è certo invece è che non sarà solo Capo Peloro a diventare invivibile. “Il secondo cantiere più grande – racconta a lavialiberaClaudio Vallone, segretario provinciale di Sunia, il sindacato inquilini di Cgil Messina – è nell’area sud di Messina, nella frazione di Contesse, dove c’è già un forte problema abitativo”.

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“Anche con gli indennizzi, dove andremo?”: la preoccupazione degli espropriandi

“Non è solo un problema di chi ha le case di villeggiatura. Il secondo cantiere tocca il quartiere di Contesse, già segnato da un forte disagio abitativo”Claudio Vallone – Sunia-Cgil Messina

“Spesso si è detto – continua Vallone – che questo è ‘un problema da ricchi’, che interessa le case di villeggiatura a Capo Peloro, ma non è così”. Nella zona nord vivono anche persone che lì abitano da molto tempo, come Cettina Lupoi, insegnante di lettere in pensione, sconfortata dall’avviso di esproprio. “Non abbiamo mai ricevuto una comunicazione ufficiale, l’ho scoperto tramite i giornali e i comitati contro la costruzione dell’opera. Mi risarciranno, ma io dove comprerò casa? E quanto la dovrò pagare? I prezzi lieviteranno e questa città sisvuoterà, oltre che dei giovani che se ne sono già andati, anche di noi anziani”. La preoccupazione è sentita da tutti coloro che sono in attesa dell’esproprio. Per loro non c’è un piano B, un supporto o agevolazioni per accendere mutui e le difficoltà aumentano per chi ha un’età avanzata o vive in una situazione di disagio abitativo. “A Contesse – fa notare Vallone – ci sono case popolari, edifici fatiscenti, servizi essenziali carenti o assenti ed è una zona dove vivono famiglie che magari sopravvivono con l’indennità di accompagnamento del capostipite. Come fanno a trovare un’altra casa?”.

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Oltre alle case, a rischio i legami sociali

“Gli espropriandi, soprattutto quelli più anziani, verrebbero privati della comunità, del rapporto con il territorio, con i vicini, i parenti”Daniele Ialacqua – Comitato No Ponte Capo Peloro

Anche nella zona sud non ci sono state comunicazioni personali e alcune particelle prima coinvolte nell’esproprio sono poi state tolte, come accaduto a un negozio in via Marco Polo, una delle zone più colpite. “Pensavo di dover essere espropriata – dice a lavialibera la commerciante – invece poi sono stata tolta dall’elenco. Questa è una zona di confine e per i cittadini è un problema: finché non danno conferma o meno del progetto restiamo sospesi”. Oltre alla perdita di valore del mattone, a spaventare è l’interruzione dei legami sociali. A confermarlo le associazioni. Daniele Ialacqua, ex assessore all’Ambiente del comune di Messina e appartenente al comitato No Ponte Capo Peloro, parla di una “città che, per almeno un decennio, verrà completamente asservita ai lavori”. A farne le spese, gli abitanti: “A Contesse abbiamo avvicinato un pensionato che con sua moglie ha investito i soldi per trasferirsi in quel quartiere perché voleva stare vicino a tutto ciò di cui hanno bisogno, come i negozietti. Questa gente verrebbe privata non soltanto della casa, ma della comunità, del rapporto con il territorio, con i vicini di casa, con i parenti”. Messina diventerebbe una città fantasma: nella zona nord rimarrebbe solo il cimitero, senza strade di collegamento, mentre a sud, con l’avvio dei lavori per la costruzione della galleria sotterranea che porterà alla nuova stazione ferroviaria, verrebbero spazzate via case e relazioni sedimentate in anni di prossimità. Più che sognare il Ponte sullo Stretto, i messinesi rischiano di rimanere sotto un ponte

Da lavialibera n° 30, Nessuno mi può giudicare





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